È giovane, ha una compagna, batte sui temi della sinistra "borghese": diritti civili, migranti, ambientalismo. Come aveva predetto Del Noce
Chissà se, alla fine, avrà ragione
quella volpe di Matteo Renzi: «Se Elly Schlein diventerà segretario del Pd,
metà partito passerà con noi». Lo disse un mese fa e ora la sua previsione
potrebbe diventare realtà.
Schlein, la Ocasio-Cortez italiana, è la
nuova “pasionaria de sinistra”. Giovane, di cittadinanza svizzero-americana,
lesbica, movimentista, ha dato la sua disponibilità a correre per la segreteria
del partito (la solita formula dico-non-dico per buttare il sasso nello stagno
e vedere l’effetto che fa, tanti bla bla bla, ma il succo lo si è capito).
Tre
concetti
Schlein ha il profilo adatto per
incarnare una certa idea di sinistra. È donna (e con Giorgia Meloni al governo,
questo non guasta), ha 37 anni, è partita “dal basso” con #OccupyPd, contestando
more solito il gruppo dirigente per poi venirne riassorbita prima
all’europarlamento poi in Emilia-Romagna, ha una certa preferenza per i toni
netti e ultimativi.
Soprattutto batte con costanza su tre
concetti: ambientalismo spinto, lotta
dura al precariato, diritti civili à gogo (di conseguenza: no trivelle, sì
al reddito di cittadinanza, viva le istanze lgbt).
La corsa a
segretario del Pd
Dopo la bandiera bianca alzata da Enrico
Letta, nel Pd è partita la lotta per la segreteria. Ufficialmente ci sono due
candidature: quella del sindaco di Pesaro Matteo Ricci e quella dell’ex
ministra Paola De Micheli. Ma tutti sanno che ci sono due big che stanno
pensandoci seriamente: il governatore dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini
(vincitore designato) e il sindaco di Firenze Dario Nardella.
Finora, il passo in avanti di Schlein –
che piace moltissimo ai giornali – non ha raccolto molti entusiasmi e adesioni.
Fa eccezione la sardina Mattia Santori, subito schieratosi. Ma, vista la
considerazione che ha nel partito, forse non è l’endorsement più gradito.
Un partito
radicale di massa
Il grillo parlante della sinistra, Luca
Ricolfi, ha detto in una intervista al Qn che «se vince Elly
Schlein il Pd diventa esplicitamente quel che già è, ossia un “partito radicale
di massa”, concentrato su diritti civili, migranti, con una spruzzatina di
ambientalismo».
Non è la prima volta che il sociologo
usa questa espressione. Fu lui, già anni fa, a spiegare che il Pd si stava
trasformando da «partito popolare» a «partito radicale di massa», secondo la
nota profezia del filosofo cattolico Augusto Del Noce.
L’ultima trasformazione
Schlein è l’esatta incarnazione di una
sinistra che, col passare degli anni, ha sostituito tutte le sue parole
d’ordine con valori sempre più borghesi, individualisti e radicali.
Preoccupazioni e temi di cui si dibatte tra le élite e le classi benestanti
spiaggiate a Capalbio, non nelle periferie di Sesto San Giovanni.
E, così, stretto tra una pseudo sinistra
che sa meglio incarnare le viscere della popolazione (M5s) e una pseudo
sinistra che sa meglio rappresentare le necessità di élite e classi colte
(Terzo Polo), il Pd come l’asino di Buridano si barcamena tra i due opposti,
non sapendo cosa scegliere e lentamente dissanguandosi.
È quello che si augurano Renzi e Calenda
che sperano che accada in Italia quel che è successo in Francia con Hollande e
Macron. Con Schlein assisteremmo alla nuova trasformazione del Pd: da «partito
radicale di massa» a partito radicale, ma senza “massa”
Tratto da TEMPI
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