GRANDE INTERVISTA A STANISLAW GRYGIEL’
E’ un’Europa sull’orlo del suicidio,
priva delle sue sorgenti cristiane, un vaso di coccio nello scontro tra Usa e
Russia. Ma è anche un continente dove si distrugge la famiglia e si cerca di
introdurre come surrogato un’immigrazione incontrollata e favorita dalla
demagogia, un continente in cui la Chiesa rischia di perdersi come
organizzazione di beneficienza, non più in grado di dare quella testimonianza
che scuota le coscienze. E’ l’identikit del vecchio continente fotografato da
Stanislaw Grygiel. Grygiel oggi è professore emerito di Antropologia filosofica
al Pontificio Istituto Giovanni Paolo II presso la Pontificia Università
Lateranense a Roma. Amico personale di papa Wojtyla, è autore di diversi saggi
sull’antropologia e la filosofia, in questa intervista alla Nuova BQ affronta i mali
principali che affliggono lEuropa. Mali che si risolvono in una perdita
costante delle proprie radici cristiane.
Professor Grygiel, il caso Austria e l'imminente referendum sulla Brexit
certificano che l'Europa è come sfilacciata, senz'anima. Il progetto degli
europeisti è in crisi. Quali sono le principali cause?
Sempre di più sono convinto che i politici abbiano commesso un errore madornale, cominciando a costruire l’Unione Europea sulla base degli
interessi economici. Avrebbero dovuto farlo sulla base dei valori di
cultura e, quindi, sulla base dei valori immutabili senza i quali le culture
non sono la cultura. L’Unione Europea manca dell’antropologia che contempla
l’uomo come persona il cui amore la orienta alle altre persone. Per mancanza
del reciproco affidarsi dell’una all’altra e, di conseguenza, di una nazione a
un’altra nazione, l’Unione Europea
diventa sempre di più un agglomerato d’individui che vivono nella miseria
propria della solitudine. Le società, gli Stati, sono come questi
individui. Principio della loro convivenza è il conflitto. “L’enfer c’est
les autres!” (J.-P. Sartre). I
conflitti lacerano e distruggono le realtà che non hanno alla base la cultura.
I conflitti favoriscono i più forti. Sono essi a funzionare nella dialettica
“servo-padrone” come padroni. L’Unione
Europea è dominata dalla Germania, a quanto pare oltre che dalla Francia.
Gli altri paesi, rifiutando di essere “servi”, rigettano la dialettica con il
cui aiuto i più forti vivono da parassiti. Il marxismo fiorisce nell’Unione
Europea.
La gestione dei migranti è diventato un problema endemico europeo, come
pensa che possa risolversi salvaguardando il diritto di ogni nazione alla
sicurezza e dei suoi cittadini a vivere in pace?
Si devono risolvere tre problemi. 1.
Fare di tutto per a) spegnere le guerre nei paesi dai quali la gente scappa e
b) insegnare a pensare e a lavorare a chi non lo sa fare. 2. Bisogna chiudere
le frontiere dell’Unione Europea e andare in questi paesi per aiutarli a
vivere. 3. Aiutare i matrimoni e le famiglie a essere sul serio ciò che essi
sono e, quindi, devono essere, e non elevare invece i loro surrogati, prodotti
dalle deviazioni e malattie di moda, alla dignità che si deve soltanto
all’unione della donna e dell’uomo e ai figli. Gli Stati europei sono a tal
punto rovinati dai matrimoni falliti da cercare di sopravvivere aprendo le
frontiere agli immigrati trattati come forza lavoro a basso prezzo. I vescovi
di Siria, per esempio, hanno capito bene questo pericolo che minaccia
l’esistenza dei loro paesi. La parabola
del buon Samaritano “applicata” in modo imprudente al problema
dell’immigrazione e, di fatto, a quello della mancanza di forza lavoro
serve per alcuni come patetica giustificazione dello sfruttamento degli altri.
Questo sfruttamento è stato mal calcolato e, parlando cinicamente, malpreparato
dai grandi dell’Unione Europea, il che è un mascherato suicidio dell’Unione
Europea e un assassinio dell’Europa stessa. L’Unione Europea odia l’Europa.
