mercoledì 20 marzo 2019

BASSETTI : LA FAMIGLIA CONTINUA AD ESSERE UN BALUARDO, ANZI, UNA ROCCIA DELLA NOSTRA ESISTENZA.


Estratti da una intervista di Agasso a LA STAMPA 20 maggio 2019

(…)
A 100 anni dall’appello di don Sturzo, che cosa sono chiamati a essere e a fare i cattolici in politica? E che ruolo dovrebbero avere i preti e i vescovi?

«I cattolici in politica sono chiamati a mettere in pratica autenticamente la logica del servizio: non si fa politica per carriera, per soldi o per bramosia di potere, ma come impegno di umanità e santità. La politica è una missione in cui i cattolici possono rendere testimonianza al Vangelo servendo con carità il proprio Paese. I pastori invece hanno un altro grande compito: quello di esortare alla fedeltà del magistero della dottrina sociale della Chiesa Cattolica, alla comunione fraterna e alla solidarietà tra le persone. Non mi stancherò mai di dirlo: il laicato cattolico deve superare, una volta per tutte, questa vecchia e sterile divisione tra chi si occupa solo di bioetica e chi soltanto di povertà. Il messaggio sociale del cristianesimo è unitario e si basa sulla salvaguardia della dignità della persona umana in ogni circostanza: dalla maternità al lavoro, dal rapporto con la scienza alla cura dei migranti».

Uno dei temi cruciali per la Chiesa è la famiglia: qual è lo “stato di salute” della famiglia? Di che cosa ha più bisogno? 
«A me sembra che oggi siamo in presenza di “famiglie sole” che vivono in un mondo liquido ma che, nonostante le moltissime difficoltà, continuano ad essere “la roccia” della nostra società. Fare una famiglia oggi è un atto di eroismo incredibile perché significa andare totalmente controcorrente. Contro un sistema sociale e culturale che privilegia ogni forma di individualismo rispetto alla famiglia e favorisce ogni desiderio al di là di ogni responsabilità. Oggi sembra quasi impossibile parlare al mondo dell’esistenza di un amore per sempre, che non finisce e non si divide. Eppure, nonostante questa lunga serie di ostacoli che rendono difficile la vita delle coppie, la famiglia continua ad essere un baluardo, anzi, una roccia della nostra esistenza. La prima cosa di cui oggi c’è assoluto bisogno consiste nel ribadire, con forza, che l’unione matrimoniale tra un uomo e una donna, aperta ai figli, non è una struttura residuale della storia, ma è la cellula fondamentale ed insostituibile del nostro vivere in comune».

Che cosa dovrebbero fare i governanti in ambito familiare? C’è un modello di politiche familiari di qualche paese straniero a cui Lei farebbe riferimento?
«I paesi stranieri, soprattutto quelli con una democrazia ancora giovane e con un passato autoritario, non li prenderei come esempio: devono ancora maturare, hanno molta strada da fare. Riguardo all’Italia la prima considerazione da fare è un po’ amara. Perché, al di là delle tante parole, siamo ancora indietro sulle politiche familiari. Il presente e il recente passato sono infatti caratterizzati da tante chiacchiere e pochi fatti. Io penso, invece, che ci siano almeno tre campi su cui agire concretamente: in primo luogo, un nuovo welfare più vicino alle famiglie che non si traduca soltanto in piccoli interventi monetari ma che produca un nuovo intervento sociale a sostegno delle coppie giovani, dei precari, delle donne e della natalità; in secondo luogo, un rafforzamento dell’alleanza scuola-famiglia, in cui gli alunni siano al centro del progetto educativo, i docenti siano valorizzati nella loro professionalità, e le famiglie siano salvaguardate da ogni deriva ideologica in campo educativo; in terzo luogo, infine, ciò di cui c’è più bisogno, oggi, è una nuova organizzazione del lavoro che si basi sul cosiddetto fattore famiglia». 

In che senso?
«Occorre ripensare i tempi di lavoro e bilanciarli con quelli di un armonico sviluppo morale e civile, non solo economico, della famiglia. Sono sicuro che se un lavoratore è inserito in un ambiente di lavoro sereno, rispettoso dei tempi familiari, lavori meglio e la società nel suo insieme ne può trarre beneficio».

Che cosa pensa delle tensioni attorno al Congresso della famiglia di Verona?
«La famiglia sta particolarmente a cuore alla Chiesa, proprio per questo ci dispiace che finisca in polemiche strumentali».

Quanto serviva davvero il reddito cittadinanza?
«Tutto ciò che va in soccorso ai poveri è senza dubbio positivo. E quindi, come Chiesa, riceve la nostra attenzione e il nostro riconoscimento. Direi, però, che ci troviamo di fronte soltanto all’inizio di un tentativo di aiuto nei confronti di chi è in difficoltà. Le politiche di lotta alla povertà, probabilmente, dovranno avere un carattere più organico e non potranno ridursi soltanto all’erogazione temporanea di un reddito. Sarebbe opportuno, infatti, fornire un sostegno diretto al lavoro e all’occupazione. E in più bisognerebbe dare un’attenzione particolare, come ho già detto prima, alle donne in maternità». (...) 

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