martedì 24 maggio 2011
NON ABBIAMO BISOGNO DELLO STATALISMO
LETTERA A DON VIRGINIO COLMEGNA
di Gianni Mereghetti
ho letto la sua lettera al settimanale Tempi in cui chiarisce le ragioni della sua indicazione a “non votare Moratti e il suo capolista”.
La ringrazio della sincerità, questo permette di entrare nel merito delle questioni, senza nascondersi dietro il vuoto di tante parole. Lei fa una scelta di stili di vita, preferisce quelli di Pisapia a quelli della signora Moratti.
Mi piacerebbe capire perché mai non siano evangelici quelli della signora e del suo capolista, mentre sarebbero stili di vita “evangelici” quelli di un candidato sindaco che ha proposto la depenalizzazione dello spaccio di droga, la legalizzazione dell’eutanasia, il sostegno a chi vuole interrompere la gravidanza, l’istituzione del registro comunale per le coppie gay.
Molto strano il suo ragionamento sugli stili di vita e, mi permetta, di una coerenza che lascia molto a desiderare.
Mi chiedo se lei, come tutti i signori che agitano la questione morale, non introducono nei loro ragionamenti un fattore che non ha nulla a che fare con la morale perché è un’opzione ideologica.
Lei invita a scegliere per stili di vita, in realtà quello per cui chiede di votare non ha come fondamento una morale perché è una scelta politica di campo. Facciamo chiarezza su questo per finirla una volta per tutte di nasconderci dietro la questione morale, come se a destra ci fossero i libertini mentre a sinistra gli uomini tutti d’un pezzo, coerenti, morali. Questa è una bella favola, che cade se si ha il coraggio di guardare alla realtà.
Se lei avesse un minimo di realismo dovrebbe dire che gli stili di vita per cui vota non hanno nulla a che fare con quelli evangelici!
Per questo, caro don Colmegna, guardiamo alla posta in gioco e proviamoci a guardare con la stessa sincerità e lealtà che lei propugna. Lei è un uomo impegnato nella solidarietà, sta dando la vita per i poveri, per i sofferenti, è esemplare nel suo sacrificio e come tutti gli uomini che costruiscono opere di condivisione del bisogno sa che la speranza di tutte queste opere ha un nome, è la sussidiarietà.
Senza la sussidiarietà sarà più difficile la stessa opera di costruzione a cui lei sta dedicando la vita, lei lo sa, perché ben sa che lo statalismo, il centralismo della politica, la onnicomprensività dell’amministrazione cittadina significano erigere barriere per impedire a chi si muove per un bisogno di costruire.
Lei è molto sensibile alla sussidiarietà, perché vuole votare per una politica come quella di Pisapia che al posto della sussidiarietà vuole ridare al potere comunale un orizzonte totale? Lei vuole andare contro ciò per cui si sta impegnando, non le sembra assurdo? Provi ad usare minimamente la ragione, provi a guardare chi oggi nella politica può salvaguardare l’iniziativa delle persone, il popolo come protagonista della risposta ai bisogni che incontra. Sono i suoi poveri in gioco, sono coloro che vengono da lei con tutto il loro bisogno a chiederle di essere ragionevole, di capire chi dentro il mondo politico milanese vuole il loro bene. Non chi vuole ridare forza all’amministrazione, attribuendole il compito di risolvere tutti i bisogni, ma chi sceglie di valorizzare l’iniziativa di tutti noi che i bisogni li conosciamo perché li condividiamo.
Carissimo don Colmegna, sono i suoi poveri la posta in gioco di questa campagna elettorale, non li abbandoni proprio in questa scelta decisiva, lei sa che quando si rimanda al potere la risposta al bisogno, gli esiti sono disastrosi; il potere non risponde al bisogno, il potere NON può servire e valorizzare chi opera come lei condividendo il bisogno, chi dà la vita per i poveri e i sofferenti.
Milano non ha bisogno di uomini politici che presumono di rispondere a tutti i suoi bisogni, Milano chiede uomini politici capaci di valorizzare la ricchezza e la varietà di iniziative sociali che la caratterizza.
La ringrazio per l’attenzione,
Gianni Mereghetti, insegnante.
Tratto da Tempi del 23 maggio 2011
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