In Haiti la Kay Pè Giuss, è una casa d’accoglienza intitolata
a don Luigi Giussani che ospita 130 bimbi orfani di genitori deceduti per lo
più a causa dell’AIDS.
newsletter
febbraio - marzo 2018
SUOR MARCELLA
A causa del terremoto che
ha devastato Haiti suor Marcella è rientrata per aiutare la sua gente a
ricominciare. Il vescovo di San Pedro, monsignor Francisco Ozoria, l’ha inviata
come missionaria della diocesi e la sostiene con visite mensili ed invio di
beni di prima necessità e di volontari.
Per tutte le informazioni vai a questi link
LA VIA LATTEA |
LA SFIDA DELL’EDUCAZIONE
Ogni mattina alle 6.30 il nostro super tap tap scuolabus
lascia nel buio della notte che tarda ad andarsene la Kay Pè Giuss con il suo
carico scoppiettante di vocine allegre.
Sono circa 100 i bambini che lo affollano e, come su tutti
gli scuolabus che si rispettino, anche qui c’ è la corsa ai posti, ma siccome
in Haiti funziona tutto al contrario, qui si corre per sedersi sui posti
davanti, vicino alla porta. E quando alla due e mezza il tap tap rientra con il
suo carico non si finisce più di veder scendere bambini!!! Una bella
possibilità questa che permette a tanti bambini del quartiere oltre che ai
nostri di frequentare scuole di buon livello in altre zone della città. Una
possibilità che porta tanti genitori a ringraziare ogni volta che mi incontrano
e tanti bambini a cercare di costruirsi un futuro diverso da quello che si
aspettavano.
Sapete già che con la scuola salesiana purtroppo abbiamo
sempre problemi: pochi giorni fa hanno impedito a Richelo di sostenere gli
esami accusandolo di avere i capelli troppo lunghi…. forse 1,5 cm.!!! E ancora
hanno parlato di sospensione a Bedgina che pare abbia punto con la matita un
compagno. Ovviamente non ci si chiede perché l’ abbia fatto, si punisce e
basta. Per questo lo scorso anno avevamo cercato un’alternativa a questa scuola
che purtroppo non è all’ altezza della fama dell’educazione salesiana ed
avevamo trovato la scuola di Mere Delia ma solo per le bambine. Dieci bimbe
della kay avevano sostenuto l’esame di ammissione e stanno frequentando la
prima elementare o l’anno preparatorio alla prima. Non tutte ce la faranno:
Mickencia agli ultimi esami ha preso…. 0….. mai visto!!! Tamara alterna 2 a 10
ma la media finale è molto molto bassa e non sarà accettata il prossimo anno. E
ancora Rosalinda, Dadà, già bocciata alla scuola salesiana ha per ora un media
che non le farebbe raggiungere la promozione e Dina che alterna 4 a 10 e che è
in bilico. Non parliamo di Jesimel che non ha più neanche i libri perché li ha
ridotti a striscioline sottili. Poi abbiamo Jorimel che ha mandato a quel paese
la suora direttrice ed è stata espulsa a fine anno!!! Ma abbiamo invece
Bethnie-Flore e Chrtistine che la media del 10 la confermano ogni giorno, o
Biensè e Roodi che se non è 10 è 9.
Finalmente però abbiamo trovato una scuola anche per i
bambini: la San Luigi Gonzaga, una vera istituzione in Haiti da 125 anni,
fondata dai Fratelli della Dottrina Cristiana francesi. Da lì sono usciti tutti
i presidenti e tanti uomini che hanno fatto la storia di Haiti… il che… visti i
risultati… non sappiamo bene se è un punto a favore!!!! Il fratello che abbiamo
incontrato giovedì mattina è stato molto accogliente nel presentarci la scuola
e le sue attività e molto educatamente ci ha detto che forse però non è nelle
nostre possibilità sostenere la retta annuale che la scuola chiede: 1.800 U$.
Invece vogliamo provarci lo stesso certi di non essere soli in questa sfida e
con la convinzione che solo una buona scuola potrà aiutare questi bambini ad
aprire la testa e portarla fuori dalla baraccopoli. E così Chico, Richelo,
Rubens, Edson e Fredson stanno aspettando con trepidazione il giorno del test
di ammissione e li trovo la sera tardi, nei loro letti a studiare per
mettercela davvero tutta! Non è l’ alternativa a studiare in Italia ma, in
attesa del compimento dei 14 anni, età in cui potranno ricevere i visti per
motivo di studio, cerchiamo di mettere delle buone basi.
Ma l’educazione non è
fatta solo di scuola.
L’educazione è alla
base di ogni rapporto umano vero nel senso che ogni rapporto è educativo ed
ogni circostanza che accade diventa la possibilità di essere educati, ma
educati a cosa, a chi?
Ci pensavo sabato pomeriggio quando sono andata con la gente
di Waf al funerale di Job uno dei ragazzoni del quartiere morto in poche ore in
circostanze molto strane. Avevamo messo a disposizione i nostri tap tap per
portare la gente in chiesa visto che si trattava di un funerale vero e proprio.
All’arrivo nella chiesa di Sant’ Anna, una specie di hangar fatto di lamiera e
legno perché a otto anni dal terremoto non è ancora stata ricostruita, mi sono
trovata sette b a r e … sette funerali in contemporanea. Ognuno aveva a
disposizione un pezzetto di chiesa con le sedie posizionate verso la bare,
qualche fiore ed un tappeto lercio davanti. Davanti alle altre bare la gente
più o meno composta aspettava l’inizio della funzione ma nel nostro spazio
stava accadendo di tutto: gente che urlava, donne che si buttavano a terra
rotolandosi lanciando scarpe e gridando, bambini allucinati con gli spalancati
davanti a queste scene davvero squallide e decine e decine di telefonini a
riprendere, fotografare, registrare.
Ho respirato la miseria, l’ ignoranza, il vuoto. Non si
tratta di un fattore culturale diverso dal nostro, ma bensì di un vuoto culturale. Poi le bare sono
state portate davanti all’ altare e tutti abbiamo preso posto sulle panche. La
funzione è cominciata. Un diacono celebrava il rito del funerale fuori dalla
messa: letture, omelia, preghiera, benedizioni varie in mezzo al caos più
incredibile: chi urlava, chi sveniva, chi chiacchierava, chi filmava… non si
sentiva nulla ed era una pena vedere
tutta quella gente che non aveva la coscienza di quello che stava celebrando.
Cosi, cercando di
estraniarmi da questo caos, mi sono messa a pensare al compito della Chiesa in
particolare della Chiesa missionaria, che poi dovrebbe essere tutta la Chiesa
per la stessa definizione di Chiesa. Se non c’ è un’educazione tutto il
nostro lavoro perde di significato. Guardavo quella gente centinaia e centinaia
di persone in un certo senso tradite: accolte in una chiesa ma alla fine non
educate al significato del gesto che si stava compiendo. Un sale che perde di
sapore.
La carità non basta, come non bastano neanche i proverbi
cinesi di Confucio che ci dicono di insegnare a pescare invece di dare il
pesce.
Anche insegnare a pescare non
serve se non si educa all’ amore per la pesca ed alla ragione che ci muove a
farla. Anche la missione è quindi un problema di educazione ed in questo senso
la Chiesa deve trovare il suo equilibrio e non aver paura di educare, forse non
arriverà alle masse, ma cominciando da uno cambierà il mondo.
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