Documento Pdl
Diritti della famiglia e diritti
dei componenti della coppia di fatto 10/08/2012
- Sul riconoscimento giuridico delle unioni
omosessuali si è recentemente sviluppato un dibattito confuso nelle
argomentazioni e ideologico nei contenuti. Neanche i documenti elaborati
in materia dal Pd e dall'Udc, con il relativo seguito di polemiche, hanno
chiarito a sufficienza i nodi reali della questione, le concrete opzioni
in campo, i diversi orientamenti culturali che le ispirano.
- Nonostante la gravità e l'impellenza della crisi
economica, il tema sembra aver assunto nuova centralità nel dibattito pubblico.
E' d'altronde ricorrente in una parte della società, nelle situazioni di
insicurezza e sfiducia nel futuro, pretendere che i desideri privati si
trasformino in diritti pubblici. Compito della buona politica, invece, è
garantire una autentica dimensione del bene comune e spazi di libertà
responsabile nella dimensione privata senza confondere i due piani.
- Come parlamentari avvertiamo dunque la necessità
di mettere a fuoco alcuni punti fondamentali.
- Di fronte a un’opinione pubblica spesso
disorientata, il primo punto da chiarire è che l’introduzione del
matrimonio omosessuale nel nostro ordinamento giuridico non è e non
potrebbe essere una proposta reale e attuale da parte di nessun partito.
Tale obiettivo, infatti, sarebbe impossibile da raggiungere se non
attraverso una modifica della Costituzione: impresa nella quale nessuna
forza politica può o vuole al momento cimentarsi.
- Non basta dunque limitarsi a ribadire una ferma
opposizione al matrimonio gay perché non necessariamente ciò equivale a
esprimere una posizione di forte difesa della famiglia fondata sul
matrimonio tra un uomo e una donna. Tantomeno può essere rivendicato come
un buon compromesso politico per giustificare alleanze in contraddizione
con i propri principi. Ciò per la semplice ragione che il matrimonio fra
persone dello stesso sesso, pur agitato come vessillo ideologico, non è
effettivamente una opzione in campo e come tale discrimine sufficiente per
connotare una posizione politica.
- L'obiettivo oggi in discussione è il
riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali: con il possibile scopo
di mettere poi in cantiere il cambiamento della Costituzione e quindi
anche l’introduzione del matrimonio omosessuale.
- Il vero tema sul quale le forze politiche sono
chiamate a pronunciarsi è quindi quello del riconoscimento delle
cosiddette “unioni civili”. Ma, anche se formalmente sotto questa dicitura
vengono ricomprese tanto le coppie formate da persone dello stesso sesso
quanto le unioni fra persone di sesso diverso, nella sostanza le proposte
sulle unioni civili sono finalizzate a riconoscere in forma giuridicamente
rilevante le coppie omosessuali. La convivenza eterosessuale, infatti, nel
nostro Paese molto spesso precede semplicemente il matrimonio, oppure è il
risultato di una scelta ben precisa da parte di coppie che non intendono
ufficializzare il proprio legame né assumere doveri sanciti per legge.
Tanto è vero che non esistono associazioni di coppie eterosessuali
conviventi che invocano una legge ad hoc per disciplinare il loro status
(al contrario di quanto accadeva per il divorzio), mentre è cronaca
quotidiana la richiesta avanzata in questo senso dalle associazioni gay.
- In molti Comuni, tra i quali recentemente quello
di Milano, tale battaglia culturale e politica si è concretizzata nella
istituzione di registri anagrafici per i conviventi. Anche in questo caso,
tuttavia, si tratta di iniziative di natura prettamente ideologica, di
atti simbolici compiuti per creare consenso ma privi di valore giuridico e
non rispondenti ad alcuna esigenza popolare. La loro contrarietà alle
norme fondamentali del nostro ordinamento, vertendosi in materia di
diritti, in quanto tale sottratta all'autonoma disponibilità degli enti
territoriali, è stata già formalmente dichiarata da tre ministri del
governo Berlusconi - Maroni per gli Interni, Fazio per la Salute, Sacconi
per il Welfare – a proposito di analoghi registri comunali per il
testamento biologico. La loro inutilità è invece attestata dal fatto che in
qualsiasi comune siano stati istituiti, i registri, anche quelli delle
unioni civili, sono rimasti pressoché vuoti.
- Una visione liberale della società concepisce uno
Stato che entri il meno possibile nella vita delle persone: che, dunque,
non invada con la sua potestà regolatoria la sfera dei liberi legami
affettivi, ma si limiti a disciplinare e a dare forma giuridica alle
unioni che rivestono una funzione sociale e in quanto tali accanto al
godimento di diritti contemplino l'adempimento di doveri e l'assunzione di
responsabilità. E' questo il caso della famiglia disegnata dalla
Costituzione come "società naturale fondata sul matrimonio"
(ricordiamo che l'aggettivo "naturale" fu suggerito da Palmiro
Togliatti), potenzialmente aperta alla procreazione e in quanto tale
deputata a garantire la continuità generazionale sulla quale si fonda
qualunque comunità umana.
- Il matrimonio in quanto istituto giuridico
assicura la tutela per i potenziali figli, salvaguardati da un'unione
riconosciuta pubblicamente e da una genitorialità che è per sempre e che
perdura indipendentemente dalla possibile interruzione del rapporto affettivo
fra i coniugi (per la quale esiste il divorzio).
- Differente è il discorso dei diritti che il
nostro ordinamento riconosce ai componenti di una coppia di fatto.
L'elenco delle previsioni normative già attualmente vigenti è lungo,
articolato, e copre quelle voci che spesso sono evocate a fondamento della
richiesta di riconoscimento. Per esempio, non vi è nessun ostacolo
all’assistenza del convivente nei confronti del proprio partner (in base
alla legge 1° aprile 1999 n. 91, il convivente viene informato e può
decidere addirittura un’operazione di trapianto di organo). L’estensione
al convivente di diritti riconosciuti al coniuge, derivante dalla legge
ordinaria o dalla giurisprudenza, esiste già in tema di assistenza da
parte dei consultori, di interdizione e inabilitazione, di figli, di
successione nella locazione, di successione nell’abitazione di proprietà e
nell’assegnazione di un alloggio popolare. Il partner di fatto ha titolo,
a determinate condizioni, al risarcimento del danno subito dall’altro partner;
perfino la legislazione sulle vittime di mafia o terrorismo non conosce
trattamenti diversificati fra convivente e coniuge.
- Ulteriori iniziative legislative volte a
riconoscere nella dimensione civilistica o penalistica eventuali specifici
diritti individuali in tutte le situazioni in cui questi non siano
effettivamente garantiti incontrano e incontreranno la nostra condivisione
e la nostra disponibilità; si pensi, per esempio, a una rimodulazione
dell’obbligo di rendere testimonianza in un giudizio, con la estensione
della facoltà di astenersi dal deporre prevista per gli stretti familiari.
- Non siamo però disposti a svuotare l’istituzione
del matrimonio, attribuendo a unioni affettive, anche omosessuali, un
riconoscimento giuridico analogo a quello matrimoniale.
- Vogliamo una società ispirata a valori ben
fondati nella nostra tradizione culturale e nella Carta Costituzionale, e
per questo ci opponiamo a qualsiasi tentativo di decostruzione della
famiglia basata sul matrimonio, che resta il cuore della “eccezione
italiana”.
Eugenia Roccella, Raffaele Calabrò, Alfredo
Mantovano, Maurizio Gasparri, Maurizio Sacconi, Gaetano Quagliariello, e
altri 172 parlamentari PDL
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