Perché serve la
responsabilità civile dei giudici?
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caso e datevi una risposta
TEMPI Giugno 13, 2014 Redazione
Giudice
dimentica di liberare due imputati. Il Csm ordina di trasferirlo. La Cassazione
sospende la punizione.
La responsabilità civile diretta
preoccupa i magistrati. Per ora, se sbagliano, è lo Stato a punirli (può
prelevare non oltre 1/3 dello stipendio). Dal 1988 al 2012, i casi in cui è
stata applicata la responsabilità (indiretta) sui magistrati si contano sulle
dita di una mano: quattro. La giustizia è chiaramente blanda con le toghe. E
ciò sembra confermato da una recente sentenza sulle punizioni dei magistrati
delle Sezioni Unite della Cassazione.
LA SENTENZA. Nelle
motivazioni di una sentenza di aprile 2014, depositate ieri, a poche ore dal sì
della Camera all’emendamento Pini, le
toghe supreme affermano che è troppo penalizzante la legge che obbliga il
trasferimento di un giudice o di un pm per ogni condotta contraria al suo
dovere di magistrato, anche se il magistrato in questione ha violato i suoi
doveri. Per questo la Cassazione ha chiesto un parere alla Corte
Costituzionale.
DIMENTICATI
AGLI ARRESTI. La Cassazione si è espressa sul caso di un magistrato del tribunale
di Cesena (anonimo) che nell’autunno 2010 dimenticò di liberare due persone
dalla custodia cautelare. Soltanto 56 giorni dopo la scadenza dei termini di
custodia, i due cittadini furono liberati dal giudice. Il caso finì al Csm, che
condannò il giudice di Cesena al trasferimento di sede per avere agito «con
negligenza inescusabile» e perché «arrecava un ingiusto danno ai predetti
imputati che sono stati ingiustificatamente ristretti sine titulo per un mese e
venticinque giorni». Il giudice, prosciolto dall’accusa di «grave violazione di
legge determinata da ignoranza o negligenza inescusabile», ma “condannato” al
trasferimento, fece ricorso in Cassazione.
56 GIORNI AI
DOMICILIARI. Nella sua difesa in Cassazione, il giudice condannato ha spiegato che
la dimenticanza era un fatto di «scarsa rilevanza», che «era conseguenza delle
carenze organizzative dell’ufficio». Un fatto che «non aveva compromesso la sua
immagine di magistrato». La risposta della Cassazione? Ha sospeso la pena del
magistrato e bocciato la legge che prevede il trasferimento dei giudici, impugnandola
davanti alla Corte Costituzionale.
Secondo la
Cassazione, infatti, «la misura del trasferimento di sede o di ufficio è
particolarmente afflittiva per il magistrato, sotto il profilo sia morale che
materiale». Non può dunque essere sempre e automaticamente prevista, nemmeno
nel caso in cui il magistrato violi i diritti degli imputati e i propri
obblighi di «imparzialità, correttezza, diligenza, laboriosità, riserbo e
equilibrio».
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