L’ACCADIMENTO
STRAORDINARIO DI PAPA FRANCESCO
L'evento in questione
è la preghiera, con benedizione “Urbi et Orbi” di Papa Francesco venerdì 27
marzo in piazza San Pietro, davanti al
crocifisso miracoloso di San Marcello al Corso e all'icona bizantina di Santa
Maria Maggiore.
Il gesto ha prodotto un'impressione dirompente, a prescindere
dall'osservanza religiosa. Gabriele Romagnoli su Repubblica ha scritto:
"Neppure il giorno in cui uscì dal conclave per presentarsi al mondo ha
mai avuto tanti occhi su di sé, tante anime in affidamento, tante persone
disponibili, fede o non fede, a sentirlo, non ascoltarlo, sentirlo". Ci
saranno state anche le milionate di persone che sfottevano e bestemmiavano
contro il popolo dei beghini che credono nella mano divina che ferma la
pandemia, ma da una selezione aneddotica dei commenti e delle timeline è
emersa la sensazione che il Papa, in quel momento, abbia detto qualcosa anche
a chi è lontanissimo dalla fede. Un tweet di Federico Ferrazza, direttore di
Wired, sembra testimoniarlo: "Sono ateo da circa 28 anni. Ma quella
immagine è di una forza incredibile. E fa piangere".
Come mai quella circostanza ha saputo comunicare in modo
così potente, tanto da commuovere anche chi non crede? La sequenza
cinematografica, si dirà. L'uomo biancovestito nella piazza deserta, il cielo
di Blade Runner, la città eterna che trattiene il respiro, la fotografia
monumentale, la scenografia di Gian Lorenzo Bernini; e poi l'esibizione
dell'iconografia cristiana in tutta la sua fisicità da vicino, anzi da vicinissimo,
con il bacio dei piedi del crocifisso sotto la pioggia, l'ostensione del
Santissimo al cospetto del mondo. Non abbiamo scoperto venerdì scorso che Francesco
ha vinto a mani basse la competizione delle immagini, quella a cui forse il suo
predecessore non ha mai nemmeno voluto partecipare, e pazienza se i critici
del Papa regnante lo accusano di protagonismo e vanità. Ma la capacità di
raggiungere i lontani, di dire loro qualcosa a cui non si crede ma che un po'
fa piangere, non si spiega solo con una grande sequenza, e si può ipotizzare
che ci sia dell'altro.
Che cos'è questo altro? E' l'immagine, anzi
l'orientamento, della persona umana che Francesco ha rappresentato agli occhi
dell'Urbe e dell'Orbe: era l'uomo che implora, il mendicante che non
ha nulla ed è bisognoso di tutto, l'essere fragile che si rivolge
a Colui a cui anche le acque e il vento obbediscono, come da lettura
evangelica scelta in modo perfetto. Il Papa che si prostra questuante, chiedendo
non solo la fine della pandemia ma la felicità umana tutta intera, illustra l'uomo religioso, non solo quello
strettamente cristiano, e perciò risuona, o può risuonare, anche nell'intimo
di chi non crede al dogma, di chi
disprezza il precetto, perché descrive un atteggiamento umano che d'improvviso
appare ragionevole. Una specie di arrendevolezza che tuttavia convive con il fervore
di chi perora una causa urgente.
Venerdì Francesco ha mostrato la differenza fra l'uomo che
domanda e l'uomo che sa già. Fra l'uomo che implora e quello che domina e signoreggia,
l'essere che determina e si autodetermina, alfa e omega del proprio destino.
In questo senso, ha compito un gesto religioso, prima ancora che cristiano, ché
illustra l'atteggiamento proprio della religiosità.
Ora, il coronavirus è
affare da scienziati, e la scienza - Dio la benedica - dà indicazioni
straordinarie per mitigare gli effetti della pandemia e darà, nel tempo, un
vaccino che ci farà esultare e festeggiare come si potrebbe esultare e
festeggiare per un mondiale vinto contemporaneamente da tutte le nazionali.
Ma nelle circostanze
presenti non è che il mondo stia sperimentando primariamente quel grande
senso di controllo e onnipotenza che la modernità ha messo al centro del suo
ideale. Sperimenta piuttosto
smarrimento, incertezza, solitudine, impotenza, urgenza di un senso di fronte
al dolore e alla morte.
Di fronte a tutto
questo, l'atteggiamento dell'uomo che implora è parso per un momento ragionevole
anche a chi non crede al Dio a cui il
Papa si rivolge.
MATTIA FERRARESI ILFOGLIO