lunedì 19 marzo 2018

NOTIZIE DALLA KAY PÈ GIUSS DI HAITI



In Haiti  la Kay Pè Giuss, è una casa d’accoglienza intitolata a don Luigi Giussani che ospita 130 bimbi orfani di genitori deceduti per lo più a causa dell’AIDS.
newsletter febbraio - marzo 2018

SUOR MARCELLA
A causa del terremoto che ha devastato Haiti suor Marcella è rientrata per aiutare la sua gente a ricominciare. Il vescovo di San Pedro, monsignor Francisco Ozoria, l’ha inviata come missionaria della diocesi e la sostiene con visite mensili ed invio di beni di prima necessità e di volontari.
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LA VIA LATTEA

LA SFIDA DELL’EDUCAZIONE

Ogni mattina alle 6.30 il nostro super tap tap scuolabus lascia nel buio della notte che tarda ad andarsene la Kay Pè Giuss con il suo carico scoppiettante di vocine allegre.
Sono circa 100 i bambini che lo affollano e, come su tutti gli scuolabus che si rispettino, anche qui c’ è la corsa ai posti, ma siccome in Haiti funziona tutto al contrario, qui si corre per sedersi sui posti davanti, vicino alla porta. E quando alla due e mezza il tap tap rientra con il suo carico non si finisce più di veder scendere bambini!!! Una bella possibilità questa che permette a tanti bambini del quartiere oltre che ai nostri di frequentare scuole di buon livello in altre zone della città. Una possibilità che porta tanti genitori a ringraziare ogni volta che mi incontrano e tanti bambini a cercare di costruirsi un futuro diverso da quello che si aspettavano.

Sapete già che con la scuola salesiana purtroppo abbiamo sempre problemi: pochi giorni fa hanno impedito a Richelo di sostenere gli esami accusandolo di avere i capelli troppo lunghi…. forse 1,5 cm.!!! E ancora hanno parlato di sospensione a Bedgina che pare abbia punto con la matita un compagno. Ovviamente non ci si chiede perché l’ abbia fatto, si punisce e basta. Per questo lo scorso anno avevamo cercato un’alternativa a questa scuola che purtroppo non è all’ altezza della fama dell’educazione salesiana ed avevamo trovato la scuola di Mere Delia ma solo per le bambine. Dieci bimbe della kay avevano sostenuto l’esame di ammissione e stanno frequentando la prima elementare o l’anno preparatorio alla prima. Non tutte ce la faranno: Mickencia agli ultimi esami ha preso…. 0….. mai visto!!! Tamara alterna 2 a 10 ma la media finale è molto molto bassa e non sarà accettata il prossimo anno. E ancora Rosalinda, Dadà, già bocciata alla scuola salesiana ha per ora un media che non le farebbe raggiungere la promozione e Dina che alterna 4 a 10 e che è in bilico. Non parliamo di Jesimel che non ha più neanche i libri perché li ha ridotti a striscioline sottili. Poi abbiamo Jorimel che ha mandato a quel paese la suora direttrice ed è stata espulsa a fine anno!!! Ma abbiamo invece Bethnie-Flore e Chrtistine che la media del 10 la confermano ogni giorno, o Biensè e Roodi che se non è 10 è 9.
Finalmente però abbiamo trovato una scuola anche per i bambini: la San Luigi Gonzaga, una vera istituzione in Haiti da 125 anni, fondata dai Fratelli della Dottrina Cristiana francesi. Da lì sono usciti tutti i presidenti e tanti uomini che hanno fatto la storia di Haiti… il che… visti i risultati… non sappiamo bene se è un punto a favore!!!! Il fratello che abbiamo incontrato giovedì mattina è stato molto accogliente nel presentarci la scuola e le sue attività e molto educatamente ci ha detto che forse però non è nelle nostre possibilità sostenere la retta annuale che la scuola chiede: 1.800 U$. Invece vogliamo provarci lo stesso certi di non essere soli in questa sfida e con la convinzione che solo una buona scuola potrà aiutare questi bambini ad aprire la testa e portarla fuori dalla baraccopoli. E così Chico, Richelo, Rubens, Edson e Fredson stanno aspettando con trepidazione il giorno del test di ammissione e li trovo la sera tardi, nei loro letti a studiare per mettercela davvero tutta! Non è l’ alternativa a studiare in Italia ma, in attesa del compimento dei 14 anni, età in cui potranno ricevere i visti per motivo di studio, cerchiamo di mettere delle buone basi.

Ma l’educazione non è fatta solo di scuola.
L’educazione è alla base di ogni rapporto umano vero nel senso che ogni rapporto è educativo ed ogni circostanza che accade diventa la possibilità di essere educati, ma educati a cosa, a chi?
Ci pensavo sabato pomeriggio quando sono andata con la gente di Waf al funerale di Job uno dei ragazzoni del quartiere morto in poche ore in circostanze molto strane. Avevamo messo a disposizione i nostri tap tap per portare la gente in chiesa visto che si trattava di un funerale vero e proprio. All’arrivo nella chiesa di Sant’ Anna, una specie di hangar fatto di lamiera e legno perché a otto anni dal terremoto non è ancora stata ricostruita, mi sono trovata sette b a r e … sette funerali in contemporanea. Ognuno aveva a disposizione un pezzetto di chiesa con le sedie posizionate verso la bare, qualche fiore ed un tappeto lercio davanti. Davanti alle altre bare la gente più o meno composta aspettava l’inizio della funzione ma nel nostro spazio stava accadendo di tutto: gente che urlava, donne che si buttavano a terra rotolandosi lanciando scarpe e gridando, bambini allucinati con gli spalancati davanti a queste scene davvero squallide e decine e decine di telefonini a riprendere, fotografare, registrare.

Ho respirato la miseria, l’ ignoranza, il vuoto. Non si tratta di un fattore culturale diverso dal nostro, ma bensì di un vuoto culturale. Poi le bare sono state portate davanti all’ altare e tutti abbiamo preso posto sulle panche. La funzione è cominciata. Un diacono celebrava il rito del funerale fuori dalla messa: letture, omelia, preghiera, benedizioni varie in mezzo al caos più incredibile: chi urlava, chi sveniva, chi chiacchierava, chi filmava… non si sentiva nulla ed era una pena vedere tutta quella gente che non aveva la coscienza di quello che stava celebrando.

Cosi, cercando di estraniarmi da questo caos, mi sono messa a pensare al compito della Chiesa in particolare della Chiesa missionaria, che poi dovrebbe essere tutta la Chiesa per la stessa definizione di Chiesa. Se non c’ è un’educazione tutto il nostro lavoro perde di significato. Guardavo quella gente centinaia e centinaia di persone in un certo senso tradite: accolte in una chiesa ma alla fine non educate al significato del gesto che si stava compiendo. Un sale che perde di sapore.
La carità non basta, come non bastano neanche i proverbi cinesi di Confucio che ci dicono di insegnare a pescare invece di dare il pesce. 

Anche insegnare a pescare non serve se non si educa all’ amore per la pesca ed alla ragione che ci muove a farla. Anche la missione è quindi un problema di educazione ed in questo senso la Chiesa deve trovare il suo equilibrio e non aver paura di educare, forse non arriverà alle masse, ma cominciando da uno cambierà il mondo.

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