Assuntina Morresi, Il Sussidiario
E ora tocca al tecnico Monti occuparsi di embrioni -
Impossibile tenere fuori dall’agenda politica i cosiddetti “temi eticamente sensibili”: sarebbe come non volersi occupare di globalizzazione, o rifiutarsi di parlare di problematiche ambientali, e pretendere comunque di governare il paese. La biopolitica, piaccia o no, fa parte del nostro tempo, lo attraversa e lo trasforma: giudicarne i fatti e stabilire o meno delle regole è inevitabile per chiunque guidi un paese.
E quindi adesso spetterà al governo Monti decidere se ricorrere o meno contro la Corte Europea dei diritti dell’Uomo (Cedu) per difendere la legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita, e assumersene tutta la responsabilità politica.
Le notizie riportate dai media sono note: una coppia italiana, fertile, portatrice sana di una malattia genetica – la fibrosi cistica – vuole accedere alle tecniche di fecondazione in vitro per poter selezionare gli embrioni sani e trasferirli in utero, scartando quelli malati, per avere figli senza questa patologia.
Sono ricorsi alla Corte Europea perché la legge italiana consente l’accesso a queste tecniche solo alle coppie infertili, vietandolo a chi può avere figli per vie naturali. La legge 40, infatti, è pensata per dare alle coppie sterili una possibilità in più di avere figli, e non per consentire alle coppie in generale di scegliere i propri figli, accettando quelli sani e scartando i malati.
Impossibile tenere fuori dall’agenda politica i cosiddetti “temi eticamente sensibili”: sarebbe come non volersi occupare di globalizzazione, o rifiutarsi di parlare di problematiche ambientali, e pretendere comunque di governare il paese. La biopolitica, piaccia o no, fa parte del nostro tempo, lo attraversa e lo trasforma: giudicarne i fatti e stabilire o meno delle regole è inevitabile per chiunque guidi un paese.
E quindi adesso spetterà al governo Monti decidere se ricorrere o meno contro la Corte Europea dei diritti dell’Uomo (Cedu) per difendere la legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita, e assumersene tutta la responsabilità politica.
Le notizie riportate dai media sono note: una coppia italiana, fertile, portatrice sana di una malattia genetica – la fibrosi cistica – vuole accedere alle tecniche di fecondazione in vitro per poter selezionare gli embrioni sani e trasferirli in utero, scartando quelli malati, per avere figli senza questa patologia.
Sono ricorsi alla Corte Europea perché la legge italiana consente l’accesso a queste tecniche solo alle coppie infertili, vietandolo a chi può avere figli per vie naturali. La legge 40, infatti, è pensata per dare alle coppie sterili una possibilità in più di avere figli, e non per consentire alle coppie in generale di scegliere i propri figli, accettando quelli sani e scartando i malati.
In prima istanza la Cedu ha accolto la
richiesta della coppia, parlando di “incoerenza” fra la leggi italiane,
precisamente fra la 40 e la 194 sull’aborto che, secondo la Corte Europea,
consentirebbe di abortire se il nascituro è malato di fibrosi cistica: secondo
i giudici europei la coppia italiana avrebbe diritto quindi all’accesso alle
tecniche di fecondazione assistita e alla diagnosi preimpianto, per scegliere
gli embrioni sani da trasferire in utero.
Ma i fatti non stanno esattamente in
questi termini, ed è bene fare chiarezza, nel metodo e nel merito, per capire
cosa è effettivamente in gioco.
Nel metodo: stiamo parlando di un pronunciamento di primo grado
della Cedu, che in molti casi (per esempio la recente sentenza sull’eterologa,
o anche quella sul crocefisso), è stata rovesciata nel pronunciamento finale
della Grande Chambre. Considerando la grande differenza nelle procedure seguite
dalla Cedu per le sentenza di prima istanza e per quelle definitive della
Grande Chambre, la prudenza è d’obbligo, e sarebbe bene aspettare la fine del
percorso giudiziario prima di trarre qualsiasi conclusione in merito.
