UN INTERVENTO DI ANTONIO SOCCI
Il fenomeno politico più sorprendente della terza Repubblica (e in ascesa)
è la Lega di Matteo Salvini. Alle elezioni del 4 marzo ha
conquistato la leadership del centrodestra, poi è diventata il pilastro del
nuovo governo (a cui dà la sua forte impronta), miete consensi anche al Centro e al
Sud Italia ed è accreditata dai sondaggi nazionali fra il 25 e il
28 per cento.
Il Pensatore, Auguste Rodin, Museo Rodin, Parigi |
Eppure il Giornale Collettivo del Pensiero Unico e gli intellettuali ne
parlano solo per scagliare anatemi e sberleffi. Irrisione e
demonizzazione. Nessuno che rifletta su quello che sta accadendo o che spieghi la
clamorosa esplosione di consensi per Salvini, che di certo non è dovuta a
qualche campagna mediatica perché – anzi – la sua Lega ha
tutti contro: l’establishment, i media e la rete.
Tutti a coprirla di critiche e perfino di fango. Cosa che rende ancora più
straordinario il consenso massiccio degli italiani per il leader lombardo.
Quando la Lega Nord irruppe con Bossi nel panorama politico la
demonizzavano accusandola di attentare all’unità del Paese. Oggi scagliano contro la Lega di
Salvini l’accusa opposta: quella di sovranismo e
di nazionalismo.
Questo capovolgimento di accuse potrebbe far pensare a un ribaltamento
politico della Lega. In realtà è il contrario.
Documenta il ribaltamento politico dell’establishment che prima era statalista e
centralista e dopo ha svenduto la sovranità nazionale
italiana (sovranità
monetaria, politica ed economica) alla signoria dei mercati globali e alla
tecnocrazia dell’Unione Europea, facendo dell’Italia una colonia dei mercati, della Germania e
della Francia (entrambe le versioni dell’establishment – statalista o
europeista – hanno in comune un fisco vessatore e dissanguatore).
Il percorso dalla Lega Nord di Bossi alla Lega di Salvini ha una sua forte coerenza. Salvini è rimasto fedele
all’identità originaria e se oggi va forte in tutta Italia “significa che la
semente era buona” come ha detto Umberto Bossi.
Non a caso Salvini continua a portare sulla giacca la spilla di
Alberto da Giussano che simboleggia la battaglia di libertà dei comuni
italiani contro l’imperatore germanico Federico Barbarossa. Riferimento storico che appare
ancora più significativo oggi che la Lega guida la battaglia contro la nuova egemonia
imperiale tedesca.
Del resto Alberto da Giussano e la battaglia di Legnano facevano già parte
della nostra cultura nazionale come simboli del Risorgimento contro
l’occupazione straniera dell’Italia: il nostro stesso Inno nazionale, scritto da Mameli nel 1846, evoca
Legnano (“Dall’Alpe a Sicilia, dovunque è Legnano”). Ci sono poi “La battaglia di
Legnano” di Giuseppe Verdi e la “Canzone di Legnano” di Giosuè Carducci.
Contro lo strapotere imperiale tedesco, la
difesa dell’indipendenza municipale fatta dai Comuni della Lega Lombarda (col
sostegno della Chiesa di Alessandro III), nel 1176, fu giustamente interpretata
dal Risorgimento, nel XIX secolo, come una difesa della stessa nazione italiana
schiacciata dall’Impero germanico-europeo.
E questo legame profondo fra identità
municipale e identità nazionale (tipico dell’Italia), colto dal Risorgimento, è
anche ciò che unisce le due stagioni storiche della Lega.
La Lega di Salvini infatti ha avuto la capacità di capire cosa stava
accadendo col ciclone della globalizzazione (che ha portato pure le migrazioni di
massa), con il dominio della
finanza sugli
stati e con le conseguenze di Maastricht e della moneta
unica: una distruzione di
tutte le identità (nazionali, statuali, regionali, municipali, culturali, religiose e
personali) e una distruzione del benessere.
E’ stata l’intuizione di Salvini che non è un intellettuale, ma (come Bossi
agli inizi della Lega) è un vero politico che sta fra la gente e per questo sa
percepire molto meglio degli intellettuali quello che accade.
Salvini ha saputo attrarre attorno al suo progetto persone e aree diverse.
Anche alcuni della sinistra anticonformista e molti elettori di sinistra.
Perché è stata la Lega a capire e denunciare le tragedie di
questa globalizzazione che è una “glebalizzazione” dei popoli (copyright Diego Fusaro). Contro
Salvini si è scatenata la Sinistra ufficiale e il suo apparato mediatico.
Perché la Sinistra è stata il braccio operativo
delle élite globali.
Così la Lega è stata irrisa e demonizzata come del resto Donald
Trump e Vladimir Putin. Eppure sono proprio questi leader
a rappresentare la speranza di riscossa dei loro popoli.
Da noi la vecchia sinistra resta un rottame
politico del ’68 e del comunismo (anche del cattocomunismo) che, dopo aver
assecondato la demolizione degli stati nazionali e dello stato sociale, ora si
aggrappa alla Merkel e a Macron. Cioè alla vera destra. Così la sinistra si è suicidata.
Con lei, e con “questa” Europa
franco-tedesca, l’Italia ha subito l’esproprio del primo “bene comune” (la
moneta), della sua sovranità, un’emigrazione di massa disastrosa,
l’impoverimento del ceto medio, la crescita zero del pil e si è perso un quarto
della produzione industriale. Inoltre è triplicata la povertà assoluta, è
esplosa la disoccupazione giovanile, sfasciata la sanità, attaccate le pensioni,
le periferie ridotte al degrado e il Sud alla marginalità.
In pratica sono stati demoliti insieme lo stato nazionale
e lo stato sociale.
Ecco perché un intellettuale di sinistra come Alberto Bagnai, economista di raffinata cultura, è
approdato alla Lega senza rinnegare i suoi valori. Tempo fa scrisse: “Il motivo
per cui la sinistra non vuole confrontarsi col concetto di
nazione è evitare
di confrontarsi col concetto di tradimento”.
.
Antonio Socci
Da “Libero”, 10 giugno 2018
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