Un
nuovo spettro si aggira nella scena politica italiana: il
berlusconiano che smania per Matteo Renzi.
Non è Bondi, attenzione: lui esagera
per eccesso di zelo e finisce per deragliare. No, il berlusconiano che si
aggrappa a Renzi pensando di fare cosa furba sta dentro Forza Italia, crede di
interpretare gli umori profondi del Capo, attenua con la contemplazione
estatica del giovane rampante il rimpianto per le occasioni perdute in un
ventennio, vede in Renzi, più che un fratello, un’ancora di salvezza. Si
rispecchia in lui. Cerca disperatamente di credere a ciò che la sinistra più
conservatrice dice di Renzi: che è uno «di destra», clone berlusconiano. Il
berlusconian- neorenziano pensa di guadagnare tempo prima della disfatta. E
invece il tempo scadrà il 25 maggio, quando Renzi entrerà nel paradiso
elettorale, e Forza Italia sprofonderà nelle urne.
A furia
di dire che Renzi sta compiendo il lavoro che aveva iniziato Berlusconi, il berlusconian-renziano pensa di consolarsi, ma lavora per chi molto
presto potrebbe disfarsi con un colpo solo dell’appoggio che oggi Forza Italia
gli sta dando. Il giorno dopo le elezioni, il potere contrattuale di Berlusconi
si azzererà. Le riforme istituzionali potranno essere varate senza di lui.
Renzi avrà ottenuto nel voto la legittimazione che gli manca dopo aver
brutalmente spodestato Enrico Letta con una congiura di palazzo. Dicono: ma lui
realizza il nostro programma. Messaggio per l’elettore: allora votiamo lui, non
Forza Italia. Dicono baldanzosi e
tronfi: sta facendo fuori i «comunisti ». E allora l’anti-sinistra, quella
che ha visto Berlusconi come un baluardo contro il «comunismo», perché dovrebbe
dar credito a un movimento in declino, a un politico al tramonto e non invece
al giovane nella cui energia cerca di intravvedere qualcosa del berlusconismo
delle origini?
Il
berlusconian-renziano, in cuor suo, ha una certezza che non può comunicare
pubblicamente: che il berlusconismo è finito. Non sa
elaborare una successione, un dopo, un postberlusconismo, un avvenire, una
speranza, un messaggio valido per chi abbia meno di trent’anni. E allora si inventa che Renzi è il «vero»
successore di Berlusconi. Ma si sbaglia. Renzi è di un’altra ditta. Potrà
dire cose giuste o sbagliate. Ma dice cose renziane, non berlusconiane. Chi,
dentro Forza Italia, spera che non sia così, è destinato a una disillusione
cocente.
La fine
del berlusconismo trascina con sé anche l’esaurirsi di ogni autonomia
«ideologica» al centrodestra, sia a
quello berlusconianamente ortodosso, sia quello, sbiadito e ministerialista,
degli alfaniani. Tra poche settimane, mentre si profilerà un nuovo bipolarismo tra Renzi e Grillo, il
centrodestra diventerà una semplice ruota di scorta che Renzi potrà cambiare e
usare secondo le sue convenienze. Chi si crede troppo furbo scoprirà troppo
tardi l’errore commesso.
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