Una Chiesa più
povera di cultura è solo più ignorante
Dibattito fra mons
Caffarra e l'ex prete di strada, Zuppi, sulla figura del cardinal Biffi
di
Alessandra Nucci
«Una chiesa più povera di dottrina non è più pastorale
ma solo più ignorante». Sono parole scandite con sorridente vigore da Carlo
Caffarra, cardinale emerito di Bologna, e scatenano uno scroscio di applausi
spontanei molto significativi. Siamo nella sala dello Stabat Mater
dell'Archiginnasio di Bologna, per la presentazione di Ubi Fides Ibi Libertas
[Ed.Cantagalli 2106] libro commemorativo nel primo anniversario della scomparsa
del cardinale Giacomo Biffi.
Sono presenti, assieme per la prima volta, l'attuale
arcivescovo di Bologna, mons. Matteo Maria Zuppi e, appunto, l'arcivescovo
emerito, Cardinal Caffarra, che ha potuto lasciare la guida della diocesi
soltanto l'ottobre scorso, due anni dopo aver raggiunto l'età pensionabile.
Il moderatore, il giornalista Paolo Francia, aveva
introdotto l'evento come una disfida fra il principe della Chiesa, qual è il
cardinal Caffarra, e «il principe laico di Bologna», Fabio Roversi Monaco,
rettore del nono centenario dell'Alma Mater e padre del museo della città, Genus
Bononiae. Ma gli applausi all'etichetta di «ignorante» assestata da Caffarra
alla «Chiesa più povera di dottrina» segnalano piuttosto l'inizio di un derby
fra i due leader della diocesi, cordiali e distesi entrambi ma così diversi da
rappresentare il carattere delle due diverse Bologne che convivono da
settant'anni in un'unica città.
«Si assiste a una progressiva delegittimazione della
cultura», sale sul ring l'emerito. «In nome di un impegno supposto più
pastorale.
Ma una Chiesa più povera di dottrina non è più
pastorale, è solo più ignorante, e quindi più soggetta alle pressioni del
potente di turno».
È chiara a tutti, e sottolineata dal battimani, la sfida
alla Chiesa di Bergoglio, di cui mons. Zuppi è chiaramente figlio.
Ma non basta. Caffarra ricorda
anche che «l'impegno precipuo di Giacomo Biffi era di annunciare a tutti,
compresi i musulmani, lo splendore della verità». Per concludere infine
focalizza l'importanza della tradizione, come definita da T.S. Eliot: «È il
momento presente del passato».
Dal suo angolo, anche il padrone di casa Zuppi scende
in campo sul terreno della tradizione, invitando a guardarsi dalla tentazione
alla «conservazione», sia individuale sia collettiva. Anche le sue sono accuse
indirette: «La tradizione non è solo fissità», «La tradizione non deve pensare
solo per stereotipi» dice, e soprattutto: «La tradizione non è paura delle
differenze». In conclusione un'apertura: «Si eredita qualcosa che è stato
seminato da altri, è questo il vero senso della tradizione».
La leale contesa non si chiude qui, perché l'11 luglio
alla messa per l'anniversario della morte di Giacomo Biffi, l'arcivescovo in
carica ha offerto all'emerito (cioè Caffarra) di tenere lui l'omelia, e
l'emerito ha accettato.
DA ITALIA OGGI
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