Sull’exploit
di Giorgia Meloni e del suo partito alle elezioni del 25 settembre circolano
teorie curiose. La prima attribuisce il successo alla scelta di stare
all’opposizione del governo Draghi, una scelta che avrebbe penalizzato
soprattutto la Lega di Salvini. Questa teoria è illogica, perché
all’opposizione del governo Draghi c’è stata pure Sinistra Italiana di
Fratoianni, che invece ha ottenuto un risultato modesto, di poco sopra la
soglia del 3% (insieme ai Verdi), senza intaccare minimamente i consensi dei
partiti di sinistra governisti. Ma soprattutto è incompatibile con i
dati: il prof. Paolo Natale, uno dei massimi specialisti di analisi elettorale,
ha dimostrato in un recente contributo che l’erosione dei voti leghisti da
parte del partito di Giorgia Meloni era iniziata ben prima della nascita del
governo Draghi, ed è semplicemente proseguita durante il governo tecnico.
Dunque non può essere la scelta di stare all’opposizione ad aver fatto la
differenza fra Fratelli d’Italia e Lega.
Politici del 25 settembre |
Più
ragionevole è la teoria che attribuisce il successo del partito di Giorgia
Meloni al fatto di non essere mai entrato in un governo, anche quando avrebbe
potuto (nel 2018 e nel 2021). Molti dicono: gli italiani amano le novità, dal
1994 in poi hanno provato di tutto, restava solo da provare lei. C’è del vero
in questa lettura, ma manca un tassello fondamentale: il carisma.
Sono
passati esattamente 100 anni da quando Max Weber, in Economia e società,
introdusse nel lessico delle scienze sociali il concetto di carisma e
di leadership carismatica, mutuandolo dall’ambito religioso, in cui allude alla
grazia, ossia a un dono straordinario concesso da Dio a una persona a vantaggio
di una comunità (la parola carisma deriva da χάρις, che in greco significa grazia). In ambito politico il
carisma è molto difficile da definire, ma per lo più allude alla capacità di
trasmettere una visione della realtà e di stabilire un contatto emotivo con le
masse cui ci si rivolge.
Che
cosa si debba intendere oggi per leader carismatico è ovviamente controverso,
ma credo che – quale che sia la definizione di carisma che si preferisce – sia
difficile negare che nelle ultime elezioni Giorgia Meloni sia stata l’unica
leader che ne fosse dotata.
Come
mai?
Penso
che la risposta sia che, in politica, il carisma molto raramente è un
carattere permanente del leader. Il carisma si può benissimo perdere.
Di
leader politici intrinsecamente, e quindi permanentemente, carismatici, nella
ormai lunga storia della Repubblica ne ricordo solo due: Palmiro Togliatti e
Enrico Berlinguer. Tutti gli altri condottieri che, a un certo punto della loro
storia, sono parsi toccati dalla grazia, hanno finito per perderla. Nella
storia della seconda Repubblica il carisma si è posato su Berlusconi, con la
promessa della rivoluzione liberale; su Veltroni, con il sogno della “bella
politica”; su Renzi, con il mito della modernizzazione del sistema; su Beppe
Grillo, con la rivolta anti-casta.politici anni 90
Ma per
tutti, a un certo punto, sia pure con modalità molto diverse, è calato il
sipario. Berlusconi ha perso la grazia perché non ha mantenuto le promesse, e
non è stato capace di innovarsi. Veltroni ha tardato troppo a scendere in
campo, e quando lo ha fatto è stato messo fuori gioco dalle faide interne del
suo partito. Renzi si è autoaffondato per arroganza ed eccesso di sicurezza.
Beppe Grillo è stato sommerso dal qualunquismo e dalla pochezza della sua
creatura.
Non
sarebbe stato un problema se, usciti di scena tutti i leader un tempo
carismatici, al loro posto ne fossero emersi di nuovi. Ma non è andata così. Né
a sinistra, né a destra. La
sinistra si è presentata alle elezioni senza alcun leader carismatico, se si
eccettua lo pseudo-carisma (da reddito di cittadinanza) di Conte nel
Mezzogiorno. Quanto alla destra, né Berlusconi né Salvini paiono aver capito
che la stanca ripetizione di una raffica di slogan e di parole d’ordine vecchie
di vent’anni non può scaldare i cuori.
In
questo deserto, alle parole di Giorgia Meloni non è stato difficile arrivare ai
cuori e alle menti dell’elettorato di centro-destra, cui la visione
tradizionalista di Giorgia Meloni, mai così esplicita in una campagna
elettorale, è parsa più congeniale delle promesse liberiste dei soliti Salvini
e Berlusconi.
Per lei
il difficile comincia ora. Perché ci aspetta l’autunno più drammatico dalla
fine della seconda guerra mondiale, e la storia insegna che il carisma è più
facile conquistarlo che conservarlo.
Nessun commento:
Posta un commento