Perciò tra poco forse cambierà anche la sua denominazione in un’Unione di…
qualsiasi cosa.
Da tempo l'Europa ha negato le sue radici cristiane: come pensa che questo
abbia influito nella crisi attuale?
Il fiume che negasse la propria sorgente e cercasse di riconoscersi in
qualche affluente diventerebbe un fiume diverso. Mancherebbe l’acqua sorgiva. L’Europa scaturisce dalla ricerca
ateniese della verità e del bene e dalla profezia giudaica e dal suo
compimento che rivela “fino ad adesso” che verità e bene sono la Persona che ci
sta di fronte, riguardo alla quale possiamo avere l’atteggiamento scettico e
relativista di Pilato ovvero quello dei Suoi apostoli. In quanto ordine sociale l’Europa scaturisce da Roma, il cui pensiero
politico si atteneva alla realtà e non invece alle astrazioni. L’Unione
Europea cerca invece di vivere nell’oblio delle sorgenti, affidandosi ai
calcoli degli interessi del giorno d’oggi. Non c’è allora da meravigliarsi che
le manchi il domani, cosa che provoca una disperazione.
Quali sono a suo avviso le problematiche più gravi?
Ci sono due gravi problemi che, risolti in modo inadeguato alla realtà ma
adeguato alle opinioni in vigore, mettono l’Europa a rischio di perdere sé
stessa, e sono: il problema di lasciare
che la verità aspetti nelle anticamere mentre nei salotti e nei parlamenti
si vaneggia in modo intelligente e allo stesso tempo stupido del vuoto e di
come stabilire in quel vuoto la politica e l’economia. L’altro problema, legato
però con l’oblio della verità, è la
mancanza di un’antropologia o, se si vuole, la mancanza d’una visione
adeguata della persona umana. La dignità della persona è stata ridotta a un
oggetto che ha il prezzo calcolato a seconda delle situazioni.
Le leggi anti vita e anti famiglia vengono approvate dai parlamenti
periferici "perché ce lo chiede l'Europa". Perché secondo lei
l'Europa ha assunto un potere così totalitario nei confronti della sovranità
dei singoli stati?
Qualche giorno fa sul Foglio ho scritto che l’Unione
Europea ha assunto il ruolo di una “quarta Roma”, dopo la seconda di
Costantinopoli e la terza di Mosca. Gli
impiegati di Bruxelles credono quasi religiosamente nel potere di imporre un
modo di vivere sregolato dalle sue leggi. Ogni surrogato della fede
religiosa finisce nella mancanza di libertà, cioè in un totalitarismo. Occorre
una forza di spirito, quella propria dei cavalieri che avevano il coraggio di
difendere i deboli, per poter oggi dire “No!” alla “quarta Roma”. È significativo che la Polonia, che ancora
permane alle sorgenti dell’Europa, faccia oggi valere i propri diritti lanciando
per bocca del Presidente e del governo agli impiegati di Bruxelles il suo non
possumus. Basta ascoltare i due ultimi discorsi del primo ministro Beata
Szyd?o nel parlamento europeo e in quello polacco. Gli auguro la forza di
perseverare nel lasciarsi difendere dalla verità dell’uomo e dalla libertà che
ne proviene.
Teme un’escalation dello scontro tra Usa e Russia, a partire dalla
crisi Ucraina, che possa vedere l'Europa come vaso di coccio?
La Russia non attacca mai la gente che non la teme. Per attaccare l’Europa
cercherà prima di incutere paura negli Europei, cosa che fa con successo. Gli
Europei (occidentali) hanno paura da un lato delle minacce russe e da un altro
lato del coraggio degli Americani, ma allo stesso tempo hanno il desiderio di vivere nella verità e nella libertà,
desiderio che non cessa di ridestare gli Europei che riescono a dimenticare ciò
che hanno vissuto dal 1939 fino al 1989. L’Europa è già vaso di coccio. Il
cavallo quale è ciascuno lo vede, dice una vecchia enciclopedia polacca del
1745.
Che cosa pensa del programma di rinascita spirituale che Putin sta
effettuando in Russia? Oppure delle politiche famigliari in alcuni Paesi
dell'Est?
