martedì 15 novembre 2022

CON ELLY SCHLEIN AVREMO UN PD “PARTITO RADICALE SENZA MASSA”

È giovane, ha una compagna, batte sui temi della sinistra "borghese": diritti civili, migranti, ambientalismo. Come aveva predetto Del Noce

Emanuele Boffi


Chissà se, alla fine, avrà ragione quella volpe di Matteo Renzi: «Se Elly Schlein diventerà segretario del Pd, metà partito passerà con noi». Lo disse un mese fa e ora la sua previsione potrebbe diventare realtà.

Schlein, la Ocasio-Cortez italiana, è la nuova “pasionaria de sinistra”. Giovane, di cittadinanza svizzero-americana, lesbica, movimentista, ha dato la sua disponibilità a correre per la segreteria del partito (la solita formula dico-non-dico per buttare il sasso nello stagno e vedere l’effetto che fa, tanti bla bla bla, ma il succo lo si è capito).

Tre concetti

Schlein ha il profilo adatto per incarnare una certa idea di sinistra. È donna (e con Giorgia Meloni al governo, questo non guasta), ha 37 anni, è partita “dal basso” con #OccupyPd, contestando more solito il gruppo dirigente per poi venirne riassorbita prima all’europarlamento poi in Emilia-Romagna, ha una certa preferenza per i toni netti e ultimativi.

Soprattutto batte con costanza su tre concetti: ambientalismo spinto, lotta dura al precariato, diritti civili à gogo (di conseguenza: no trivelle, sì al reddito di cittadinanza, viva le istanze lgbt).

La corsa a segretario del Pd

Dopo la bandiera bianca alzata da Enrico Letta, nel Pd è partita la lotta per la segreteria. Ufficialmente ci sono due candidature: quella del sindaco di Pesaro Matteo Ricci e quella dell’ex ministra Paola De Micheli. Ma tutti sanno che ci sono due big che stanno pensandoci seriamente: il governatore dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini (vincitore designato) e il sindaco di Firenze Dario Nardella.

Finora, il passo in avanti di Schlein – che piace moltissimo ai giornali – non ha raccolto molti entusiasmi e adesioni. Fa eccezione la sardina Mattia Santori, subito schieratosi. Ma, vista la considerazione che ha nel partito, forse non è l’endorsement più gradito.

Un partito radicale di massa

Il grillo parlante della sinistra, Luca Ricolfi, ha detto in una intervista al Qn che «se vince Elly Schlein il Pd diventa esplicitamente quel che già è, ossia un “partito radicale di massa”, concentrato su diritti civili, migranti, con una spruzzatina di ambientalismo».

Non è la prima volta che il sociologo usa questa espressione. Fu lui, già anni fa, a spiegare che il Pd si stava trasformando da «partito popolare» a «partito radicale di massa», secondo la nota profezia del filosofo cattolico Augusto Del Noce.

L’ultima trasformazione

Schlein è l’esatta incarnazione di una sinistra che, col passare degli anni, ha sostituito tutte le sue parole d’ordine con valori sempre più borghesi, individualisti e radicali. Preoccupazioni e temi di cui si dibatte tra le élite e le classi benestanti spiaggiate a Capalbio, non nelle periferie di Sesto San Giovanni.

E, così, stretto tra una pseudo sinistra che sa meglio incarnare le viscere della popolazione (M5s) e una pseudo sinistra che sa meglio rappresentare le necessità di élite e classi colte (Terzo Polo), il Pd come l’asino di Buridano si barcamena tra i due opposti, non sapendo cosa scegliere e lentamente dissanguandosi.

È quello che si augurano Renzi e Calenda che sperano che accada in Italia quel che è successo in Francia con Hollande e Macron. Con Schlein assisteremmo alla nuova trasformazione del Pd: da «partito radicale di massa» a partito radicale, ma senza “massa”

 

Tratto da TEMPI

 

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