Václav Klaus,
universalmente riconosciuto come il padre degli euroscettici, ha scritto in
prima persona la storia dell'Europa contemporanea. Presidente della Repubblica
ceca dal 2003 al 2013, ha sancito la fine della Cecoslovacchia ricoprendo il
ruolo di Primo Ministro dal 1993 al 1998. Klaus da sempre si batte per una
revisione delle politiche dell'Unione europea, prima come politico e ora
attraverso un intenso lavoro culturale e intellettuale che si concretizza con
il progetto del Václav Klaus Institute a Praga e l'attività giornalistica ed
editoriale.
VACLAV KLAUS :” L’UNIONE EUROPEA MI RICORDA L’UNIONE SOVIETICA”
“Per noi cechi l’Unione Europea non è un simbolo
di liberazione, di libertà e democrazia. È un
simbolo di postdemocrazia, di iper regolamentazione, e di attitudine ostile al
mercato. Ci sono molte somiglianze
con l’esperienza che noi cechi abbiamo vissuto 30, 40 anni fa dotto il dominio
sovietico”
Ad
esempio?
“Non voglio fare paragoni grossolani, ma in
entrambi i casi, quello dell’Urss e quello dell’UE, i processi decisionali non
si svolgono al livello dei singoli stati nazionali. Le regole si stabiliscono da qualche parte lontana: un tempo a Mosca,
oggi a Bruxelles”.
Per
questo nell’Europa dell’Est soffia questo vento sovranista?
“A parte che la Repubblica Ceca non è un paese
dell’Est, ma dell’Europa Centrale, voi ragionate ancora come durante la guerra
fredda. Indubbiamente questo è un aspetto in cui i paesi ex sovietici sono
particolarmente sensibili. L’istanza cruciale della rivoluzione di velluto, che portò alla dissoluzione del regime
comunista cecoslovacco era, come oggi, quella del recupero della sovranità. Non direi che oggi in Europa c’è un
vero libero mercato. Noi lo volevamo, invece quello che stiamo ottenendo oggi
dall’UE è un ritorno al vecchio sistema. Abbiamo meno libertà di 30 anni fa. Non sono pentito delle liberalizzazioni, ma
dell’ingresso nell’UE.”
Nell’UE
c’è un deficit di democrazia?
“Si. I politici europei sono lontani dagli
elettori. E gli elettori non hanno alcuna possibilità di influenzare le
decisioni che vengono prese a Bruxelles”.
Dicono
che il ritorno dei nazionalismi metta in pericolo la pace.
“Non sono affatto d’accordo con l’idea che il
nazionalismo costituisca un problema, e che l’Ue sia l’istituzione che
garantisce la pace. E non confondiamo le idee paragonando il nazionalismo al
nazismo. L’amore per la patria non può essere paragonato a questo”.
L'EUROPA HA UNA STORIA E UNA CULTURA, L'UNIONE EUROPEA E' UN ARTIFICIO
Cosa
chiedono allora i sovranisti?
“Vogliamo
conservare gli stati nazionali. Non vogliamo essere governati da Bruxelles”.
Non crede che il sovranismo possa mettere in
pericolo la democrazia, l’indipendenza del potere giudiziari e la libertà di
stampa in Polonia e Ungheria?
“Questa è la tesi del compagno Junker e del
Compagno Tusk, o di quel belga che mi ricorda tanto i dirigenti sovietici
(Verhofstadt). I paesi che sono stati sotto il dominio comunista sono sensibili
a queste cose, forse anche troppo. Ogni volta che sentiamo odore di violazioni
della libertà e della democrazia, facciamo resistenza”.
Che pensa
del progetto di riforma dell’UE di Macron?
“Noi
rigettiamo totalmente le idee del signor Macron, perché sono estremamente
pericolose. Creerebbero una UE ancora più schiava delle
regolamentazioni e della burocrazia, ancora più antidemocratica. Un mostro
progressista”.
Questa
Europa si può riformare?
“Non è la domanda giusta”.
Raffaello Sanzio "LA SCUOLA DI ATENE"
E qual è la domanda giusta?
“Se l’Unione Europea si possa riformare. Europa e Unione Europea sono due cose diverse, molto diverse. L’Europa ha una storia, una cultura, è fatta di città e nazioni molto antiche. L’UE è un artificio, un’istituzione creata dall’uomo che ha avuto un inizio e vedrà una fine”.
Secondo lei, quali sono le
priorità per cambiare l'Unione europea?
«I problemi dell'Ue sono molteplici. A livello legislativo dovremmo tornare
all'Europa precedente il trattato di Maastricht (per superare anche il trattato
di Lisbona) cambiando radicalmente le due più importanti ambizioni di
unificazione dell'era recente: Schengen e l'euro. Al tempo stesso dovremmo
fermare la migrazione di massa e restituire potere decisionale e sovranità agli
stati nazionali».
Perciò l'Italia e le altre nazioni che hanno adottato l'euro dovrebbero lasciare la moneta unica e abbandonare l'Unione europea?
Perciò l'Italia e le altre nazioni che hanno adottato l'euro dovrebbero lasciare la moneta unica e abbandonare l'Unione europea?
«Paesi come l'Italia dovrebbero cercare insieme a noi di cambiare il modello attuale dell'integrazione europea. Se il nostro
comune sforzo in questa direzione fallisce, lasciare l'UE è una possibilità.
L'euro si è rivelato un esperimento economico sbagliato per l'Italia
responsabile di due decenni di stagnazione e di scarse prestazioni economiche
del vostro paese».
Alcuni stati europei, in particolare i paesi del gruppo di Visegrad, sono contrari alla ridistribuzione dei migranti giudicata positivamente in Italia anche dalle forze di governo, qual è la sua posizione sull'argomento?
Alcuni stati europei, in particolare i paesi del gruppo di Visegrad, sono contrari alla ridistribuzione dei migranti giudicata positivamente in Italia anche dalle forze di governo, qual è la sua posizione sull'argomento?
«Invece di proteggere i confini dell'Ue, le élite europee propongono la
ridistribuzione dei migranti e l'apertura dei confini minacciando la cultura e le tradizioni delle nazioni europee. Non
dovrebbero esserci frizioni tra gli italiani e cittadini dell'Europa centrale
su questo tema, il nostro nemico comune
non sono i migranti ma le élite europee che hanno aperto le porte alle
migrazioni di massa».
«La chiusura dei confini dell'Ue è una necessità. La società umana si basa su porte, recinti, muri, confini. Liberarsene è un'ambizione utopica, dovremmo dirlo molto chiaramente. Ho vissuto molti decenni dietro la cortina di ferro ma non ci è venuto in mente di sbarazzarci dei confini. Volevamo confini normali, non la cortina di ferro. Credo che quello che sta facendo il signor Matteo Salvini (chiudere i confini, difendere il territorio, difendere il paese) sia qualcosa di assolutamente razionale e necessario”.
«La chiusura dei confini dell'Ue è una necessità. La società umana si basa su porte, recinti, muri, confini. Liberarsene è un'ambizione utopica, dovremmo dirlo molto chiaramente. Ho vissuto molti decenni dietro la cortina di ferro ma non ci è venuto in mente di sbarazzarci dei confini. Volevamo confini normali, non la cortina di ferro. Credo che quello che sta facendo il signor Matteo Salvini (chiudere i confini, difendere il territorio, difendere il paese) sia qualcosa di assolutamente razionale e necessario”.
Tratto da “La Verità”dell’11 marzo
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