Grande intervento di Papa
Francesco nell'omelia a Santa Marta il 22 novembre
Ci sono tre
tipi di persecuzione: quella religiosa, quella politico-religiosa e quella
culturale
Il Papa afferma che vi sono tre
tipi principali di persecuzioni: una persecuzione soltanto religiosa, un’altra
politico-religiosa, (ad esempio – afferma Francesco – la “Guerra dei 30
anni” o la “notte di san Bartolomeo”, “queste guerre religiose o politiche”), e
una terza persecuzione di tipo puramente “culturale”, quando arriva “una nuova
cultura che vuole fare tutto nuovo e fa piazza pulita delle tradizioni, della storia, anche della
religione di un popolo”. Quest’ultimo tipo di persecuzione è quella nella
quale si trova Eleazaro, condannato a morire per fedeltà a Dio.
Nella Messa di ieri era iniziato il
racconto di questa persecuzione culturale, nota il Papa: alcuni del
popolo vedendo il potere e la bellezza magnifica di Antioco Epifane, avevano
pensato di fare alleanza per essere
moderni e quindi presero l’iniziativa, andarono dal re che “diede loro la
facoltà di introdurre le istituzioni
pagane delle nazioni”. Non le idee o gli dei ma le istituzioni, rileva
Francesco. In tal modo, questo popolo cresciuto attorno alla Legge del Signore,
fa entrare una nuova cultura, "nuove istituzioni”, che fanno
piazza pulita di tutto: “cultura, religione, legge”. “Tutto nuovo”, la
“modernità” è una vera colonizzazione ideologica - sottolinea il Papa
- che vuole imporre al popolo di Israele “questa abitudine unica”, in base alla
quale tutto si fa così e non c’è libertà per altre cose. Alcuni accettarono perché gli sembrava una cosa buona, per essere come
gli altri, e così si tolgono le tradizioni e il popolo inizia a vivere in un
modo diverso.
Ma per difendere le “vere
tradizioni” del popolo, nascono alcune resistenze, come quella di Eleazaro,
uomo dignitoso, molto rispettato, e proprio il Libro dei Maccabei racconta la
storia di questi martiri, di questi eroi. Una
persecuzione nata da una colonizzazione ideologica va avanti sempre così:
distrugge, “fa tutto uguale, non è capace di tollerare le differenze”.
La parola chiave che il Papa
evidenzia, a partire dalla Lettura di ieri, è proprio “radice perversa”, cioè
Antioco Epifane: una radice che viene fatta entrare per far crescere nel popolo
di Dio “col potere” queste abitudini “nuove, pagane, mondane”.
“E questo è il cammino delle colonizzazioni
culturali che finiscono per perseguitare anche i credenti. Ma non dobbiamo
andare troppo lontano per vedere alcuni esempi: pensiamo ai genocidi
del secolo scorso, che era una cosa culturale, nuova: ‘Tutti uguali e
questi che non hanno il sangue puro fuori e questi’… Tutti uguali, non c’è
posto per le differenze, non c’è posto per gli altri, non c’è posto per Dio. È
la radice perversa. Davanti a queste colonizzazioni culturali che nascono dalla
perversità di una radice ideologica, Eleazaro, lui stesso, si fa radice”.
Eleazaro, infatti, muore pensando ai
giovani, a lasciargli un nobile esempio, “dà la vita, per amore a Dio e alla
legge e si fa radice per il futuro”.
Quindi, davanti a quella radice perversa che produce questa colonizzazione
ideologica e culturale, “c’è quest’altra radice che dà la vita per far crescere
il futuro”.
Ciò che era arrivato dal regno di
Antioco, era una novità e che le novità non sono tutte cattive, basti pensare
al Vangelo, a Gesù, che è una novità ma – avverte il Papa - bisogna saper
distinguere: “Bisogna discernere le novità. Questa novità è del Signore, viene
dallo Spirito Santo, viene dalla radice di Dio o questa novità viene da una
radice perversa? Ma, prima, sì, era
peccato non si poteva uccidere i bambini; ma oggi si può, non c’è tanto
problema, è una novità perversa. Ieri, le differenze erano chiare, come ha
fatto Dio, la creazione si rispettava; ma oggi siamo un po’ moderni… tu
fai… tu capisci … le cose non sono tanto differenti… e si fa una mescolanza di
cose”.
La novità di Dio, invece,
non fa mai “un negoziato” ma fa crescere e guarda il futuro: “Le
colonizzazioni ideologiche e culturali soltanto guardano il presente, rinnegano
il passato e non guardano il futuro. Vivono nel momento, non nel tempo, e
per questo non possono prometterci niente. E con questo atteggiamento di fare
tutti uguali e cancellare le differente commettono, fanno il peccato
bruttissimo di bestemmia contro il Dio creatore. Ogni volta che arriva una
colonizzazione culturale e ideologica si pecca contro Dio creatore
perché si vuole cambiare la Creazione come l’ha fatta Lui. E contro questo
fatto che lungo la storia è accaduto tante volte soltanto c’è una medicina: la testimonianza, cioè il martirio”.
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