Meglio sudditi che morti: le vite a sovranità limitata degli italiani e le scorie dell’epidemia
Il sistema-Italia è una ruota quadrata che non gira: avanza a fatica, suddividendo ogni rotazione in quattro unità, con un disumano sforzo per ogni quarto di giro compiuto, tra pesanti tonfi e tentennamenti. Mai lo si era visto così bene come durante quest’anno eccezionale, sotto i colpi sferzanti dell’epidemia.
Privi di un Churchill a fare da guida nell’ora più buia, capace di essere il collante delle comunità, il nostro modello individualista è stato il migliore alleato del virus, unitamente ai problemi sociali di antica data. E di certo la rissosità della politica e i conflitti interistituzionali non aiutano. Così come nell’emergenza abbiamo trascurato i malati “ordinari”, uno degli effetti provocati dall’epidemia è di aver coperto sotto la coltre della paura e dietro le reazioni suscitate dallo stato d’allarme le nostre annose vulnerabilità e i nostri difetti strutturali, del tutto evidenti oggi nelle debolezze del sistema ‒ l’epidemia ha squarciato il velo: il re è nudo! ‒ e pronti a ripresentarsi il giorno dopo la fine dell’emergenza più gravi di prima.
Spaventata, dolente, indecisa tra
risentimento e speranza: ecco l’Italia nell’anno della paura nera, l’anno del
Covid-19.
Il 73,4% degli italiani indica nella paura dell’ignoto e nell’ansia conseguente il sentimentoprevalente in famiglia. In questi mesi, il 77% ha visto modificarsi in modo permanente almeno una dimensione fondamentale della propria vita: lo stato di salute o il lavoro, le relazioni o il tempo libero.
Lo Stato, pur percepito come
impreparato di fronte all’ondata dei contagi, si è palesato come il salvagente
a cui aggrapparsi nel massimo pericolo. Ma, oltre al ciclopico debito pubblico,
le scorie dell’epidemia saranno molte, diversificate e di lungo periodo.
La prima scoria è la propensione a rinunciare volontariamente alla solitamente apprezzatissima sovranità personale (tab. 2):
- il 57,8% degli italiani è
disposto a rinunciare alle libertà personali in nome della tutela della salute
collettiva, lasciando al Governo le decisioni su quando e come uscire di casa,
su cosa è autorizzato e cosa non lo è,
sulle persone che si possono incontrare, sulle limitazioni della mobilità
personale;
- il 38,5% è pronto a rinunciare
ai propri diritti civili per un maggiore benessere economico, introducendo
limiti al diritto di sciopero, alla libertà di opinione, di organizzarsi, di
iscriversi a sindacati e associazioni.
La paura pervasiva dell’ignoto porta alla dicotomia ultimativa: “meglio sudditi che morti”. E porta a vite non sovrane, volontariamente sottomesse al buon Leviatano. Cresce allora il livore della logica “o salute o forca” (tab.3):
- il 77,1% degli italiani chiede
pene severissime per chi non indossa le mascherine di protezione delle vie
respiratorie, non rispetta il distanziamento sociale o i divieti di
assembramento;
- il 76,9% è fermamente convinto
che chi ha sbagliato nell’emergenza, che siano politici, dirigenti della sanità
o altri soggetti, deve pagare per gli errori commessi, che hanno provocato la
diffusione del contagio negli ospedali e nelle case di riposo per gli anziani;
- il 56,6% vuole addirittura il
carcere per i contagiati che non rispettano rigorosamente le regole della
quarantena e dell’isolamento, e così minacciano la salute degli altri;
- il 31,2% non vuole che vengano
curati (o vuole che vengano curati solo dopo, in coda agli altri) coloro che, a
causa dei loro comportamenti irresponsabili o irregolari, hanno provocato la
propria malattia;
- e il 49,3% dei giovani vuole che gli anziani siano curati dopo di loro.
C’è un rimosso in cui pulsano risentimenti antichi e recentissimi di diversaorigine, intensità, cause. Non sorprende, quindi, che persino una misura assolutamente indicibile per la società italiana come la pena di morte torni nella sfera del praticabile: quasi la metà degli italiani (il 43,7%) è favorevole alla sua introduzione nel nostro ordinamento (e il dato sale al 44,7% tra i giovani)
CENSIS, la Società italiana, 54° rapporto, pag 3-4
https://www.censis.it/sites/default/files/downloads/Sintesi_la_societ%C3%A0_italiana_2020.pdf
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