martedì 4 ottobre 2022

SIAMO IN PERICOLO SE L’EUROPA NON RISPETTA LA PLURALITA’ DELLE CULTURE

MASSIMO CAMISASCA

«Democrazia in crisi: ha la possibilità di salvarsi ma deve essere ripensata alla luce del totalitarismo culturale-finanziario dominante»


La partecipazione al voto gli stava a cuore. Ci aveva pure scommesso, sull”affluenza: racconta che sperava sarebbe aumentata, don Massimo CamisAsca. Da gennaio è vescovo emerito, dopo nove anni di ministero a Reggio Emilia. Scrittore - molti i suoi libri, il più recente è “Accendete l'Eternità senza spegnere la vita (Cantagalli) -, educatore, fondatore della Fraternità dei missionari di San Carlo Borromeo, è da sempre partecipe degli avvenimenti sociali, culturali, politici ed economici del Paese ed è stato membro della commissione della Conferenza episcopale italiana per le migrazioni.

«Ho completamente sbagliato la mia previsione», dice a una settimana dalle urne, con un po' di rammarico: «In realtà, più che una previsione era un auspicio. Che gli italiani, in un momento così drammatico del Paese, convenissero sull'opportunità di esprimere attraverso un voto la propria fiducia verso l'uno o l'altro dei contendenti. La sfiducia verso la politica ha radici sempre più profonde». `

Quali? E quanto sono preoccupanti?

«Direi che due sono le fondamentali: la prima, il basso livello culturale e morale della classe politica. La seconda, la consapevolezza che le decisioni vengono prese altrove, nei centri di potere finanziario, tecnologico e comunicativo che stanno in California o, comunque, altrove piuttosto che in Italia».

C'è un rischio che riguarda la democrazia? In campagna elettorale e pure oggi è stato questo uno dei temi più urlati dagli oppositori di chi ha vinto. Lei che ne pensa?

«La forma democratica di governo è in difficoltà in molti paesi. Questo esige una riflessione profonda: cosa può la democrazia nei confronti della globalizzazione? Io sono convinto che il governo democratico abbia ancora molte opportunità, ma deve essere ripensato alla luce del totalitarismo culturale-finanziario che oggi sta apparentemente vincendo».

«Ultradestra europea è in festa», si è letto in questi giorni. Rischiamo invece, a suo parere, di aprire una nuova stagione di sovranismi e nazionalismi?

«ll nazionalismo ha provocato molti mali all'Europa nel Novecento ed è anacronistico. Altra cosa è l'amore per la propria storia, la propria cultura, la propria nazione. Dobbiamo lavorare per un'Europa che rispetti la pluralità delle culture e delle diverse anime. Al contrario di ciò che accade oggi: abbiamo un'Europa senz'anima, o meglio la cui anima è il denaro e il commercio coperti dalle battaglie , ideologiche per i diritti».

E il populismo la preoccupa?

«Non so bene cosa si intenda per populismo. Se questa parola vuol dire servirsi del popolo per essere eletti, non può che trovarmi in totale disaccordo».

A urne appena chiuse, la premier francese ha detto che vigilerà sul rispetto dei diritti umani e del diritto di aborto in Italia. Ingerenza?

«È un esempio di ciò che ho le ho appena detto. Se non c'è rispetto reciproco non si può costruire un'Europa come casa comune».

In luglio la Cei si era espressa: la caduta di Draghi avrebbe penalizzato i poveri. Pensa sia necessario fare uno sforzo particolare sulla povertà? Quanto è serio il problema?

«Estremamente serio. Basta interrogare le Caritas delle nostre diocesi che svolgono un lavoro encomiabile in questa situazione in cui una crisi economica si è sommata a una crisi sanitaria e questa a una crisi bellica che ha provocato problemi per i rifornimenti delle energie. Siamo tutti un po' più poveri e, addirittura, molte famiglie non riescono ad arrivare alla fine del mese».

Difficile uscirne...

«Dobbiamo imparare tutti una maggiore sobrietà, essenzialità. Spero che le famiglie aiutino i ragazzi a entrare in una visione meno consumistica della vita e più legata a obiettivi reali di crescita culturale e spirituale, che sono poi le basi di una vera crescita economica».

Di che tipo di collaborazione da parte della politica ha bisogno la Chiesa per rispondere a questa emergenza?

