Santa Ildegarda di Bingen (1098-1179), una figura molto cara a
Benedetto XVI che ha ricordato come la benedettina tedesca abbia «offerto il
suo prezioso contributo per la crescita della Chiesa del suo tempo,
valorizzando i doni ricevuti da Dio e mostrandosi donna di vivace intelligenza,
profonda sensibilità e riconosciuta autorità spirituale. Il Signore la dotò di
spirito profetico e di fervida capacità di discernere i segni dei tempi.
Ildegarda nutrì uno spiccato amore per il creato, coltivò la medicina, la
poesia e la musica. Soprattutto conservò sempre un grande e fedele amore per
Cristo e per la sua Chiesa».
Vale la pena di ricordare qui l’udienza del 20 dicembre 2010 alla Curia
Romana – una delle udienze per gli auguri natalizi cui Benedetto XVI ha dato
particolare importanza, pronunciando ogni anno un discorso riassuntivo dei temi
centrali del suo Magistero nei dodici mesi precedenti – dove, dopo un anno
dedicato a fronteggiare la crisi dei preti pedofili, il Papa citò la santa
proclamata oggi Dottore della Chiesa. Il brano non è breve, ma è utile citarlo
tutto. «In questo contesto – affermava il Papa il 20 dicembre 2010, con
riferimento appunto ai preti pedofili –, mi è venuta in mente una visione di
sant’Ildegarda di Bingen [1098-1179] che descrive in modo sconvolgente ciò che
abbiamo vissuto in quest’anno. “Nell’anno 1170 dopo la nascita di Cristo ero
per un lungo tempo malata a letto. Allora, fisicamente e mentalmente sveglia,
vidi una donna di una bellezza tale che la mente umana non è in grado di
comprendere. La sua figura si ergeva dalla terra fino al cielo. Il suo volto
brillava di uno splendore sublime. Il suo occhio era rivolto al cielo. Era
vestita di una veste luminosa e raggiante di seta bianca e di un mantello
guarnito di pietre preziose. Ai piedi calzava scarpe di onice. Ma il suo volto
era cosparso di polvere, il suo vestito, dal lato destro, era strappato. Anche
il mantello aveva perso la sua bellezza singolare e le sue scarpe erano
insudiciate dal di sopra. Con voce alta e lamentosa, la donna gridò verso il
cielo: ‘Ascolta, o cielo: il mio volto è imbrattato! Affliggiti, o terra: il
mio vestito è strappato! Trema, o abisso: le mie scarpe sono insudiciate!’ E
proseguì: ‘Ero nascosta nel cuore del Padre, finché il Figlio dell’uomo,
concepito e partorito nella verginità, sparse il suo sangue. Con questo sangue,
quale sua dote, mi ha preso come sua sposa. Le stimmate del mio sposo rimangono
fresche e aperte, finché sono aperte le ferite dei peccati degli uomini.
Proprio questo restare aperte delle ferite di Cristo è la colpa dei sacerdoti.
Essi stracciano la mia veste poiché sono trasgressori della Legge, del Vangelo
e del loro dovere sacerdotale. Tolgono lo splendore al mio mantello, perché
trascurano totalmente i precetti loro imposti. Insudiciano le mie scarpe,
perché non camminano sulle vie dritte, cioè su quelle dure e severe della
giustizia, e anche non danno un buon esempio ai loro sudditi. Tuttavia trovo in
alcuni lo splendore della verità’. E sentii una voce dal cielo che diceva:
‘Questa immagine rappresenta la Chiesa. Per questo, o essere umano che vedi
tutto ciò e che ascolti le parole di lamento, annuncialo ai sacerdoti che sono
destinati alla guida e all’istruzione del popolo di Dio e ai quali, come agli
apostoli, è stato detto: ‘Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a
ogni creatura’ (Mc 16, 15)” (Lettera a Werner von Kirchheim e alla sua comunità
sacerdotale: PL 197, 269ss)».
Taufkirke dove fu battezzata |
Così il Papa nel 2010 commentava questa impressionante rivelazione privata:
«Nella visione di sant’Ildegarda, il volto della Chiesa è coperto di polvere,
ed è così che noi l’abbiamo visto. Il suo vestito è strappato - per la colpa
dei sacerdoti. Così come lei l’ha visto ed espresso, l’abbiamo vissuto in
quest’anno. Dobbiamo accogliere questa umiliazione come un’esortazione alla
verità e una chiamata al rinnovamento. Solo la verità salva».
E il 7 ottobre 2012,
dopo avere proclamato Ildegarda Dottore della Chiesa, il Pontefice ha ribadito
che per contrasto lo sguardo rivolto allo splendore della santità «ci spinge a
guardare con umiltà la fragilità di tanti cristiani, anzi il loro peccato,
personale e comunitario, che rappresenta un grande ostacolo
all’evangelizzazione, e a riconoscere la forza di Dio che, nella fede, incontra
la debolezza umana». Alla fine, questo è il centro della nuova
evangelizzazione, dell’Anno della fede, del Sinodo: «non si può parlare della
nuova evangelizzazione senza una disposizione sincera di conversione. Lasciarsi
riconciliare con Dio e con il prossimo (cfr 2 Cor 5, 20) è la via maestra della
nuova evangelizzazione».
MASSIMO INTROVIGNE
DA ZENIT 8 OTTOBRE
MASSIMO INTROVIGNE
DA ZENIT 8 OTTOBRE
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