di Alfredo Mantovano 29-04-2014
DA
lanuovabussolaquotidiana
C’è una bella differenza fra essere
menagrami, essere profeti di sventura ed essere realistici.
Portare sfortuna o credere che qualcuno la porti ha molto a che fare con
l’irrazionalità; diverso è l’atteggiamento di chi intuisce che da una scelta
potrà venire fuori una sciagura, e mette in guardia per quel che può: Cassandra
aveva visto giusto, non è stata creduta dai suoi concittadini, e certamente non
era simpatica. Ma invece, prevedere che determinati comportamenti provocheranno
dei danni e darne le ragioni, è qualcosa che non ha nulla di superstizioso né
di profetico: è un atto di buon senso, che meriterebbe considerazione. È quello
che hanno provato a fare, all’inizio della discussione alla Camera del decreto
legge sulla droga davanti alle Commissioni riunite Giustizia e Affari sociali,
gli esperti tossicologici e i responsabili delle comunità: la risposta di
larghissima parte del Parlamento e del Governo è andata nella direzione
opposta. E, per di più, allorché il testo è arrivato in Aula, il Governo ha
stroncato ogni discussione e ieri sera ha posto la fiducia.
Il provvedimento che oggi sarà votato da
Montecitorio è una pessima legge: fa tornare indietro di dieci anni e
pone le condizioni perché riprendano a crescere i consumi di droga e i decessi
per uso di stupefacenti, calati a partire dal 2007, e perché diminuiscano gli
incentivi verso i recuperi, che erano aumentati proprio dal 2007, a seguito
dell’inizio di operatività della Fini-Giovanardi. Dalla sua applicazione,
soprattutto dopo i peggioramenti apportati alla Camera, lo spaccio di ogni tipo
di droga trarrà un impulso inaspettato, grazie al ripristino della non
punibilità per uso personale; con la Fini-Giovanardi un decreto del ministro
della Salute stabiliva per ogni droga la quantità di sostanza al di sotto della
quale vi è solo un illecito amministrativo e oltre la quale l’illecito è invece
reato: un confine fisso, senza margine di dubbi. Grazie a un emendamento
approvato dalle Commissioni, importare, comprare, detenere droga non
costituiranno più reato – vi sarà solo sanzione amministrativa – se tali
condotte saranno tenute “per farne uso personale”. A far presumere questa
destinazione, oltre il limite di quantità, varranno le “modalità di
presentazione” della droga, il “confezionamento frazionato” o “altre
circostanze dell’azione”: da parametri oggettivi si passa così alla estrema
genericità, che legittimerà le applicazioni più estese, come è già accaduto in
passato nelle interpretazioni giurisprudenziali, allorché esisteva una norma
simile. È un emendamento che potrebbe definirsi “salva-dama bianca”: in assenza
del solo limite quantitativo oggettivo, nessuno può escludere che chi – come è
accaduto il 13 marzo all’aeroporto di Fiumicino alla signora Federica Gagliardi
– verrà sorpreso con chili di cocaina, importati e detenuti con discrezione,
non frazionati né confezionati in dosi, si difenderà sostenendone la
destinazione per proprio uso personale, e potrà essere dichiarato non punibile.
Una benedizione per trafficanti e spacciatori!
È un testo sul quale sarà arduo
intervenire al Senato: trattandosi di un decreto e dovendo
essere convertito in legge entro 60 giorni dalla pubblicazione, va votato nella
versione definitiva entro il 20 maggio; a Palazzo Madama restano pochi giorni
utili, e non è facile immaginare modifiche che lo facciano tornare in tempo
utile alla Camera. Quel che sconcerta non è che in questo precipizio ci si
trovi, per l’ennesima volta, in virtù di una sentenza della Corte
costituzionale (che pure si è basata su una questione di forma e non è entrata
nel merito). Né meraviglia lo sforzo che, contro ogni evidenza scientifica e
statistica, le forze politiche collocate a sinistra hanno posto in essere in
Commissione per distruggere una delle poche riforme che hanno prodotto
risultati positivi. Né sorprende l’assenza quasi totale di informazione: per
gran parte dei media la quota di componenti di elezione diretta del prossimo
Senato merita spazio di gran lunga superiore alla quotidiana tragedia della
droga, e alla possibilità di limitarne i danni con norme adeguate.
Quel che meraviglia è che questo
disastro stia per diventare legge senza l’attenzione e la discussione che
merita, dentro e fuori il Palazzo. La Consulta ha
disarticolato passaggi significativi della Fini-Giovanardi con la motivazione
che queste disposizioni sono state introdotte nel 2006 in sede di conversione
di un decreto-legge che trattava altra materia, e quindi non ne ha affrontato
le questioni di sostanza; a sua volta, la depenalizzazione di fatto dello
spaccio e la reintroduzione della erronea distinzione fra droghe “leggere” e
“pesanti” avvengono senza problemi con un decreto d’urgenza, senza dibattito e
senza approfondimento dei suoi singoli passaggi proprio perché il governo pone
la fiducia! Quali sono le ragioni per le quali di qualcosa di così grave
diventa impossibile perfino parlare? Quando era in corso la stesura della
Fini-Giovanardi, certamente non mancò il confronto sui media, in convegni e in
Parlamento: vi fu una lunga trattazione in Commissione al Senato: adesso si
calpestano le conclusioni scientifiche e i dati oggettivi senza nemmeno
spiegare perché.
Soprattutto meraviglia la sostanziale
indifferenza verso un colpo di mano come quello senza che
nessuno solleciti alla riflessione. La partita del voto di fiducia di oggi è
importante in sé, per quanto fin qui riassunto. Ma è importante pure perché segna
un punto a favore della rivincita dell’ideologia post-sessantottina, che nella
Legislatura in corso punta al maggior numero di obiettivi. Guai a perdere di
vista il legame esistenza fra: a) lo sforzo di scardinare la famiglia fondata
sul matrimonio fra un uomo e una donna – il divorzio sprint, in discussione
alla Camera, b) la sostanziale equiparazione al matrimonio, per come finora è
stato disciplinato, dei diritti e dei doveri derivanti dall’unione civile,
anche fra persone dello stesso sesso, in discussione al Senato, c)
l’ammissibilità della fecondazione eterologa, reso possibile dalla Consulta,
che consentirà a queste unioni di “avere figli”, d) le sanzioni penali del
d.d.l. Scalfarotto, con cui dovrà fare i conti chi oserà obiettare qualcosa in
proposito. Nel frattempo, canna libera, e non solo canna, per tutti e senza
ostacoli…
No, non c’è bisogno di scomodare né la
mala sorte né Cassandra. È solo il caso di svegliarsi, mettendo
da parte un torpore che forse non è solo da cannabis.
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