INIZIA A VERONA IL CONGRESSO DELLE FAMIGLIE
Domenica finalmente ci sarà questo benedetto e maledetto Congresso mondiale
delle famiglie. L’auspicio è che si capisca di che si tratta, e che gli animi
si plachino: mai manifestazione,
convegno, assemblea è stata più osteggiata e messa alla berlina
pregiudizialmente, con un livore inedito e un furore ideologico.
Inedito neanche tanto, per chi ricorda anni lontani, in cui schierarsi
contro la legge sull’aborto significava rischiare macchine e teste sfondate, e
l’epiteto insultante era lo stesso: “fascisti”. Ecco, siamo ancora e sempre lì, a usare il fango e la gogna per
contrapporsi alle idee che non si condividono. Per giudicare realtà che non
si conoscono né si vogliono conoscere. Che faranno mai questi pericolosi
antagonisti della modernità e del libero pensiero a Verona? Quali barricate
prepareranno, quali sanpietrini e molotov tireranno in testa ai poliziotti, che
minacce di morte segneranno con la vernice sui muri?
Perché si ingaggino gare per
“contromobilitazioni”, presentazioni parlamentari, manifesti di docenti
universitari, trasmissioni televisive per esporre alla pubblica piazza gli
organizzatori con ludibrio e disprezzo? L’Italia è attraversata da cortei e manifestazioni tutto l’anno, sfilate
di nudi piumati e passamontagna, antagonisti che spaccano le vetrine, sedicenti
partigiani che sventolano le loro bandiere di un colore solo.
Tutti hanno diritto a occupare piazze e gridare, anche chi non ne avrebbe
diritto perché uso alla violenza e all’insulto. E mettono paura migliaia di
famiglie con passeggini al seguito all’ora del pranzo domenicale, nella città
di Romeo e Giulietta?
Va bene, ci andrà Salvini, con qualche ministro a fargli compagnia. Errore, sia per Salvini che per il
Congresso: le etichette chiudono, legano, determinano. Il tema della famiglia è
troppo importante per appaltarlo a una parte politica. Si tratta pur sempre
del 60 per cento e oltre degli italiani, che vive e si arrabatta come può,
ma ben lieto, in quelle che ormai si chiamano “famiglie tradizionali”, con un termine considerato dispregiativo che
non bisognerebbe mai e poi mai accettare.
Sono stati invitati solo esponenti politici di paesi a traino cosiddetto
“sovranista”. Sbagliato. Sbagliato per
tutti gli altri politici italiani ed europei, ugualmente invitati, declinare la
partecipazione. Io i politici non li avrei proprio invitati, per evitare
strumentalizzazioni in tempi accesi di campagne elettorali. In Europa ci sono
sociologi, filosofi, teologi, mamme e papà e nonni sufficientemente in grado di
parlare di famiglia, con più libertà e competenze.
Ma anche i distinguo sono pelosi: perché il tema non è che il Congresso sia
organizzato bene o male, che ci piacciano le idee che esprime, che i relatori siano
rappresentativi delle variegate realtà del mondo, non solo cattolico, che
sostiene la famiglia come base e motore della società. Il tema è la libertà, com’era a cavallo dei terribili anni 70 e 80. Ci
sarà o no il diritto di esprimere idee e desideri in modo pacifico? O per forza
bisognerà passare per fascisti, retrogradi, medievali, con un’ignoranza della
storia e una spocchia che fanno penare, se pensiamo a come vengono educati i
nostri figli? Si potrà poi giudicare dopo, se questo enfatizzato
incontro sarà da commendare, per i toni e i contenuti? Dalla Gruber a Del
Debbio, toccherà a loro farci lezione di morale, di educazione civica, di
onorabilità pubblica? Tagliando gli interventi scomodi, mostrando dei pazzi
raccattati per strada per sminuire o ridicolizzare quelli che vengono
identificati come “nemici”. Ma perché? Perché ritengono che qualche diritto
debba essere riconosciuto alla maggioranza delle famiglie, quelle con un papà e
una mamma, come natura vuole, che piaccia o meno agli ideologi del gender?
Quelli che ritengono che i figli non si comprano in embrione, che non si
affittano gli uteri delle nuove schiave?
Vedo una corsa ambigua a smarcarsi, anche di tanti che condividono gli
stessi valori. Non ci piace il Congresso? Pazienza. Sosteniamo però la sua
libertà. L’ha detto splendidamente, fuor da ogni polemica, il cardinale Parolin, che agli altri Congressi della famiglia era
stato presente (questo è il tredicesimo, sarà il numero che porta male?) Siamo
d’accordo sulla sostanza, forse avremmo scelto altre modalità.
E la sostanza l’ha rimarcata il papa in
visita straordinaria a Loreto: “nella difficile situazione del mondo
odierno, la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna assume una
importanza e una missione essenziali. E’ necessario riscoprire il disegno
tracciato da Dio per la famiglia, per ribadirne la grandezza e
l’insostituibilità a servizio della vita e della società”.
Monica Mondo IL SUSSIDIARIO.NET
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