«Lo scopo della Chiesa non è primariamente quello di rispondere ai bisogni degli uomini. Questo è il compito della politica. La Chiesa, però, ha una grande possibilità dì educare le persone. In questa direzione può svolgere una missione decisiva per aprire i cuori degli uomini al riconoscimento della presenza di Dio nella storia personale e sociale, e quindi alla carità. Come ho detto più volte, se Dio scompare dallo schermo della vita, tutta l'umanità ne è radicalmente impoverita».

Se la difesa dei ceti più deboli se la contendono M5s e sinistra, c'è lo spazio di un recupero per la coalizione vincente, il centrodestra?

«La difesa dei più deboli deve essere uno scopo primario di chi vuol governare e restare al governo, sia di destra che di sinistra o di centro. Sempre che abbiano ancora un senso queste denominazioni...».

E sui migranti? Cosa si rischia, se sì rischia, e cosa occorre a suo parere?

«Sono intervenuto decine di volte su questo tema anche come vescovo che partecipava alla Commissione per i migranti della Cei. Dobbiamo saper coniugare accoglienza e seri percorsi di integrazione. L'egoismo dell'Europa rivela ciò che dicevo prima: un continente senz'anima».

Guerra in Ucraina: il Papa parla chiaro, sembra però essere inascoltato. Urge un cambiamento di rotta?

«Le parole del Papa sono molto chiare e sono le uniche ragionevoli: occorre fare di tutto perché la guerra si arresti e perché cessi, o si riduca, il commercio delle armi. La guerra porta distruzione e morte, non risolve ma complica i problemi che l'hanno generata».

Possiamo svolgere un ruolo determinante senza essere tacciati di putinismo e anti-atlantismo?

«È chiaro a tutti che Putin è il colpevole, che l'Ucraina è stata aggredita e che i suoi diritti vanno difesi. Detto questo occorre porsi anche altre domande: possiamo immaginare un'Europa senza la Russia? Vogliamo veramente tornare alla Guerra Fredda? Vogliamo che la Russia cada interamente nelle braccia della Cina? Quali sono gli interessi dell'industria di guerra americana e europea in tutta questa vicenda?».

Dall'Agenda Draghi all'Agenda Camisasca: quali sono per lei le priorità assolute a cui dare immediata risposta?

«Non facciamo ridere a porre il mio nome accanto a quello di Draghi. La mia agenda, che uso dal 1968, è l'agenda Quo Vadis. Uscendo dall'umorismo, penso di avere già risposto. Per non evadere comunque la domanda direi queste parole: lavoro, educazione, libertà per tutti i soggetti che operano nel Paese».

Difesa della vita, sostegno alle famiglie, e all'educazione e alla sua libertà: il centrodestra dà garanzie su questi temi? La Chiesa può oggi trovare validi interlocutori nel governo attuale?

«Il governo non si è ancora formato. Vedo all'interno dei partiti che formano la maggioranza di centrodestra una grande attenzione su questi temi da lei segnalati. Non in tutti e non allo stesso modo. Non penso ci siano diritti di serie A e diritti di serie B».

Cioè?

«I poveri devono stare in prima fila: una madre che ha paura di non poter portare a termine la gravidanza per i più diversi motivi è un povero che va aiutato; un malato in fase terminale, un anziano solo, una famiglia i cui genitori hanno perso il lavoro... sono poveri che vanno aiutati. I giovani che non sanno più studiare sono poveri che vanno aiutati, cosi come quelli che non trovano prospettive che non trovano futuro. Mi auguro che ci sia un'interlocuzione profonda e libera tra la Conferenza episcopale e il nuovo governo che nascerà».

Un dialogo tutto da creare o già gli interlocutori ci sono?

«A Roma non è difficile incontrarsi. Lo dico per esperienza».

Tra i temi che da sempre le stanno a cuore, Camisasca, c'è la difesa della libertà di opinione, libertà e di scrittura. Siamo in pericolo? La politica come può far fronte a questo cambiamento culturale?

«Si, siamo in pericolo. Perché la cultura dominante che viene dalla California cerca di marginalizzare e di ridicolizzare ogni altra espressione, imponendo la propria. Non è esercitando una pressione culturale politically correct rispetto a parità di genere, omofobia, sessismo e razzismo attraverso film o social che aiutiamo la crescita di una coscienza civile».

Intervista di Giulia Cazzaniga

Tratto da :La Verità 3 ottobre 2022

Nessun commento:

Posta un commento