martedì 3 maggio 2011

UNA CREATURA NUOVA


«Se uno è in Cristo è una creatura nuova»



Non una gita fuori porta per il giorno di Pasquetta, né un ‘respiro’ di qualche giorno nella ‘casa in montagna’, come ormai sempre più frequentemente si usa, con la famiglia o con gli amici. Nemmeno una gita più o meno esotica, per il matrimonio reale inglese o verso le decantate spiagge atlantiche.

Ci si mette insieme, in tanti grupponi in macchina o in pullman, per due giorni di silenzio e ascolto e preghiera. “Esercizi”, li chiamano, come quelli ginnici o forse come quelli che mirano a tante forme di benessere o bon ton. Qui il vero esercizio è l’ascolto. Con l’orecchio e con il cuore, ma perfino con gli occhi e con i passi. La fiera di Rimini è grande, il numero delle persone in movimento va oltre le ventiseimila, e per gli spostamenti, pur celeri e ordinati, ci vuole il suo tempo.

Perché tanta gente si muove per un gesto così ‘serio’, che nulla concede alla facile espressività sentimentale, all’emotività coinvolgente? L’età media? C’è gente di tutte le età, esclusi i più giovani che si ritrovano in altri raduni, ma a colpo d’occhio sembrano prevalere i trenta-quarant’anni. Che cosa attrae? Non c’è niente di più attraente della scoperta del senso della vita, della rivelazione a se stessi del proprio bisogno senza confine e dell’incontro con Colui che si manifesta come la ‘Vita’. La Vita riaccende il cuore, sveglia l’intelligenza e la comprensione delle cose, lancia al compimento del proprio destino.

Una cosa così la desidererebbero tutti, appena potessero intravvederla. Appena ci si potesse scuotere di dosso il peso delle convenzioni, l’appiattimento delle abitudini, la rassegnazione al livello consueto della giornata. Occorre essere stati sorpresi una volta da un incontro, per ridestarsi ogni volta nuovamente sorpresi. “I discepoli dopo Pasqua: che cosa prevaleva in loro? Una novità che rendeva nuova la vita, il lavoro e l’abbraccio, il pentimento e il proposito, il compito e la missione. I ‘viventi’, venivano chiamati”, ricorda don Julian Carron. Infatti, ‘se uno è in Cristo, è una creatura nuova’, come ripete San Paolo, che dopo i primi fu il più fortunato a incontrarLo nuovamente.

Camminiamo lungo la stessa scia. Basta che il desiderio che agita il cuore di ciascuno non venga represso ma si trovi raccolto da una decisione personale che fa rialzare il capo. Ma occorre anche che la singola persona, movendosi, si trovi accompagnata. L’amicizia serve a questo: uno da solo si perderebbe nei meandri della sua confusione e incertezza, e rimarrebbe sconfitto dalle contraddizioni e dalle controproposte che lo premono da ogni parte.

Una compagnia di amici che guarda insieme allo scopo e vi cammina incontro, è la Grazia che Gesù consegna agli uomini attraverso la Chiesa, e che fin da subito ha determinato la scelta degli undici rimasti e delle donne che erano con loro. Ciascuno chiamato personalmente e accompagnato da altri ugualmente chiamati.

La Chiesa è questo aiuto fraterno a riconoscere e accogliere il Signore che viene a ridestarci; è questa compagnia nel cammino, dove è possibile sostenersi insieme verso la mèta. E’ stato mille volte sperimentato lungo i secoli, in miriadi di comunità costituite in parrocchie e monasteri e fraternità. E’ toccata anche a noi la grazia di sperimentarlo nuovamente nei giorni scorsi, nei padiglioni della Fiera di Rimini, con la Fraternità di Comunione e Liberazione convocata per gli ‘Esercizi’ annuali.

Con uno straordinario ‘valore aggiunto’: quest’anno gli Esercizi si sono conclusi in piazza San Pietro partecipando alla beatificazione di Papa Giovanni Paolo II. Per le ‘genti venete’, ancora una grazia: l’incontro con Papa Benedetto domenica 8 maggio a Venezia.

Angelo Busetto
da Labussolaquotidiana

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