Tutte le grandi battaglie condotte da Ratzinger-Benedetto XVI, tanto quelle ecclesiali quanto quelle culturali-politiche, paiono oggi perse. La Chiesa sembra sconvolta da un radicale processo rivoluzionario tanto l’insegnamento di Benedetto XVI è distante da quello che oggi dicono le Gerarchie. È proprio la direzione di marcia ad essere stata invertita sul piano dottrinale, liturgico, morale, socio-politico. Non minore la distanza tra i moniti di Ratzinger in campo politico-culturale e lo stato in cui versa l’Occidente odierno. Vede ancora possibile una “ri-conversione” dell’Occidente a Cristo, una nuova unità di fede e ragione, di fede e cultura, di fede e politica oppure la deriva nichilista e post-anti-cristiana dell’Occidente è umanamente inarrestabile? La parola di Benedetto XVI fu profezia o sogno?
La storia, mi scusi, è una baldracca. Va con tutti i clienti che incontra e
cambia continuamente gusti. Dunque, cambierà ancora. Ma su una riconversione a Cristo dei popoli europei ho dei dubbi,
almeno per le prossime generazioni. Temo che dovremo berci l’amaro calice
ancora per un bel po’. Viviamo
un’epoca scristianizzata e che pensa che scristianizzarsi sia un bene. Pensiamo
di essere sempre più liberi e invece la mancanza del senso del limite, del
proibito, del peccato, ci rende più schiavi. Siamo diventati creatori di diritti fondamentali: una bella
contraddizione per chi crede in questi diritti, perché se sono fondamentali
allora non possono essere creati dalle nostre leggi. Perciò i nostri laici
razionalisti devono sciogliere un dilemma e prendere una posizione: o i diritti
fondamentali dipendono dalle leggi positive e allora sono convenzionali e
interessati, come favori elettorali, e dunque non sono diritti, oppure se sono
fondamentali c’è una legge superiore alle leggi positive.
Frutto di lunghi anni di studio, nel 2022 ha dato alle stampe il volume Lo sguardo della Caduta. Agostino e la superbia del secolarismo (Morcelliana, Brescia), un intenso dialogo tra lei e il Vescovo d’Ippona in cui il liberale Marcello Pera cerca nel vecchio Agostino una risposta al male che corrode l’Occidente odierno. Ratzinger si può con verità definire un discepolo di Agostino essendo il suo pensare nella linea agostiniana-bonaventuriana. Ratzinger e Pera uniti anche da Agostino? E qual è la cura che Agostino offre all’Occidente malato?
Se si pensa ad una cura politica, nessuna. Agostino non crede nella politica, soprattutto non crede che la politica possa essere una strada per la salvezza. Non ci sono ricette politiche nel Vangelo, non ci sono in Paolo, salvo l’“ubbidite alle autorità”, non può esistere uno Stato cristiano, neanche governanti cristiani possono costruirne uno. La ragione è semplice: non si raggiunge, e neppure ci si avvicina, alla Città di Dio usando gli strumenti secolari. Lo Stato serve solo a difenderci da noi stessi. Tuo dovere è credere e convertire il tuo amore. Lo sforzo è individuale: quando diventasse collettivo, ne trarremmo vantaggio anche politico, che però mai sarebbe stabile, perché anche la migliore società terrena è affetta da vizi e caduca. Ma se in positivo mai c’è certezza di un Regno sulla terra, in negativo una certezza c’è: se trascuri lo sforzo della salvezza, se ti allontani dalla verità, se persegui idoli secolari, allora non ci sarà neppure società decente. Questo è il caso dell’Occidente. Così com’è, oggi, è perduto. Io ho tratto molta ispirazione e beneficio da Ratzinger. Certamente Ratzinger è stato molto influenzato da Agostino e Bonaventura. Confrontata al resto, la sua teologia politica è povera, ed a ragione.
In Lo sguardo della Caduta vi è, a mio avviso, molto di
Ratzinger, anche ciò che si potrebbe individuare come debolezza/contraddizione
rispetto al rapporto con la modernità politica, al giudizio sul liberalismo.
Infatti, se Agostino è individuato come maestro e terapeuta da cui ricavare la
ricetta per risanare l’Occidente malato e la ricetta di Agostino è decisamente
“non liberale” anzi in punti fondamentali si potrebbe definire persino
illiberale (nel senso di antitetica ai postulati dell’ideologia liberale), come
si può sperare di tenere assieme la liberal-democrazia che costituisce
l’identità politica dell’Occidente con la cura agostiniana “non liberale”?
Curare il male dell’Occidente con la medicina di Agostino non significherebbe
proprio negare il sistema liberal-democratico e, in generale, l’idea moderna di
individuo, di società, di Stato, di politica, di diritto, etc.? Curare
l’Occidente non implicherebbe forse la necessità di liberare l’Occidente dalla
prigione ideologica della modernità (dunque anche dall’ideologia liberale) per
riaffidarlo alla Tradizione Cristiana?
