Remi Brague è stato insignito
il 18 n0vembre del premio “Internazionale di Cultura Cattolica”, assegnato in
passato al Card. Ratzinger e a don Giussani.
Dopo la polemica generata dalla decisione del Consiglio di stato francese di
rimuovere la croce a Plöermel, in nome della laicità, il filosofo francese Rémi Brague ritorna sulla nozione di
laicità.
Ne parla con Alexandre Devecchio del Figaro. “Ci sono due ragioni: da un lato, la stanchezza di fronte a ciò che è
ripetitivo in queste misure; d’altra parte, il fastidio per la meschinità che
testimoniano. In Bretagna, non puoi lanciare un mattone senza che cada su
un recinto parrocchiale. E dov’è che una croce è più al suo posto che sopra la
statua di un Papa? Il secolarismo non ha nulla della dignità di un principio
filosofico, ma costituisce una nozione specificamente francese. La parola è
persino intraducibile”.
Ma come applicare la legge sul velo a
scuola e il burqa in strada se la legge non viene applicata rigorosamente per
tutte le religioni?
“Il vero parallelo alla costruzione di un tale monumento sarebbe la
costruzione di una moschea. Chi la vieta? Molti comuni, anzi, la preferiscono.
In ogni caso, si ha spesso l’impressione che una legge in Francia sia piuttosto
un’opzione. Quante leggi sono rimaste senza decreti attuativi? Vediamo le donne
che indossano il velo che nasconde i loro volti? La applichiamo nei
‘quartieri’? Il ‘secolarismo’ in stile francese è stato scolpito su misura del
cristianesimo da persone che lo conoscevano molto bene.
Il problema con l’islam non è, come si dice troppo spesso, che non
conosce la separazione tra religione e politica (da qui l’espressione
imbecille di ‘islam politico’). E’ piuttosto
che ciò che chiamiamo ‘religione’ include un insieme di regole della vita
quotidiana (cibo, vestiti, matrimonio, eredità, ecc.), presumibilmente di
origine divina, che devono quindi avere la precedenza sulla legislazione umana.
La laicità non è e non può essere un’arma. E, almeno in linea di principio,
ancor meno essere diretta contro una particolare religione. Lo dico perché è stata forgiata contro una
religione molto specifica, cioè il cristianesimo cattolico, a cui la grande
maggioranza della popolazione ha aderito più o meno consapevolmente, con più o
meno fervore. Lo stato non deve favorire nessuno, né combattere nessuno. Alcuni
secolaristi sognano di porre fine al cristianesimo, dandogli il tanto atteso
colpo di grazia dal XVIII secolo. Sfruttano
la paura dell’islam per cercare di scacciare dallo spazio pubblico ogni traccia
della religione cristiana".
"Sentiamo dire che ‘l’islam è una religione come le altre’ ma nessuna religione è una religione come le
altre. Ognuna ha la propria specificità. Applicare il concetto cattolico di
‘integralismo’ o protestante di ‘fondamentalismo’ a fenomeni che non hanno
nulla a che fare con queste due denominazioni, questo è il vero fumo negli
occhi. I più grandi massacri del XX secolo non furono fatti da regimi semplicemente
atei, ma da regimi desiderosi di estirpare la religione”.
La minaccia dell’islam? “La più seria
non è sicuramente la violenza. Questa è solo un mezzo per un fine, la
sottomissione dell’intera umanità alla Legge di Dio”.
20 Novembre 2017 IL FOGLIO
Chi desidera approfondire il pensiero di
Brague, che ha molti elementi originalmente ratzingeriani, può leggere il link
sottostante
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