Rileggere oggi
Pasolini e la sua critica alla sinistra dei nuovi “diritti” asservita al
consumismo borghese
Aborto,
libertà sessuale… «Questa meravigliosa permissività nei riguardi della
maggioranza, da chi è voluta? Dal potere dei consumi, dal nuovo fascismo». Così
il grande artista (omosessuale) denunciava la falsità dei principi su cui si
basano tante battaglie “progressiste”
Karl Marx ha scritto: «Il borghese vede nella moglie un semplice strumento di produzione». Si capisce perché la sinistra un tempo era contro il “borghese” della fecondazione artificiale e, tanto più, era contraria alle unioni omosessuali. Basti ricordare le critiche rivolte a Pier Paolo Pasolini (il quale, oltretutto, era un vero candido nella sua omosessualità) dal Partito comunista e dagli “intellettuali” organici al Pci. Nulla a che vedere con gli attuali “democratici” (anche di casa cattolica), fervorosi sostenitori della fecondazione in vitro e del “matrimonio gay”.
Caratteristica
dello sguardo intelligente sulla realtà di Pasolini fu cogliere come il
libertinismo radical-chic uccisore di Dio e, quindi, dell’umano sia trasversale
a tutte le componenti politiche.
Nessuna
esclusa. Ma andiamo con Pasolini.
«A proposito dell’aborto (argomento di allora, ma come non riferirlo ad
ogni rivendicazione attuale nel campo della sessualità?, ndr) è il primo, e
l’unico, caso in cui i radicali e tutti gli abortisti democratici più puri e
rigorosi si appellano alla Realpolitik e quindi ricorrono alla prevaricazione
“cinica” dei dati di fatto e del buon senso. Se essi si sono posti sempre,
anzitutto, il problema (com’è giusto) di quali siano i “principi reali” da
difendere, questa volta non l’hanno fatto. Ora, come essi sanno bene, non c’è
un solo caso in cui i “principi reali” coincidano con quelli che la maggioranza
considera propri diritti… Perché io considero non “reali” i principi su cui i
radicali e in genere i progressisti (conformisticamente) fondano la loro lotta
per la legalizzazione dell’aborto? Per una serie caotica, tumultuosa ed
emozionante di ragioni. Io so che la maggioranza è già tutta, potenzialmente,
per la legalizzazione dell’aborto. Esso è, senza dubbio, un’enorme comodità per
la maggioranza. Soprattutto perché renderebbe ancora più facile il coito a cui
non ci sarebbero praticamente più ostacoli. Ma questa libertà del coito della
coppia, così com’è concepita dalla maggioranza – questa meravigliosa permissività
nei suoi riguardi – da chi è voluta, promulgata e tacitamente fatta entrare
nelle abitudini? Dal potere dei consumi,
dal nuovo fascismo. Esso si è impadronito delle esigenze di libertà diciamo
così liberali e progressiste e, facendole sue, le ha vanificate, ha cambiato la
loro natura. Oggi la libertà sessuale è un obbligo, un dovere sociale,
un’ansia sociale, una caratteristica irrinunciabile della qualità di vita del
consumatore. Risultato: la libertà sessuale “regalata” dal potere è una vera e
propria generale nevrosi. La facilità ha creato l’ossessione; perché è una
facilità indotta e imposta…».
Adesso
prendete la parola “aborto” e traducetela nel gergo attuale. “Diritto
riproduttivo” lo chiamano i poteri occidentali. Così come chiamano “loveislove”,
l’amoreèamore, il puro e semplice consumo sessuale.
Ps. È
bellissimo poi andarsi a rivedere gli articoli nei quali, sempre sul Corriere
della Sera, Pasolini in quanto omosessuale, ma non conformista, rimanda ai
mittenti gli attacchi di Franco Rodano, Natalia Ginzburg, Alberto Moravia, passando per Umberto Eco e
Giorgio Bocca fino a tutto il fior fiore dell’intellighenzia di sinistra.
Aprile
26, 2014 Carla Vites, TEMPI
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