D’altra parte, ci si può rivolgere alla
Corte Europea solo quando si sono esauriti tutti i gradi di giudizio nella
nazione in cui si risiede, ma in questo caso la coppia italiana non si è mai
rivolta ai nostri tribunali, il che dovrebbe rendere inammissibile il ricorso
stesso, in un eventuale appello.
Perché la Grande Chambre intervenga è
però necessario che il governo Monti impugni questo pronunciamento di prima
istanza, chiedendo alla Cedu un grado successivo di giudizio: se entro i
prossimi tre mesi il governo non interverrà, il parere reso noto oggi sarà
definitivo, e l’Italia vi si dovrà adeguare.
Il governo tecnico, quindi, è chiamato
ad una decisione squisitamente politica che avrà un significato ben preciso, a
seconda che decida o meno di intervenire: una decisione alla quale, ovviamente,
è impossibile sottrarsi. Non ricorrere, per esempio, svelerebbe la volontà di
questo governo di cambiare la legge 40.
Sarebbe poi interessante chiedere a chi,
come Pierferdinando Casini, ha teorizzato che i temi etici debbano essere
estranei al programma governativo, cosa avrebbe fatto in questo caso se fosse
stato a Palazzo Chigi alleato con il Pd:
il partito di Bersani condivide le posizioni espresse dalla Cedu e sicuramente,
se fosse stato al governo, non avrebbe presentato ricorso.
Nel merito, è bene chiarire che il paragone con la legge 194 che
regola l’aborto non regge. La
194, così come la 40, non è eugenetica, cioè non consente la selezione di
esseri umani in base a caratteristiche genetiche. Per la 194
non sono le eventuali malattie del nascituro di per sé a rendere lecito
l’aborto: in punta di diritto, si può abortire se da problemi di salute del
feto derivano gravi pericoli per la salute fisica o psichica della donna.
Non è differenza da poco: sapere che il
proprio figlio soffrirà di una malattia importante sicuramente genera enorme
dispiacere e grande sofferenza, che sono però – ovviamente - diversi dal “grave
pericolo per la salute” della donna.
E d’altra parte la stessa Cedu, nella
precedente sentenza sulla fecondazione eterologa, ha argomentato a favore del
margine di autonomia di ogni singolo stato, a riguardo:un eventuale ricorso italiano, quindi,
avrebbe molte possibilità di essere accolto, e di ribaltare la sentenza di
oggi. Aspettiamo fiduciosi le reazioni del governo.
Articoli
correlati:
A Strasburgo i diritti son 'disumani' - Cultura Cattolica
La sentenza di Strasburgo, se confermata, imporrebbe l'eugenetica - Eugenia Roccella, Il Sussidiario
La Corte Europea boccia la legge 40 e condanna l'Italia - Il Sussidiario
Corti di vedute - Berlicche
Dall'Europa una sentenza contro la ragione - Lorenza Violini, Il Sussidiario
Embrioni amati dall'Eternità - Aldo Trento, Il Sussidiario
LEGGI ANCHE
L'EUGENETICA DI SOPPIATTO DI STEFANO SPINELLI
A Strasburgo i diritti son 'disumani' - Cultura Cattolica
La sentenza di Strasburgo, se confermata, imporrebbe l'eugenetica - Eugenia Roccella, Il Sussidiario
La Corte Europea boccia la legge 40 e condanna l'Italia - Il Sussidiario
Corti di vedute - Berlicche
Dall'Europa una sentenza contro la ragione - Lorenza Violini, Il Sussidiario
Embrioni amati dall'Eternità - Aldo Trento, Il Sussidiario
LEGGI ANCHE
L'EUGENETICA DI SOPPIATTO DI STEFANO SPINELLI
Nessun commento:
Posta un commento