editoriale
del settimanale Tempi, 17 OTTOBRE. Lo firma Antonio Simone.
«Di fronte allo smarrimento, chi rimane fedele alla
propria storia, avrà un più o meno lungo tempo di martirio, in cui capisce che
bisognerebbe fare e non sa cosa»
«Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno
e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia» (Luca
5,11). Molti mi hanno scritto questa frase del discorso della montagna di Gesù
per consolarmi, ma io vorrei precisare che non sono stato arrestato né indagato
“per causa Sua”. I pm mi hanno accusato di molti reati (associazione a
delinquere, appropriazione indebita, riciclaggio con aggravante transnazionale
eccetera), condensati in corruzione e rimescolati poi nella richiesta di
proroga della carcerazione, ma tutto ciò non “per causa Sua”, bensì per miei e
solo miei eventuali errori. Peraltro il reato di corruzione mi lascia
tranquillo perché non l’ho commesso, e anche se venissi condannato, non l’ho
commesso. E lotterò come un leone al processo per dimostrarlo.
La citazione del discorso della montagna, invece, ben
si può comprendere come attuale se pensate alla marea di menzogne e insulti che
alcuni giornalisti e giornali hanno da un anno a questa parte riversato sul
movimento di Comunione e Liberazione, al quale da 41 anni partecipo, ancorché
con poco successo circa la mia conversione. Inutile riassumere quanto di più
menzognero è stato scritto da questi nuovi “scribi” autoproclamatisi la parte
pulita della società. È a voi amici di Cl che vorrei umilmente ricordare che a
questo proposito don Giussani aveva avuto modo di spiegare come comportarsi
davanti alla persecuzione e su quali atteggiamenti stare attenti.
«“Il mondo riderà, e voi
piangerete. Il mondo vi deriderà”. È il concetto di persecuzione. Badate che il
mondo per perseguitarci ha un ottimo spunto da noi, nella nostra vita. Il mondo
prende scandalo da noi, e ha ragione dal punto di vista dello spunto meccanico.
La persecuzione ha sempre un ottimo spunto dal nostro comportamento, perciò in
questo smarrimento non abbiamo neanche la coscienza a posto. Non possiamo dire:
“Sono puro, però ho paura”; “Sono peccatore”, dobbiamo dire nello smarrimento.
In questo smarrimento,
ecco lo spartiacque: chi rimane fedele alla propria storia, a ciò che si è
visto (“Rinnova, o Signore, la parola nella quale mi hai destato la speranza”),
e chi invece, per l’impazienza della canzone di Giuda, perché la promessa non
corrisponde all’urgenza come è sentita nel presente, mutua dal mondo quello che
lo soddisfi e lo faccia sentire degno di vivere, mutua dal mondo il significato
della sua contingenza, mutua dal mondo il significato della storia; e se
trattiene l’antico, se trattiene la fede, la trattiene escatologicamente, come
un punto lontano, anticipato in gesti strani (i preti in chiesa, la religione
dei sacramenti). Operativamente parlando, l’energia del fatto cristiano si
riduce a un: “Fa’ il bravo, interessati del mondo”, a un avvertimento di
impegno, a un moralismo e basta.
Mentre, di fronte allo
smarrimento, chi rimane fedele alla propria storia, avrà un più o meno lungo
tempo di martirio, in cui capisce che bisognerebbe fare e non sa cosa fare, e
perciò, da una parte, è deriso dal mondo, è calciato dal mondo, dall’altra, gli
viene dal di dentro il dubbio sulla sua fede, perciò deve combattere di fronte
a tutti, su tutti i fronti. È realmente la prova. Poco o tanto, sarà sempre
così, a meno che ci ritiriamo come gattemorte attorno al campanile o nei gruppi
di comunione, secondo l’immaturità di cui sopra». (Luigi Giussani, Appunti
da una conversazione alla “Scuola quadri” di Comunione e Liberazione, Milano,
27 febbraio 1972)
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