giovedì 7 marzo 2019

GENDER DI STATO?


Il Governo del cambiamento (di sesso): se il gender lo passa la mutua...

6 MAR 2019
L'Agenzia del Farmaco (ente governativo) ha posto a carico del servizio sanitario nazionale la "triptorelina", che blocca la pubertà dei ragazzini con "disforia di genere". Il comitato nazionale di bioetica ha dato manforte (roba da matti). D'ora in poi, insomma, il gender lo passa la mutua. 

C’era qualcosa che si potesse fare per impedirlo? Certo che sì. Si tratta di una questione tutta interna all’Italia, e pare che la stessa Aifa avesse (bontà sua) qualche dubbio. In condizioni molto più difficili, con l’Aifa schieratissima a favore e il pieno coinvolgimento della corrispondente agenzia europea (l’Ema), il governo di centrodestra riuscì ad arginare il dilagare della pillola abortiva RU486, imponendo ad esempio il ricovero ospedaliero. Oggi, in una situazione più agevole perché “domestica”, evidentemente si è ritenuto che il gender dispensato dalla Asl fosse cosa buona e giusta.
Questa vicenda, non poco preoccupante, si inserisce nel contesto di una riflessione più ampia. Una questione non banale, nota a chiunque abbia provato l’esperienza di una coabitazione di governo con forze politiche di diverso orientamento: cosa fare sui cosiddetti “temi etici”.
La Lega e il Movimento 5 Stelle hanno provato ad anestetizzare la distanza che li separa su questo terreno inserendo nel contratto di governo una sorta di “moratoria” in materia. Fin dall’inizio, tuttavia, facemmo sommessamente notare che l’anestesia sarebbe servita a poco in un mondo nel quale i cambiamenti (in peggio) sui temi antropologici come l’eutanasia e la genitorialità vanno avanti per mille strade diverse, a cominciare da quella giudiziaria ma non solo. 
Come fermare questa deriva, tappando chirurgicamente le falle che le brutte leggi della scorsa legislatura su unioni civili e testamento biologico hanno aperto, è interrogativo che bisogna porsi con urgenza, e personalmente ho già presentato in Senato le mie proposte in materia come contributo. Se però nel frattempo la già debolissima diga ha ceduto fino al punto di lasciar andare in gazzetta ufficiale il gender di Stato, la strada si fa davvero in salita

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