BERGOGLIO NON MODIFICA LA DOTTRINA, MA LA PRASSI. MA SE LA PRASSI IGNORA I PRINCIPI ALLORA I PRINCIPI NON VALGONO PIÙ. (*)
Il minimo che si possa dire è che per evitare la
confusione, ne ingeneri di nuova. Non il massimo per un documento della
Congregazione che alla preservazione della Dottrina della fede è intitolato.
Victor Manuel Fernandez |
La domanda rimane sospesa, in quanto non pare accaduto
nulla di eclatante. Eppure le novità che Fiducia supplicans introduce
non sono di poco conto.
Da “no” a “dipende”
Nel responsum del 2021 si rispondeva alla domanda “la Chiesa dispone del potere di impartire la benedizione a unioni di persone dello stesso esso?”, in questo modo: «La Chiesa non dispone, né può disporre, del potere di benedire unioni di persone dello stesso sesso».
Fiducia supplicans dice invece:
«La presente Dichiarazione resta ferma sulla dottrina tradizionale della Chiesa circa il matrimonio, non ammettendo nessun tipo di rito liturgico o benedizioni simili a un rito liturgico che possano creare confusione. Il valore di questo documento, tuttavia, è quello di offrire un contributo specifico e innovativo al significato pastorale delle benedizioni, che permette di ampliarne e arricchirne la comprensione classica strettamente legata a una prospettiva liturgica. Tale riflessione teologica, basata sulla visione pastorale di Papa Francesco, implica un vero sviluppo rispetto a quanto è stato detto sulle benedizioni nel Magistero e nei testi ufficiali della Chiesa. Questo rende ragione del fatto che il testo abbia assunto la tipologia di “Dichiarazione”. Ed è proprio in tale contesto che si può comprendere la possibilità di benedire le coppie in situazioni irregolari e le coppie dello stesso sesso, senza convalidare ufficialmente il loro status o modificare in alcun modo l’insegnamento perenne della Chiesa sul matrimonio».
Volgarizzando, si potrebbe dire che, mentre nel 2021
al dubium si rispondeva “no”, adesso si replica con un “no, ma anche dipende”.
Quella del 2021 teneva insieme dottrina e prassi pastorale, quella odierna le
scinde, ammettendo che per la seconda («determinate circostanze» non meglio
specificate) si possano impartire tali benedizioni.
Aumentano le domande
Tenere ferma la distinzione tra matrimonio e
benedizione, ma ammettere delle deroghe lasciando libertà di interpretazione
genererà facilmente anarchia e
confusione. Nella Dichiarazione si dice che essa «è sufficiente ad
orientare il prudente e paterno discernimento dei ministri ordinati a tal
proposito» e che dunque non ci si devono «aspettare altre risposte su eventuali
modalità per normare dettagli o aspetti pratici riguardo a benedizioni di
questo tipo», ma in verità le domande si moltiplicano anziché diminuire.
Cosa si intende per “irregolare”? Quali unioni
“irregolari” possono essere ammesse (tra due persone? tre? consanguinei)? Cosa
significa che tali benedizioni non devono trasformarsi in rito, ma possono
essere collocate in altri contesti, come un pellegrinaggio e la visita a un
santuario? Così fosse esse avrebbero una dimensione pubblica, cioè di
riconoscimento, esattamente come avviene in chiesa per il matrimonio. Basta
cambiare il luogo per salvaguardare la dottrina?
Benedizione del singolo
e delle coppie
Soprattutto è uno il punto su cui cambia, e di molto,
l’interpretazione. Nel 2021, al pari di oggi, la Chiesa allargava le braccia
verso tutti coloro che a lei si rivolgevano. Da questo punto di vista, nulla è
cambiato: la Chiesa, nei confronti della singola persona, continua a
professarsi, aperta, accogliente, disposta a condividere un cammino di fede.
Questo, tuttavia, si diceva nel documento del ’21, non portava alla benedizione
della coppia, cioè si poteva benedire la persona, ma non l’unione.
Si scriveva allora: la Chiesa «non esclude che vengano
impartite benedizioni a singole persone con inclinazione omosessuale, le quali
manifestino la volontà di vivere in fedeltà ai disegni rivelati di Dio così
come proposti dall’insegnamento ecclesiale, ma dichiara illecita ogni forma di benedizione che tenda a riconoscere le
loro unioni». Così fosse «la benedizione manifesterebbe l’intenzione non di
affidare alla protezione e all’aiuto di Dio alcune singole persone, nel senso
di cui sopra, ma di approvare e incoraggiare una scelta ed una prassi di vita
che non possono essere riconosciute come oggettivamente ordinate ai disegni
rivelati di Dio». Infatti «Dio stesso non smette di benedire ciascuno dei suoi
figli pellegrinanti in questo mondo, perché per Lui siamo più importanti di
tutti i peccati che noi possiamo fare, ma
non benedice né può benedire il peccato: benedice l’uomo peccatore,
affinché riconosca di essere parte del suo disegno d’amore e si lasci cambiare
da Lui».
La confusione non aiutaEmblema della Santa Sede
Il tema delle benedizioni, che pure ha creato tante
frizioni con le Chiese del Nord Europa, pare ora sdoganato con questa Dichiarazione, contraddittoria e confusa.
È chiaro che nel mondo cattolico, che è plurale e caratterizzato da diverse
sensibilità, possano esserci tensioni che rischiano – è il caso tedesco di cui tanto si parla – di sfociare
in scismi. Occorre tenerne conto.
Ma rinunciare a
una posizione chiara sperando che questo aiuti a mantenere un’unità, è pia
illusione. È propria della verità la chiarezza, non la confusione.
(*) Nota del Crocevia
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