Giovedì, 10 novembre 2022
“Care
ragazze e cari ragazzi, la sera del 9 novembre del 1989 decine di migliaia di
abitanti di Berlino Est attraversano i valichi del Muro e si riversano nella
parte occidentale della città: è l’evento simbolo del collasso del blocco
sovietico, della fine della Guerra Fredda e della riunificazione della Germania
e dell’Europa.
La
caduta del Muro dimostra l’esito drammaticamente fallimentare del Comunismo e
ne determina l’espulsione dal Vecchio Continente. Il comunismo è stato uno dei
grandi protagonisti del ventesimo secolo, nei diversi tempi e luoghi ha assunto
forme anche profondamente differenti, e minimizzarne o banalizzarne l’immenso
impatto storico sarebbe un grave errore intellettuale. Nasce come una grande
utopia: il sogno di una rivoluzione radicale che sradichi l’umanità dai suoi
limiti storici e la proietti verso un futuro di uguaglianza, libertà, felicità
assolute e perfette. Che la proietti, insomma, verso il paradiso in terra. Ma
là dove prevale si converte inevitabilmente in un incubo altrettanto grande: la
sua realizzazione concreta comporta ovunque annientamento delle libertà
individuali, persecuzioni, povertà, morte.
Perché
infatti l’utopia si realizzi occorre che un potere assoluto sia esercitato
senza alcuna pietà, e che tutto – umanità, giustizia, libertà, verità – sia
subordinato all’obiettivo rivoluzionario. Prendono così forma regimi tirannici
spietati, capaci di raggiungere vette di violenza e brutalità fra le più alte
che il genere umano sia riuscito a toccare. La via verso il paradiso in terra
si lastrica di milioni di cadaveri. E si rivela drammaticamente vera
l’intuizione che Blaise Pascal aveva avuto due secoli e mezzo prima della
rivoluzione russa: «L’uomo non è né angelo né bestia, e disgrazia vuole che chi
vuol fare l’angelo fa la bestia».
Gli
storici hanno molto studiato il comunismo e continueranno a studiarlo, cercando
di restituire con sempre maggiore precisione tutta la straordinaria complessità
delle sue vicende. Ma da un punto di vista civile e culturale il 9 novembre
resterà una ricorrenza di primaria importanza per l’Europa: il momento in cui
finisce un tragico equivoco nel cui nome, per decenni, il continente è stato
diviso e la sua metà orientale soffocata dal dispotismo. Questa consapevolezza
è ancora più attuale oggi, di fronte al risorgere di aggressive nostalgie
dell’impero sovietico e alle nuove minacce per la pace in Europa.
Il crollo del Muro di Berlino segna il fallimento definitivo dell’utopia
rivoluzionaria. E non può che essere, allora, una festa della nostra
liberaldemocrazia. Un ordine politico e sociale imperfetto, pieno com’è di
contraddizioni, bisognoso ogni giorno di essere reinventato e ricostruito. E
tuttavia, l’unico ordine politico e sociale che possa dare ragionevoli garanzie
che umanità, giustizia, libertà, verità non siano mai subordinate ad alcun
altro scopo, sia esso nobile o ignobile.
Per tutto questo il Parlamento italiano ha istituito il 9 novembre la “Giornata
della libertà”. Su tutto questo io vi invito a riflettere e a discutere”.
Lettera indirizzata alle scuole italiane
dal Ministro dell’Istruzione e del
Merito Giuseppe Valditara in occasione del Giorno della Libertà, istituito
per celebrare la ricorrenza dell’abbattimento del Muro di Berlino.
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