giovedì 19 maggio 2011
LA GUERRA A GESU' IL NUOVO LIBRO DI ANTONIO SOCCI
Socci e quella guerra a Gesù più pericolosa dei vari Dan Brawn e Odifreddi
Assuntina Morresi
da il sussidiarionet
giovedì 19 maggio 2011
Il cristianesimo è una notizia ben documentata. Ce lo spiega "La guerra contro Gesù", l’ultimo libro di Antonio Socci, sicuramente il più maturo e il più completo fra tutti i suoi. Francamente, il più bello.
L’attacco più grave al cristianesimo è quello che nega la storicità di Gesù, cioè la certezza dell’esistenza della sua persona e l’attendibilità delle fonti che ne testimoniano: il Nuovo Testamento, innanzitutto, e poi la Tradizione della Chiesa.
Per questo Socci ribatte e rilancia, riuscendo a rendere godibile e appassionante la storia di centinaia di anni di studi e ricerche filologiche, archeologiche e storiche che hanno avuto come oggetto, appunto, Gesù. Documenti difficilmente accessibili e comprensibili al grande pubblico diventano a portata di mano di tutti, intrecciati alle storie di personaggi più o meno conosciuti, ma determinanti per la storia della Chiesa e del suo popolo: un saggio che è anche un romanzo, lo leggi tutto di un fiato, e alla fine delle quattrocento pagine ti chiedi per quale motivo nessuno ti abbia mai raccontato tante cose fino ad ora.
Per questo è un libro che dovrebbe essere regalato a tappeto a chi si prepara alla Cresima, tanto per cominciare; indicato come lettura nelle comunità, dalle parrocchie ai movimenti, magari riprendendo sul serio, dove c’era, quella tradizione del “libro del mese”. Si presta ad essere usato a scuola e non solo all’ora di religione, ma anche in quella di lettura dei giornali, o a quella di storia, per spiegare meglio chi davvero fosse Voltaire e come ragionassero i nazisti, tanto per accennare a due esempi portati dal libro. Ma dovrebbero leggerlo anche tanti cosiddetti intellettuali, magari quelli che pontificano dalle pagine di grandi quotidiani, schizzinosi e ignoranti del tesoro custodito dalla tradizione cattolica.
Come sempre, gli attacchi peggiori non sono quelli di chi, non credente, dedica le proprie energie, in totale malafede e senza alcuna reale cognizione di causa, alla guerra al cristianesimo - i vari Odifreddi o Dan Brown - ma quelli che nascono all’interno della Chiesa stessa. Esegeti, biblisti e studiosi cattolici, compresa qualche nota firma di pagine culturali, che antepongono la propria idea sui fatti all’evidenza dei fatti stessi, seminando confusione e incertezza, e minando molto più in profondità di tante operazioni commerciali libresche o cinematografiche che, pur diffuse capillarmente, durano però lo spazio di qualche settimana.
Tutta da leggere, insomma, l’ultima fatica di Socci, e varrebbe la pena riprendere in dettaglio ciascuna delle sei parti di cui si compone, per discuterne, e mettere a confronto con la vulgata comune. Dedicato ad Asia Bibi e a tutti i cristiani perseguitati e “ai giovani conosciuti in tanti incontri, perché constatino la solidità e la bellezza dell’annuncio che hanno ricevuto”, nelle ultime pagine riporta, fra l’altro, alcune considerazioni di Napoleone nei suoi giorni d’esilio a Sant’Elena, di quelle che difficilmente si possono leggere nei libri di storia.
Dopo aver chiesto quanto è durato l’impero di Cesare, e l’entusiasmo dei soldati di Alessandro Magno, sottintendendo che sono durati poco, rispetto a Cristo Napoleone dice “è stata una guerra, un lungo combattimento durato trecento anni, cominciato dagli apostoli e proseguito dai loro successori e dall’onda delle generazioni cristiane. Dopo San Pietro i trentadue vescovi di Roma che gli sono succeduti sulla cattedra hanno, come lui, subìto il martirio. Durante i tre secoli successivi, la cattedra romana fu un patibolo che procurava sicuramente la morte a chi veniva chiamato. […] In questa guerra tutti i re e tutte le forze della terra si trovavano da una parte, mentre dall’altra non vedo nessun esercito, ma una misteriosa energia, alcuni uomini sparpagliati qua e là nelle varie parti del globo e che non avevano altro segno di fratellanza che una fede comune nel mistero della Croce. […] Potete concepire un morto che fa delle conquiste con un esercito fedele e del tutto devoto alla sua memoria? Potete concepire un fantasma che ha soldati senza paga, senza speranza per questo mondo e che ispira loro la perseveranza e la sopportazione di ogni genere di privazione? Questa è la storia dell’invasione e della conquista del mondo da parte del cristianesimo. Ecco il potere del Dio dei cristiani e il miracolo perpetuo del progresso della fede. […] I popoli passano, i troni crollano e la chiesa rimane. Qual è, dunque, la forza che mantiene in piedi questa chiesa, assalita dall’oceano furioso della collera e dell’odio del mondo? [….] Che abisso tra la mia profonda miseria e il regno eterno di Cristo, pregato, incensato, amato, adorato, vivo ancora in tutto l’universo”.
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