Antonio Socci su Libero commenta il documento dei movimenti e delle associaizoni cattoliche in favore della manifestazione pacifista del 5 novembre. E invita la destra a fare proprio il messaggio di Papa Francesco.
Giorgia Meloni prepara i
suoi primi viaggi. Si parla di Washington, forse Kiev e poi il G20. Ma la data
che dovrà tenere d'occhio è anzitutto quella delle elezioni di metà mandato
negli Stati Uniti, l'8 novembre. Infatti è probabile che dopo quel voto cambi
l'atteggiamento degli Stati Uniti nei confronti della guerra in Ucraina
(soprattutto se Biden e i Democratici faranno naufragio nelle urne).
Come ha rilevato Eugenio
Mazzarella, in un editoriale su Avvenire, oltreoceano si comincia a capire che
- di fronte allo spettro sempre più minaccioso di una guerra mondiale e
nucleare - «è tempo di offrirgli (a Putin, ndr) una via d'uscita, non per lui,
ma per la Russia. Dopo Kissinger, in America, dove ci sono meno
"atlantisti" duri e puri che da noi» ha sottolineato Mazzarella
«anche Obama ha fatto notare i rischi della corda tesa su cui sta ballando
l'Amministrazione Biden, già suo vice. E ha formulato espliciti inviti a
"concessioni" su Crimea e Donbass che tolgano ogni alibi a Putin per
farlo sedere a un tavolo di pace. Il che non significa abbandonare Zelensky, ma
fargli intendere che non può interpretare il sostegno dell'Occidente come
avallo a ogni intransigenza e al rifiuto di chiudere la guerra».
Alla base di questo
ragionamento, che esprime la posizione del giornale della Cei, c'è la
convinzione che nessuno può "vincere" questa guerra. Possiamo solo
perderla tutti. A proposito di Avvenire e della Chiesa, inizia la settimana
delle manifestazioni per la pace: in particolare quella del 5 novembre.
Il Centrodestra dovrà
guardarsi dall'errore di fare di tutta l'erba un fascio, confondendo - nella
polemica contro i "pacifinti" - la posizione del Pontefice con
quella del Pd, perché sono due posizioni diametralmente opposte. Oltretutto
dentro lo stesso Pd si scontrano idee antitetiche (per esempio l'ex ministro
Guerini e il governatore De Luca). Il
segretario Letta appare imbarazzatissimo. Nei mesi scorsi non si è limitato a
sposare la linea ultrabellicista di Draghi e di Biden, ma ha preteso di fare il
giudice che assegna agli altri patenti di ortodossia atlantica o bolli di
putinismo. Che ora cerchi di far intruppare il Pd nelle manifestazioni per la
pace può solo esporlo alle polemiche, agli attacchi e alle ironie.
Il Centrodestra
dovrebbe distinguere il confuso opportunismo del Pd (o i rigurgiti anti
occidentali della Sinistra radicale) dalla posizione lineare e illuminata del
Pontefice. Altrimenti
farà un enorme regalo a questa Sinistra divisa collocandola a fianco dell'unica
lucida e coerente autorità morale, papa Francesco, che in questi otto mesi -
pressoché da solo - ha esortato tutti alla ragionevolezza e al senso di
umanità, dicendo verità scomode a ogni parte in causa. Quanto sia lontana la posizione del Pd (e del governo Draghi) da quella
del Papa lo mostrano queste parole di Francesco pronunciate il 24 marzo scorso,
all'inizio del conflitto: «La vera risposta non sono altre armi, altre
sanzioni, altre alleanze politico-militari ma un'altra impostazione, un modo
diverso di governare il mondo e di impostare le relazioni internazionali». Il
Papa è rimasto inascoltato per tutti questi mesi dal governo Draghi e dagli
altri governi. Oggi, dopo molti morti e distruzioni, si comincia a capire che
se non si usa la logica negoziale che lui indica non si esce dall'incubo e si
rischia sempre più la catastrofe. Bisogna però riconoscere che il Papa, in
questi mesi, è rimasto inascoltato anche dentro la Chiesa.
Tanto è vero che i
«movimenti cattolici ed ecumenici» che lanciano la manifestazione del 5
novembre per il cessate il fuoco immediato e il negoziato, sono in ritardo di
otto mesi. Oggi sottoscrivono l'appello "Insieme a Francesco, per la pace", dove si trovano citate quelle parole del Papa, ma in tutti
questi mesi, in cui il Pontefice ha instancabilmente fatto risuonare la sua
voce, chi li ha visti?
A "Comunione e
Liberazione" il Papa ha dovuto domandarlo esplicitamente, nell'incontro
del 15 ottobre scorso: «vorrei chiedervi un aiuto concreto per oggi, per questo
tempo. Vi invito ad accompagnarmi nella profezia per la pace - Cristo, Signore
della pace! Il mondo sempre più violento e guerriero mi spaventa davvero, lo
dico davvero: mi spaventa». Non fu così al tempo di Giovanni Paolo II e delle
guerre in Iraq, quando il papa fu subito seguito dal mondo cattolico che fece
sentire la sua voce molto energicamente. Perché non è accaduto anche stavolta?
I motivi sono vari.
Anzitutto i movimenti
cattolici più vivaci (per esempio CL) oggi sono solo un pallido e
confuso fantasma di ciò che erano allora. E non ritrovano la retta via. In
secondo luogo le leadership delle associazioni cattoliche, a differenza delle
basi, in genere gravitano in area Pd/Renzi, partiti che hanno tenuto, fin
dall'inizio, una linea ultra bellicista. Inoltre fino a pochi giorni fa a
Palazzo Chigi c'era l'"americano" Mario Draghi, che è stato il vero
leader del "partito della guerra" in Europa. Si ricorderà la
(disastrosa) standing ovation che il Meeting guidato da Giorgio Vittadini gli
ha tributato ancora a fine agosto. Fu emblematica.
E Sant' Egidio? L'Azione
Cattolica? Le Acli? La Fuci? Hanno mai manifestato contro il governo Draghi
sulla guerra? Non risulta. Oggi che c'è un governo di Centrodestra hanno ritrovato
la parola. Tuttavia, a parte questi aspetti discutibili dei gruppi cattolici,
la Meloni dovrebbe ascoltare con molta attenzione papa Francesco e appoggiare
la sua azione di pace. Lui è stato l'unico coerente e saggio. Ed è l'unico vero
leader mondiale.
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