giovedì 7 giugno 2018

CI PROVIAMO A LEGGERE UN LIBRO


LEONARDO LUGARESI
Con qualche amico abbiamo pensato di trovarci ogni tanto per aiutarci ad affrontare la lettura di un “libro imperdibile”, cioè di un testo che consideriamo veramente importante ma che magari non è proprio il tipo di lettura che si fa la sera prima di addormentarsi o mentre si è nella sala d’attesa del dentista. Una  presentazione del libro e un dialogo per mettere insieme impressioni e difficoltà di lettura possono essere un modo semplice per aiutarci a riprendere una pratica, quella della formazione culturale, che oggi è sempre più necessaria e allo stesso tempo sempre più difficile da mantenere.
Vedremo se funziona. Il primo incontro lo facciamo giovedì 7 giugno alle ore 21 a Cesena, in via Serraglio presso la sede di Assiprov. Chi è interessato e vuol partecipare è il benvenuto. 
Qui di seguito riporto una breve scheda di presentazione del libro con cui abbiamo scelto di cominciare.
Hans Urs von Balthasar, Luigi Giussani, L’impegno del cristiano nel mondo, trad.it. Milano, Jaca Book, 20173.

Il libro raccoglie un ciclo di conferenze tenute dai due autori nel 1971 ad un gruppo di universitari svizzeri di Comunione e Liberazione.
Non è, come si potrebbe pensare dal titolo, un libro su “cristianesimo e società” o “cristianesimo e politica”, un libro incentrato sull’etica, cioè su come il cristiano deve agire nella società e nella politica. Il fulcro del libro è nell’approfondimento della natura dell’impegno di Dio con il mondo e del rapporto teologico tra l’impegno di Dio e l’impegno del cristiano. Cioè nell’incontro tra due libertà. La rilevanza del tema della libertà, come osserva anche Carrón nella sua prefazione, è essenziale per comprendere il discorso dei due autori.
La libertà del cristiano, però, è costituita dalla libertà di Dio, si radica nella sua azione liberante: «La nostra libertà è inseparabile dall’essere stati liberati» (p.33). Questo aspetto è quello fondamentale: ciò di cui Balthasar e Giussani parlano è la radice e la “sostanza teologica” dell’agire cristiano. Ed è su questo che la lettura di questo libro può risultare particolarmente importante per noi oggi, a distanza di quasi cinquant’anni. Il pericolo di separare i due piani, quello della teologia e quello della morale e della politica, è infatti oggi più grande che mai e lo si riscontra in entrambe le posizioni che si affrontano nel dibattito aperto nella chiesa: sia in quella di chi, giustamente preoccupato di difendere i principi della morale cristiana e, in senso più ampio, i contenuti e le strutture della civiltà o dell’antropologia cristiana, finisce però per correre il rischio di ridurre la fede nella persona di Gesù Cristo ad un presupposto da cui partire per concentrarsi su ciò che viene percepito come più determinante: i valori della cultura cristiana; sia nella posizione contraria di chi, proprio per evitare questo pericolo, vuole sì concentrarsi sul rapporto personale con Cristo e sulla corrispondenza del cuore all’incontro con lui, correndo però il rischio di rinunciare di fatto ad affrontare – nell’esperienza, il che significa attraverso l’esercizio del giudizio (senza del quale non si dà esperienza) la realtà concreta del mondo, in tutta la complessità dei suoi fattori.
Invece il punto a cui questo libro ci richiama è proprio quello dell’unità, che non può che essere teologica, tra l’impegno di Dio verso il mondo – che è Grazia, atto assolutamente libero e gratuito di Dio il quale, a partire dalla Creazione sceglie irrevocabilmente di coinvolgersi con il mondo – e la risposta, altrettanto assolutamente libera, del cristiano, che accetta di essere “preso dentro” l’iniziativa di Dio e di diventarne lo strumento.

È solo nell’intima connessione con l’iniziativa di Dio («permanere nella sorgente» è la bella immagine di Balthasar) che ogni divisione ed antitesi si ricompone in unità: a partire da quella per cui è vero che Dio ama, vuole salvo e in certo modo si rivela a tutto il mondo ben al di là dei confini visibili della chiesa (qui Balthasar riprende criticamente la nozione di “cristianesimo anonimo” di Rahner), ma questo non significa affatto che la chiesa diventi superflua perché Dio sceglie un popolo per portare a tutti la salvezza. Allo stesso modo, anche la contrapposizione tra persona e comunità è tolta dal fatto che Dio sceglie un popolo, ma il suo rapporto con il popolo passa attraverso il rapporto con le singole persone (Abramo, Mosé, Davide e soprattutto Maria). Lo stesso può dirsi per altre apparenti antinomie che vengono toccate nel libro, come quella tra Legge e libertà, quella tra contemplazione e azione e così via.
Qui mi pare che ci sia una chiave di lettura fondamentale per comprendere il testo. In questa prospettiva, Balthasar e Giussani dicono cose illuminanti su molti temi che potremo riprendere insieme quando ci incontreremo, come ad esempio il ruolo della chiesa nel mondo (pp.43-45; 92-94) o il problema del rapporto tra natura e grazia (pp.68-71).

Data la difficoltà del testo, penso che sia molto utile se chi lo ha già letto o lo sta leggendo indichi i passi che desidera che vengano ripresi e possibilmente chiariti attraverso il lavoro comune. Per lo stesso motivo, è opportuno che chi è intenzionato a leggerlo se lo procuri prima dell’incontro, in modo da averlo sottomano quando ci lavoreremo insieme.

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