giovedì 21 dicembre 2023

BENEDIZIONE E CONFUSIONE

BERGOGLIO NON MODIFICA LA DOTTRINA, MA LA PRASSI. MA SE LA PRASSI IGNORA I PRINCIPI ALLORA I PRINCIPI NON VALGONO PIÙ. (*)

Emanuele Boffi

Il minimo che si possa dire è che per evitare la confusione, ne ingeneri di nuova. Non il massimo per un documento della Congregazione che alla preservazione della Dottrina della fede è intitolato.

Victor Manuel Fernandez
Ci riferiamo a Fiducia supplicans, il documento firmato dal cardinale Victor Manuel Fernandez che affronta il tema delle benedizione delle coppie irregolari e dello stesso sesso, tema su cui lo stesso Dicastero si era già espresso nel marzo 2021, cioè nemmeno troppo tempo fa, affermando l’esatto contrario di quanto dice ora. Cosa è successo nel frattempo per giustificare un ripensamento?

La domanda rimane sospesa, in quanto non pare accaduto nulla di eclatante. Eppure le novità che Fiducia supplicans introduce non sono di poco conto.

Da “no” a “dipende”

Nel responsum del 2021 si rispondeva alla domanda “la Chiesa dispone del potere di impartire la benedizione a unioni di persone dello stesso esso?”, in questo modo: «La Chiesa non dispone, né può disporre, del potere di benedire unioni di persone dello stesso sesso».

Fiducia supplicans dice invece:

«La presente Dichiarazione resta ferma sulla dottrina tradizionale della Chiesa circa il matrimonio, non ammettendo nessun tipo di rito liturgico o benedizioni simili a un rito liturgico che possano creare confusione. Il valore di questo documento, tuttavia, è quello di offrire un contributo specifico e innovativo al significato pastorale delle benedizioni, che permette di ampliarne e arricchirne la comprensione classica strettamente legata a una prospettiva liturgica. Tale riflessione teologica, basata sulla visione pastorale di Papa Francesco, implica un vero sviluppo rispetto a quanto è stato detto sulle benedizioni nel Magistero e nei testi ufficiali della Chiesa. Questo rende ragione del fatto che il testo abbia assunto la tipologia di “Dichiarazione”. Ed è proprio in tale contesto che si può comprendere la possibilità di benedire le coppie in situazioni irregolari e le coppie dello stesso sesso, senza convalidare ufficialmente il loro status o modificare in alcun modo l’insegnamento perenne della Chiesa sul matrimonio».

Volgarizzando, si potrebbe dire che, mentre nel 2021 al dubium si rispondeva “no”, adesso si replica con un “no, ma anche dipende”. Quella del 2021 teneva insieme dottrina e prassi pastorale, quella odierna le scinde, ammettendo che per la seconda («determinate circostanze» non meglio specificate) si possano impartire tali benedizioni.

Aumentano le domande

Tenere ferma la distinzione tra matrimonio e benedizione, ma ammettere delle deroghe lasciando libertà di interpretazione genererà facilmente anarchia e confusione. Nella Dichiarazione si dice che essa «è sufficiente ad orientare il prudente e paterno discernimento dei ministri ordinati a tal proposito» e che dunque non ci si devono «aspettare altre risposte su eventuali modalità per normare dettagli o aspetti pratici riguardo a benedizioni di questo tipo», ma in verità le domande si moltiplicano anziché diminuire.

Cosa si intende per “irregolare”? Quali unioni “irregolari” possono essere ammesse (tra due persone? tre? consanguinei)? Cosa significa che tali benedizioni non devono trasformarsi in rito, ma possono essere collocate in altri contesti, come un pellegrinaggio e la visita a un santuario? Così fosse esse avrebbero una dimensione pubblica, cioè di riconoscimento, esattamente come avviene in chiesa per il matrimonio. Basta cambiare il luogo per salvaguardare la dottrina?

Benedizione del singolo e delle coppie

Soprattutto è uno il punto su cui cambia, e di molto, l’interpretazione. Nel 2021, al pari di oggi, la Chiesa allargava le braccia verso tutti coloro che a lei si rivolgevano. Da questo punto di vista, nulla è cambiato: la Chiesa, nei confronti della singola persona, continua a professarsi, aperta, accogliente, disposta a condividere un cammino di fede. Questo, tuttavia, si diceva nel documento del ’21, non portava alla benedizione della coppia, cioè si poteva benedire la persona, ma non l’unione.

Si scriveva allora: la Chiesa «non esclude che vengano impartite benedizioni a singole persone con inclinazione omosessuale, le quali manifestino la volontà di vivere in fedeltà ai disegni rivelati di Dio così come proposti dall’insegnamento ecclesiale, ma dichiara illecita ogni forma di benedizione che tenda a riconoscere le loro unioni». Così fosse «la benedizione manifesterebbe l’intenzione non di affidare alla protezione e all’aiuto di Dio alcune singole persone, nel senso di cui sopra, ma di approvare e incoraggiare una scelta ed una prassi di vita che non possono essere riconosciute come oggettivamente ordinate ai disegni rivelati di Dio». Infatti «Dio stesso non smette di benedire ciascuno dei suoi figli pellegrinanti in questo mondo, perché per Lui siamo più importanti di tutti i peccati che noi possiamo fare, ma non benedice né può benedire il peccato: benedice l’uomo peccatore, affinché riconosca di essere parte del suo disegno d’amore e si lasci cambiare da Lui».

Emblema della Santa Sede
La confusione non aiuta

Il tema delle benedizioni, che pure ha creato tante frizioni con le Chiese del Nord Europa, pare ora sdoganato con questa Dichiarazione, contraddittoria e confusa. È chiaro che nel mondo cattolico, che è plurale e caratterizzato da diverse sensibilità, possano esserci tensioni che rischiano – è il caso tedesco di cui tanto si parla – di sfociare in scismi. Occorre tenerne conto.

Ma rinunciare a una posizione chiara sperando che questo aiuti a mantenere un’unità, è pia illusione. È propria della verità la chiarezza, non la confusione.

 

(*) Nota del CroceviaInizio modulo

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