Credo che, con il governo di oggi, davvero la Polonia conduca una rinascita spirituale del paese, non solo aiutando
le famiglie economicamente e politicamente ma anche cercando di rendere
giustizia alla verità che è stata talvolta trascurata.
E' corretto considerare la Russia un nemico?
Bisogna chiedere se essa stessa vuole essere amica. Non bastano le
dichiarazioni, occorrono i fatti.
La debolezza dell'Europa si vede anche dalla sua politica estera e dalla
gestione dei fronti caldi in Medioriente: questo porta all'indebolimento
della leadership europea. Il pericolo Isis può davvero minacciare
l'Europa fino al collasso?
Non sono veggente che preveda il futuro. Sono certo però di una cosa: gli Stati e le nazioni si distruggono con
le proprie mani. Qualcuno può aiutare l’Europa a realizzare il proprio
suicidio.
Che cosa del magistero del suo amico Giovanni Paolo II circa i destini
dell'Europa è stato trascurato dalla politica?
La politica europea dovrebbe continuamente aiutare l’Europa a rinascere. Rinasce solo colui che ritorna ai principi
del proprio essere. San Giovanni Paolo II non cessava di ricordare agli
Europei questa verità. Le nazioni rinascono anche ritornando alle proprie
sorgenti. Il grido di San Giovanni Paolo
II, “Sorgente, dove sei?”, ha carattere metafisico. Tuttavia le sue
conseguenze politiche sono enormi. I politici europei non risalgono contro
corrente verso la sorgente dell’Europa. Perciò non sono aperti che agli
afflussi accidentali con cui la identificano. A questo punto il destino
dell’Europa sarebbe totalmente casuale. Sarebbe addirittura nulla. Il titolo
del libro di J. Monod “Caso e necessità” potrebbe essere riferito anche
all’esistenza dell’Europa.
Ricevendo il premio Carlo Magno Papa Francesco ha parlato di una rinascita
dell'Europa attraverso il dialogo. Ma quale tipo di dialogo? E soprattutto con
chi? Come si fa a dialogare con un potere che diventa sempre più laicista e
antropologicamente anti cristiano?
Se l’Europa rinasce convertendosi ai
principi, occorre ricordarle che non rinascerà dialogando con gli altri
nell’oblio della propria Sorgente. L’Europa può, anzi deve dialogare con tutti, ma sempre cercando di essere epifania della verità che le è stata
consegnata a Gerusalemme ad amare, ad Atene a cercare, e a Roma a guardare
come alla stella sul mare agitato della forza politica, economica e militare.
Le menzogne, il far finta di essere diversa da ciò che si è, distruggono
qualsiasi dialogo.
Il potere delle banche e della Germania sta condizionando il destino di
molti Stati. Esiste una strada per ridare sovranità ai popoli?
I popoli non ricevono la sovranità dagli
altri, ma la conquistano. Il mio essere sovrano dipende da me, non dagli altri. Se il popolo non
vuole essere sovrano, non lo sarà. Per la sovranità e per la libertà si paga
con la totalità di sé stessi. Anche questa verità ricordava san Giovanni Paolo
II. Purtroppo molti preferiscono essere
servi saziati che uomini sovrani e liberi, poiché hanno paura di essere
costretti a mangiare soltanto pane e bere soltanto acqua.
Che cosa può fare la Chiesa, che pure in Europa rischia la persecuzione per
come difende la famiglia, o l'irrilevanza, quando non si oppone a una certa
cultura?
La Chiesa, in virtù della presenza di
Cristo in lei, esiste per dare testimonianza alla Verità che è proprio Cristo. Dare testimonianza a Cristo significa
identificarsi con Lui, amarlo fino alla fine, cioè seguirlo sulla via dolorosa
e non fuggire da sotto la croce. “Se hanno perseguitato Me, perseguiteranno
anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra” (Gv
15, 20). La Chiesa che fugge dalla croce servirà nel migliore dei casi come
organizzazione di beneficenza. Però la storia dell’economia di salvezza non si
riduce a una storia di beneficenza.
di Andrea Zambrano
LA NUOVA BUSSOLA 30-05-2016
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