Se lei vuol fare del liberalismo un bersaglio, è necessario, per colpire nel segno, identificarlo con precisione. Che cosa si intende per liberalismo? Una dottrina politica a salvaguardia della dignità e libertà dell’uomo contro la interferenza della società e dello Stato. Il liberalismo, perciò, è contrario allo Stato assolutistico e anche paternalistico, ed è favorevole ai diritti inalienabili dell’uomo. Questi sono diritti, come la uguaglianza nel valore dell’uomo, la sua irriducibilità a solo mezzo, la sua libertà di pensiero e di devozione, che sono fondamentali nel senso che non sono creati da alcuna autorità politica, ma da essa rispettati come limite della propria azione. Come si giustificano? È nota la posizione del liberalismo classico di Locke: i diritti fondamentali si giustificano perché noi siano creati e siamo proprietà di Dio e a lui siamo sottomessi, e Dio non può aver voluto che, riguardo a “life, liberty, and property”, alcuni uomini fossero sottomessi ad altri o avessero valore inferiore a quello degli altri. Perché? Perché Dio ci ama e noi dobbiamo essere degni del suo amore. Questo liberalismo, chiaramente, discende e si iscrive in una cornice cristiana, di cui accetta il primo insegnamento: Dio è caritas, amore che si dà alle sue creature, e noi dobbiamo onorarlo. In questo liberalismo vige, palesemente, la priorità del dovere (verso Dio) sui diritti. È il tuo dovere verso Dio che fa nascere il mio diritto di essere rispettato da te. È il mio dovere di non sopprimere una creatura di Dio che fa nascere il mio diritto alla vita. Eccetera.
Ora, si cambi qualcosa in questa cornice. Si sopprima il ruolo di Dio o lo
si metta da parte. Che cosa diventano più i diritti fondamentali dell’uomo?
Nient’altro che richieste di individui o di gruppi concesse e tutelate dallo
Stato. Potrà chiamarli ancora fondamentali, ma non sono più gli stessi: sono
libertà o licenze garantite. Come tali, si moltiplicano, perché non hanno più
un limite che le freni: sono desideri, poi richieste, poi rivendicazioni,
infine leggi. Il regime
politico che tollera e consente tutto questo si chiama ancora liberalismo, ma
si tratta di un’usurpazione concettuale. È quella che è in corso in
Europa e nell’Occidente. Dove scompare il cristianesimo, il liberalismo si
trasforma in anarchia etica, la vera “dittatura del relativismo”, come la
chiamavano papa Wojtila e papa Ratzinger. E viceversa. Non è la prova migliore
che liberalismo e cristianesimo sono concettualmente congeneri? E che un
liberale autentico dovrebbe difendere il cristianesimo? Quando Agostino dice
che lo Stato ha bisogno di un vincolo sociale religioso, non è come se dicesse
ai liberali di oggi: almeno tornate alle vostre origini?
La Chiesa di Leone XII, di Gregorio XVI, del beato Pio IX, di Leone XIII,
di san Pio X o di Pio XI non si faceva alcun problema a condannare la modernità
ideologica e la liberal-democrazia, con il Vaticano II cambia la prospettiva e
il giudizio si fa decisamente ambiguo. Di questa “ambiguità di giudizio” riguardo la modernità
politica (dunque anche riguardo la liberal-democrazia) vive tutto il
post-Concilio, pensiamo solamente al giudizio della Chiesa sulla democrazia o
sui diritti umani. Non ne è esente neppure Ratzinger. Lo chiedo a lei,
sapendola capace di libertà di giudizio e di vera onestà intellettuale, con
schiettezza un po’ provocatoria: non avranno forse avuto ragione i Papi
preconciliari? Non sarà proprio la liberal-democrazia il problema, la malattia
di cui soffre l’Occidente?
Tra i miei libri ce n’è uno a cui tengo molto: Diritti umani e
cristianesimo. Ovviamente, nessuno, soprattutto fra gli uomini di Chiesa,
intende leggerlo. Non mi lamento. Ma se uno lo scorre, lì vedrà che rendo
omaggio a quei Papi per essere stati profetici. Non sono più di moda, capisco.
Ma come venire a capo del loro argomento, che se si definiscono i diritti
dell’uomo come proprietà dell’uomo allora questi diventano diritti positivi
degli Stati, che danno e negano? Questo, secondo me, oggi accade anche per
responsabilità della Chiesa. Quando la Gaudium et Spes dichiara di “proclamare i
diritti umani in nome del Vangelo” prende anch’essa una scorciatoia pericolosa:
dimentica che bisogna prima passare dai doveri dell’uomo verso Dio. Solo
questi doveri fanno la cernita dei diritti ammissibili. Altrimenti, non c’è
modo di fermare aborto, eutanasia, matrimoni omosessuali, eccetera. Mi piace in
proposito ricordare Mazzini: “certo, esistono i diritti; ma dove i diritti di
un individuo vengono a contrasto con quelli di un altro, come sperare di
conciliarli, di metterli in armonia, senza ricorrere a qualche cosa superiore a
tutti i diritti?”. Credo che questa priorità dei doveri sui diritti Ratzinger
l’avesse ben chiara, ma non sempre lo ha scritto chiaramente.
Benedetto XVI tentò l’impresa eroica di salvare l’Occidente da se stesso,
tentò di impedirne il suicidio. Tentò anche di rianimare l’Europa riportandola
alla propria identità cristiana … e tutto questo fece non dentro un contesto
ecclesiale solido e sicuro, bensì avendo la roccia insidiata dalle sabbie
mobili postconciliari. Tentò di strappare la Chiesa al processo
autodemolitorio. Fu battaglia ad intra e ad extra.
Cosa resta di tutto ciò? Quale futuro, secondo lei, per l’eredità ideale di
Joseph Ratzinger?
Mi attendo che Ratzinger diventi santo per aver compiuto un miracolo …
collettivo e se lo sarà, sarà solo per questo: aver frenato e invertito
l’autodemolizione dell’Occidente cristiano. Era il suo impegno, è sempre stata
la sua missione. Che Iddio, quando e come vorrà, gli garantisca il successo.
Grazie, Presidente!
don Samuele Cecotti
Intervista tratta dal sito vanthuanobservatory.org
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