La notizia è talmente drammatica che merita il richiamo in
prima pagina su “Il Tirreno” di Livorno, che poi le dedica l’intera decima
pagina:” Allarme CGIL: da settembre 80 sindacalisti toscani saranno costretti a
tornare a lavorare nella Pubblica Amministrazione”.
Ottanta cigiellini della democratica Toscana, appena
sbatacchiata dai grillini proprio a Livorno, riavviati tristemente al duro e
forzato lavoro (che forse mai avrebbero immaginato!) dietro le scrivanie
pubbliche.
Vittime di una nuova “torsione
della democrazia” per dirla con la voce greve di Susanna Camusso. Un taglio
del 50% dei permessi sindacali, decretato dal governo Renzi. “Quella di Renzi, denuncia un altro
sindacalista rosso, è una chiara e precisa vendetta contro il sindacato. E’ in
pericolo il sostegno agli insegnanti precari costretti a compilare da soli le
delicatissime e complesse domande per la graduatoria” (ma questi precari
non sanno neanche scrivere una domanda?). E se proprio non ce la fanno un po’ di
volontariato per aiutarli non si può fare? Con i 20 uffici scuola della CGIL
sparsi per tutta la Toscana,e pagati tutti dallo Stato con fior di distacchi?
Questo destino cinico
e baro riguarda 2500 sindacalisti in
tutta Italia (della sola Pubblica Amministrazione!), che finora hanno
beneficiato dei distacchi e che, per la loro preziosa opera in gran parte di
propaganda politica, sono costati allo
stato 100 milioni all’anno.
Con Renzi e Madia “c’è
stato un attacco alle funzioni che la Costituzione assegna al sindacato” denunciano
i compagni (e dai!).
Come sono lontani i tempi felici della lotta di precari e
docenti uniti nella CGIL, tutti sul tetto di Architettura a Roma, dove li
raggiungeva Pierluigi Bersani (quello si
era un segretario) e la Camusso, che non ce la faceva ad arrivare fin lassù,
benediceva dal basso.
Il ganzo fiorentino ha gettato nel cestino la Concertazione
(Berlusconi, dove sei?) e ha detto che “se avremo contro i sindacati ce ne
faremo una ragione”.
Ma davvero, ai sindacalisti toccherà lavorare?
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