di Stefano Fontana 16-06-2014 lanuovabq
La sentenza della Corte Costituzionale sulla fecondazione eterologa, e
soprattutto le sue motivazioni, ci mettono davanti senza ormai nessuna
scappatoia ad una situazione di epocale gravità per i cattolici italiani. Non
so quanti ne siano consapevoli, ma la realtà si impone da sé.
Il dato sostanziale è che ormai l’attacco alla natura e alla natura umana è diventato
istituzionale. Vale a dire che se ne occupano ormai le istituzioni dello Stato.
Quel plesso teorico e pratico che solitamente chiamiamo ideologia del gender e
che comprende lo stravolgimento della procreazione e dell’identità umana, della
sessualità e della famiglia con il definitivo congedo dalla natura e da
qualsiasi rimasuglio di legge morale naturale è fatta propria dalle istituzioni
e procederà per dovere istituzionale.
Durer Apocalissa |
Le scuole, le Asl e i comuni sono già collegati istituzionalmente tra loro in questo senso.
La famiglia che iscrive il figlio alla scuola materna sa già che, per doveri
istituzionali, a suo figlio sarà raccontata la storia dei due pinguini maschi
che covavano un sasso a forma di uovo, da cui però non nasceva niente, e loro
erano tristi; allora vanno a prendere un uovo vero togliendolo ad una coppia di
pinguini etero, lo covano e il pinguino neonato è accolto tra gli affetti dei
due genitori.
La famiglia che iscriverà il bambino alla scuola elementare sa già in anticipo che educazione all’affettività e superamento degli stereotipi di genere gli saranno impartiti non solo nei corsi appositi, ma anche nelle materie curricolari: ci sono già i libri di testo, le rappresentazioni teatrali, i video e i film, già ampiamente adoperati nelle aule.
Istituzionalizzazione vuol dire che la cosa è ormai entrata nella macchina della pubblica amministrazione. I dirigenti scolastici, che non hanno soldi, pur di mettere qualcosa di nuovo nel POF, accoglieranno le proposte del Comune in accordo con l’ASL o viceversa. A Trieste è entrato in aula un insegnante maschio con gonna e tacchi a spillo. Nelle classi girerà voce che Tizio ha una storia con Caio o che Clara è innamorata cotta di Orietta. Nei corridoi delle scuole ogni tanto si vede qualche bacio adolescenziale; ce ne saranno anche di omo e nessuno potrà eccepire niente. Poi appariranno i distributori di preservativi. In qualche Stato americano sono gli stessi insegnanti a distribuirli.
La famiglia che iscriverà il bambino alla scuola elementare sa già in anticipo che educazione all’affettività e superamento degli stereotipi di genere gli saranno impartiti non solo nei corsi appositi, ma anche nelle materie curricolari: ci sono già i libri di testo, le rappresentazioni teatrali, i video e i film, già ampiamente adoperati nelle aule.
Istituzionalizzazione vuol dire che la cosa è ormai entrata nella macchina della pubblica amministrazione. I dirigenti scolastici, che non hanno soldi, pur di mettere qualcosa di nuovo nel POF, accoglieranno le proposte del Comune in accordo con l’ASL o viceversa. A Trieste è entrato in aula un insegnante maschio con gonna e tacchi a spillo. Nelle classi girerà voce che Tizio ha una storia con Caio o che Clara è innamorata cotta di Orietta. Nei corridoi delle scuole ogni tanto si vede qualche bacio adolescenziale; ce ne saranno anche di omo e nessuno potrà eccepire niente. Poi appariranno i distributori di preservativi. In qualche Stato americano sono gli stessi insegnanti a distribuirli.
Perfino l’Ordine dei Giornalisti organizza eventi formativi per gli iscritti
incentrati sul superamento degli stereotipi sessuali in ottemperanza alle Linee
guida del Dipartimento per le pari opportunità, considerandole istituzionali.
Anche la RAI in Italia è una “istituzione”, seppure in un senso molto
particolare. La pubblicità della Findus ci
ha fatto capire che anche qui saremo sommersi “istituzionalmente” dalla grande
narrazione, l’ultima rimasta, del diritto degenere all’identità di
genere.
Ora, se questa analisi è vera, se cioè siamo di fronte ad una
istituzionalizzazione dell’anti-natura, alle istituzioni bisognerà fare
obiezione di coscienza: non a questa o a quella loro disposizione ma alle
istituzioni in quanto tali.
Ai cattolici questo è già capitato, all’indomani
della presa di Porta Pia. Allora fecero obiezione di coscienza nei confronti
dello Stato che voleva estromettere Dio dalla pubblica piazza. Dovranno ora
rifare obiezione di coscienza allo Stato, accusandolo di estromettere l’uomo
dalla pubblica piazza? Questa estromissione è figlia di quella e la sentenza
della Corte costituzionale sull’eterologa è una nuova breccia di Porta Pia.
Da quando Giuseppe Dossetti ha invitato a non aver paura dello Stato, tutta una parte di
cattolici lo ha preso alla lettera e ha impostato il rapporto col mondo
intenzionata a mettere sullo stesso piano la Costituzione e il Vangelo. Ora che
i contenuti umani della Costituzione vengono superati dalle stesse istituzioni
democratiche e costituzionali e perfino istituzionalizzati, costoro a cosa si
appelleranno? Non è la fine di un percorso?
L’obiezione alle istituzioni sarebbe la fine di un lungo percorso, complesso e
fortemente articolato, circa il rapporto dei cattolici con la modernità durante
il quale i cattolici si sono impegnati sia ad una presenza nelle istituzioni
pubbliche che ad avere proprie istituzioni.
Il caso più evidente è quello della
scuola. Ciò ha permesso di attutire lo scontro, di gestire i contrasti con
prudenza, di assimilarsi senza essere assimilati. La cosa è stata resa
possibile dal serbatoio di virtù umane e cristiane che ancora era rimasto a
lungo nella nostra gente.
Ma se le istituzioni dovessero far propria
istituzionalmente la negazione della natura umana che spazio di praticabilità
rimarrebbe per una simile doppia prospettiva? Si tornerebbe alla divaricazione
tra Paese legale e Paese reale, con la sola differenza delle cifre invertite: a
fare obiezione di coscienza allo Stato stavolta non sarebbero le masse, ma una
minoranza, consapevole, non ancora assimilata, non meno determinata.
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