“Alla
questione sul senso della politica si può dare una risposta così semplice e
convincente, da rendere in apparenza del tutto superflue ulteriori risposte.
HANNA ARENDT |
La risposta è: il senso della politica è la
libertà…
Ma oggi proprio questa risposta non è né
ovvia né immediatamente evidente…
La nostra domanda odierna nasce da
esperienze politiche molto reali: essa è suscitata dalla sciagura che la
politica ha già provocato nel nostro secolo, e da quelle ancora più grandi che
rischiano di scaturirne.
La nostra domanda è dunque molto più
radicale, molto più aggressiva, e anche molto più disperata: la politica ha
ancora un senso?
Il miracolo della libertà è insito in
questo saper cominciare, che a sua volta è insito nel dato di fatto che ogni
uomo, in quanto per nascita è venuto al mondo che esisteva prima di lui, e che
continuerà dopo di lui, è a sua volta un nuovo inizio.
Se aspettarsi miracoli è conforme al vicolo
cieco in cui è incappato il nostro mondo, tale attesa non ci pone affatto al di
fuori della sfera politica originaria.
Se il senso della politica è la libertà,
ciò significa che in quello spazio, e in nessun altro, abbiamo realmente il
diritto di aspettarci dei miracoli.
Non perché crediamo ai miracoli, ma perché
gli uomini, finché possono agire, sono in grado di compiere l’improbabile e
incalcolabile e lo compiono di continuo, che lo sappiano a no”.
(Hannah Arendt, Che cos’è la politica?
Ediz. Di Comunità, da frammenti del 1950)
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