«Una compagnia di amici stupenda»
Cari amici, viviamo un periodo storico in cui nessuna prova ci è risparmiata: il disastro dell’alluvione in Emilia-Romagna, la guerra in Ucraina e in molte altre parti del mondo, i tanti popoli colpiti da profonda povertà e bisogno, le persecuzioni ancora crudelmente perpetrate in numerosi Paesi, in particolare contro i cristiani. Fino ai più recenti episodi di cronaca, segnati da una violenza così dura e inspiegabile in cui a soffrire sono sempre i più fragili e indifesi. E anche nella nostra vita quotidiana, o in quella dei nostri amici, sono tanti i casi di difficoltà, di malattia o di fatica che ci fanno crollare il terreno sotto i piedi. Tutto sembra contraddire la possibilità di un bene, tutto sembra soffocare il grido di senso che sgorga dal nostro cuore, in un contesto culturale che ci impone una visione della vita così effimera e illusoria che ci lascia alla fine profondamente vuoti e soli. A tutto questo si aggiunge la nostra meschinità e il nostro male con cui siamo costretti quotidianamente a fare i conti, come ci ricorda san Paolo: «Infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio» (Rm 7,19).
Eppure non è mai del tutto soffocato il desiderio autentico di una luce che illumini il cammino, il bisogno di un appiglio a cui aggrapparsi che possa davvero sostenere la vita e salvarla. Papa Francesco ha detto alcuni mesi fa, parlando di sant’Ignazio di Loyola: «È questo che noi dobbiamo imparare: ascoltare il proprio cuore: per conoscere cosa succede, quale decisione prendere, fare un giudizio su una situazione, occorre ascoltare il proprio cuore. Noi ascoltiamo la televisione, la radio, il telefonino, siamo maestri dell’ascolto, ma ti domando: tu sai ascoltare il tuo cuore? Tu ti fermi per dire: “Ma il mio cuore come sta? È soddisfatto, è triste, cerca qualcosa?”. Per prendere delle decisioni belle occorre ascoltare il proprio cuore. Per questo Ignazio suggerirà di leggere le vite dei santi, perché mostrano in modo narrativo e comprensibile lo stile di Dio nella vita di persone non molto diverse da noi perché i santi erano di carne e ossa come noi. Le loro azioni parlano alle nostre e ci aiutano a comprenderne il significato» (Udienza, 7 settembre 2022).
Per prendere «decisioni belle», per non farsi schiacciare dal male proprio e altrui, ciascuno di noi ha bisogno di essere educato ad ascoltare quella domanda originale di felicità, di verità e di giustizia che alberga nel suo cuore, di cui tanto appassionatamente ci ha parlato e testimoniato don Giussani, un cuore che è chiamato ad aprirsi per fondersi col cuore di Colui che l’ha creato, lasciando una traccia indelebile dell’opera delle Sue mani nelle nostre piccole esistenze. La solitudine a cui il mondo contemporaneo ci conduce è una condizione esistenziale che complica, fino a farla apparire impossibile, questa educazione. Per questo serve un luogo, servono dei segni: degli amici. I Santi sono i nostri primi e più grandi amici, come suggerisce sant’Ignazio nel racconto del Papa. O come descrive la lettera agli Ebrei citata da padre Mauro-Giuseppe Lepori agli Esercizi della Fraternità: «Anche noi dunque, circondati da tale moltitudine di testimoni, avendo deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento» (Eb 12,1).
Una “nube di testimoni”. A partire dalla persona che abbiamo accanto. Vi auguro di guardarvi in questo modo tra voi, nel camminare «con perseveranza» uno a fianco dell’altro. Così che emerga in tutta la sua forza la domanda che dà il titolo all’edizione di quest’anno del pellegrinaggio alla casa della Madonna di Loreto che vi apprestate a compiere, quella domanda che Gesù rivolge a Maria Maddalena il mattino di Pasqua: Chi cerchi? Su Chi “tieni fisso lo sguardo”?
Il cristianesimo introduce questo metodo nella storia: quello di una compagnia umana che, mentre spala il fango dalla cucina di casa tua, oppure ti trova una nuova casa quando la tua è stata distrutta dalle bombe, ti ricorda che non sei da solo, che c’è Qualcuno che ti ama e ti salva. Da qui la ricerca e la mendicanza continua di segni così, dentro e oltre il dramma della vita. Segni che rendano possibile un cammino insieme, e il guardare tutto, anche l’ordinarietà, con autentica speranza. Scalcagnati, miseri, fragili: ma in cammino pieni di rinnovato stupore perché ci si riconosce, senza giustificazione o merito, voluti bene. Come ha scritto una nostra amica romagnola nel pieno dell’alluvione: «Oggi con le lacrime agli occhi, perché la ferita è grande, non posso non riconoscere che Lui non ci lascia mai soli e ci ha preferito donandoci una compagnia di amici stupenda» (Lettera firmata, 21 maggio 2023, clonline.org).
Perché questo nostro stare insieme possa permanere, a chi innanzitutto possiamo affidarci se non a colei che per prima ha detto il suo «sì» totale al disegno amoroso di Dio, e che per prima intercede presso di Lui perché il nostro cuore non si lasci rattrappire? Diceva sempre padre Lepori agli scorsi Esercizi: «La Madonna sta davanti a Dio ad affidare l’istante che vivo, la circostanza in cui mi trovo, tutto, istante per istante, ora dopo ora, fino al mio ultimo istante, fino all’ora della mia morte, cioè l’istante che mi farà entrare nell’eternità in cui Cristo è il mio avvocato presso il Padre, il mio giudice difensore» (Gli occhi fissi su Gesù, origine e compimento della fede, suppl. a «Tracce», n. 5/2023, p. 67).
Nel cammino verso l’abbraccio della Madre di Gesù, vi chiedo di pregare per il Papa, per la Chiesa e per il movimento, perché nessuno si perda d’animo in qualunque penombra dell’esistenza si venga a trovare. Così come ci ricordava il nostro caro don Giussani proprio nel suo ultimo messaggio per il pellegrinaggio Macerata-Loreto, nel 2004: «Ciò che tutti i giorni per noi sarebbe limite, è destinato a diventare grande come lo sguardo della Madonna. Maria capiva che il contenuto di ogni condizione umana sviluppa e realizza il disegno di un Altro: non il disegno del proprio cuore, ma del cuore di Dio. È questo il Mistero che hanno tutte le cose che Dio crea, cioè che rende partecipi della grandezza e della bellezza del Suo mondo, senza confini e senza male. Così che tutto quanto nasce, diventa un essere di grazia anche quando gli avvenimenti sono faticosi. Tutto nasce e fiorisce in una versione di grazia. Per cui nella croce fino alla resurrezione di Cristo tutto diventa grazia, cioè salvezza, pace e letizia» (La strada della Santità, «Tracce», n. 7/2004).
DAVIDE PROSPERI
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