Velocissimi: meno di 6 settimane ci hanno
messo i magistrati per legittimare pienamente la famosa stepchild
adoption, quella su cui i partiti si sono spaccati, e che alla fine
era stata “stralciata” (così ci avevano detto) dal testo definitivo della legge
Cirinnà.
Noi parlamentari che abbiamo votato
contro, noi di Idea che siamo usciti da Ncd chiedendo un
atteggiamento limpido e intransigente sulle unioni civili, lo avevamo detto. E’
deprimente rivendicare il ruolo ingrato delle Cassandre, ma questa volta non si
può evitare di ricordarlo. Sì, l’avevamo detto, abbiamo denunciato il
compromesso raggiunto da Alfano e Renzi, su cui è
stata posta la fiducia, come un accordo truffa e fuffa, un penoso tentativo di
mascherare la resa senza condizioni.
Questa volta, infatti, non si è trattato
di un intervento improprio dei tribunali: la formulazione del comma 20 delega
chiaramente la delicata questione alla magistratura, e non si tratta nemmeno di
una delega in bianco. C’è un chiaro orientamento del governo, reso più esplicito
dalla memoria dell’avvocatura dello stato presentata alla Consulta, su
una coppia di donne americane trasferite in Italia, che chiedevano il
riconoscimento della stepchild.
Nella memoria si chiede di giudicare il
ricorso inammissibile (come effettivamente la Corte ha fatto nel febbraio
scorso), perché la legge italiana già consente l’adozione da parte del compagno
o della compagna dello stesso sesso, e tutto in nome del supremo interesse del
minore.
Carlo Giovanardi ha spiegato oggi nell’aula del Senato (ma c’era
già stata una nostra conferenza stampa qualche giorno fa) che si è aperto un
conflitto interno alla magistratura, visto che la Procura ha
chiesto che su questo tema la Cassazione si pronunci a Sezioni unite, e la
richiesta è stata tranquillamente ignorata.
Chiederemo chiarezza su questo punto al
Csm, e insisteremo per sapere come può accadere che la giusta questione posta
dal procuratore generale (evitare le diverse interpretazioni della norma) possa
essere scavalcata senza neanche porsi il problema di rispondere.
Ma la lacerazione è tutta politica, e
non si può ignorare. I centristi, se in
buonafede, non possono che prendere atto del fallimento dell’accordo, e
riflettere sulla propria colpevole condiscendenza. Si è detto che il
confine da non valicare era proprio l’omogenitorialità, sia perché l’opinione
pubblica, secondo tutti i sondaggi, è massicciamente contraria, sia
perché l’adozione del compagno legittima inevitabilmente il ricorso all’utero
in affitto in caso di coppie maschili.
E’ evidente che un cittadino italiano
può tranquillamente commissionare una gravidanza a pagamento all’estero, e poi
tornare a casa con il bimbo in tutta serenità, sapendo che il compagno avrà
subito il riconoscimento di paternità. Percorreremo tutte le
strade ancora aperte per evitare che la magistratura confermi
questo orientamento, ma la prospettiva di raccogliere le firme per abrogare una
parte della legge (compreso naturalmente il comma 20) diventa sempre più
realistica.
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