Da un articolo di Antonio Socci
Avremo un Meeting colonizzato dalla tecnocrazia finanziaria al potere? O il grido di libertà del popolo ciellino si farà sentire?
E proprio CL è l’enigma che sconcerta i vescovi. Il movimento di don
Giussani infatti è sempre stato la realtà ecclesiale più vivace, coraggiosa,
culturalmente consapevole e socialmente creativa. (...)
Negli ambienti della Cei però, dopo la morte di don Giussani, hanno la
sensazione di assistere a un ripiegamento intimistico che sta portando CL
proprio a quella “scelta religiosa” di cui Giussani – poi con Giovanni Paolo II
e Ruini – fu il più strenuo avversario.
Incomprensibili, alle gerarchie, appaiono poi i segnali sulla
politica.
Dall’intervista al “Corriere” del 20 gennaio di don Carron (attuale
responsabile del movimento) in cui si annunciava che non esistono politici di
CL, alla lettera dello stesso Carron a “Repubblica”, interpretata da tutti non
solo come uno storico siluramento di Formigoni (con tutto quel che
rappresenta), ma pure come un’immotivata colpevolizzazione di CL, per di più
sulle colonne del giornale da sempre più ostile al Movimento e alla Chiesa.
E poi dall’apoteosi di Napolitano al Meeting dell’anno scorso (con tanto di
mostra risorgimentale che buttava al macero quarant’anni di elaborazione
culturale ciellina), all’apertura del Meeting di quest’anno affidata al premier
Monti, presentato da Vittadini, con un seguito di conferenze per ben sette
ministri, Passera incluso (il Papa ha deciso di non andare).
Sarà inevitabile dunque la strumentalizzazione politica del Meeting. E
diventeranno più vistose le divisioni interne già presenti sia sul caso
Formigoni-Simone, che sul recente attacco di Giorgio Vittadini a Maurizio Lupi
in quanto berlusconiano (Vittadini invece è indulgente col governo Monti).
In questa confusione i cattolici rischiano di diventare le foglie di fico
di poteri e ideologie diverse. Perdendo ogni originalità e identità.
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