«Mi permetto di fare alcune precisazioni (…) in merito alla
carcerazione preventiva e all’istituto del giudizio immediato che moltiplica
per due, per tre, per quattro il periodo di custodia cautelare in carcere prima
di una condanna definitiva oppure prima dell’Assoluzione». Scrive così Antonio
Simone – di cui tempi.it pubblica le lettere
da San Vittore da mesi – in un articolo pubblicato oggi dal Foglio. «Eppure la Corte europea aveva sentenziato che “il termine tortura
designa qualsiasi atto con il quale sono inflitti a una persona dolore e
sofferenze acute, fisiche e psichiche, segnatamente al fine di ottenere da
questa o da una terza persona informazioni o confessioni, di punirla per un
atto che ella o una terza persona ha commesso o è sospettata di aver commesso,
di intimidirla o esercitare pressioni su di lei”. Aggiungo facendo leva su
affetti interrotti bruscamente fuori dalle mura carcerarie. È quanto succede
nel nostro amato paese».
«La carcerazione preventiva – continua – è un rimedio primitivo che produce
una condizione personale tremenda, talvolta orribile». Secondo Simone, sono due
le patologie «gravi e inaccettabili» che spingono i magistrati ad abusare della
custodia cautelare: «L’intento di “indurre” l’indagato a confessare, magari
chiamando in correità altri soggetti, e quello di infliggergli di fatto una
pena che probabilmente all’esito del giusto processo non sconterebbe. Ma dove è
andato a finire l’articolo 13 della Carta costituzionale, sempre invocata dai
moralisti giustizialisti? Lì viene proclamata l’intangibilità della libertà
personale vietando ogni forma di violenza nei confronti dei detenuti,
figuriamoci nei confronti di un presunto innocente in carcerazione preventiva,
rinchiuso nelle fetide, maleodoranti patrie galere, tagliato dal mondo,
cancellato dall’anagrafe, in attesa di un “giusto giudizio”, e rinchiuso in
alcuni casi non rari, purtroppo, secondo schemi e teoremi accusatori partoriti
da menti perverse, teoremi e schemi in alcuni casi fantasiosi, faziosi, colmi
di preconcetti, di ideologia, di interpretazioni distorte della realtà».
La carcerazione preventiva, nata in origine «per essere applicata e
richiesta dal pm entro e non oltre 90 giorni dall’iscrizione nel registro degli
indagati della persona sottoposta a indagini quando esistevano gravi indizi
anzi prove certe di colpevolezza, oggi, a far data dal 2008 per effetto di un
emendamento stupido e atroce del Pdl e della Lega, si applica anche quando un
individuo sotto indagine da mesi e mesi viene arrestato e qualche giorno prima
rispetto alla scadenza dei termini di custodia cautelare viene richiesto dal
pubblico ministero e avallato ovviamente dal gip il giudizio immediato, e così
si raddoppiano i termini della custodia cautelare e della tortura. Si agisce
così a consolidare il potere ricattatorio sugli indagati che non solo scontano
una pena preventiva abnorme ma subiscono il raddoppio dei termini custoditali
che normalmente comportano l’assurda situazione detentiva in carcere nella fase
processuale e dibattimentale contro ogni norma».
E ancora: «Immaginiamo la lesione del diritto alla difesa dei casi di
presunti reati finanziari dove necessita per l’indagato la consultazione, la
ricerca di scritture contabili, atti giuridici, contabili, contratti di
impossibile consultazione nelle tetre celle di 7 mq. condivise da 6 persone che
devono “brandizzarsi” per poter coabitare ventiquattro ore al giorno
contemporaneamente in tali angusti spazi, più angusti rispetto anche ai
rapporti aereoilluminati minimi previsti per legge e per i maiali. Solamente
l’insipienza politica circa i contenuti di una giustizia scandalosa e la
malafede di taluni organi della magistratura, generano mostri giudiziari e
giuridici degni delle peggiori dittature, altro che Stalin e Cina popolare
degli anni di Mao!».
«Cari amici, (…) qui continuiamo a parlare giustamente di scudo anti spread,
di euro, (…) però giustamente dimentichiamo di rendere coerenti le legislazioni
nazionali ai dettami della Corte europea in materia di diritti minimi
dell’uomo! Ma come facilmente e quotidianamente si può appurare tale
problematica è inesistente sugli ordini del giorno del Parlamento italiano e
del governo ed è inesistente sugli organi di stampa, dove invece abbondano
pagine e pagine sulla situazione dei nostri amati cani».
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