Così monsignor Camisasca, già cappellano del Milan, ricorda «un uomo di grandi orizzonti» che ha lasciato un segno in tutti i campi in cui si è lanciato. «Anche io, come Ruini, celebrerò la Messa per lui»
Con Silvio Berlusconi se ne va un
grande protagonista della storia d’Italia, dal Dopoguerra ad oggi. Lo stanno
scrivendo tutti, in queste prime ore dopo la sua morte, amici e avversari,
segno di una personalità singolare in molti campi dell’agire umano.
Dirò subito che non mi piacevano
certe sue uscite sulle donne e certi suoi comportamenti. Non per
bacchettonismo, ma perché non rendevano ragione di un uomo di grandi orizzonti,
quale era lui.
Genio dell’imprenditoria e della comunicazione
Berlusconi è stato un genio
dell’imprenditoria. Egli ha saputo intravedere il futuro. Lo ha fatto nel campo
immobiliare, della finanza e poi nel campo della comunicazione televisiva e del
giornalismo.
La creazione delle televisioni
nazionali, rompendo il monopolio della tv di Stato, ha inciso profondamente
nella cultura del popolo italiano, portando
purtroppo anche una visione edonistica della vita. Tale creazione ha
imposto alla stessa Rai una mutazione del suo Dna, trasformandola in un ibrido
tra intrattenimento e servizio pubblico da cui non si è più risollevata. Da un
piccolo studio televisivo sono nati canali che hanno catalizzato e creato
centinaia di nuovi volti dello spettacolo.
La discesa in politica e la (mancata) rivoluzione
liberale
Il segno della capacità magnifica e
organizzativa di Berlusconi è stata la sua discesa in politica nel 1994: in
breve tempo ha creato un partito, che ho la portato ad essere più volte
presidente del Consiglio e protagonista della vita politica della nazione per
trent’anni. Progetti questi nella comunicazione e nella politica, di grande
respiro, che hanno messo in luce le doti del mago di Arcore.
Non è questa l’ora dei bilanci, ma
si può dire che la rivoluzione liberale
auspicata non ha trovato il suo corso, per gli ostacoli politici e giudiziari
che hanno cercato di fermarla, ma forse anche per un’insufficiente visione
culturale e per un incontro tra mondo liberale e cattolico che non si è realizzato.
Onore a Berlusconi per la generosità
e dedizione con cui ha lavorato con passione e acutezza per il paese che ha
tanto amato.
Con il Milan un’epopea immortale
Io ho conosciuto di persona Silvio
Berlusconi nei 4-5 anni in cui sono stato cappellano del Milan. Anche qui:
quando mai si è visto un uomo che di lì a poco sarebbe entrato in politica, che
aveva mostrato già le proprie doti di creatività, scendere nel mondo del
calcio, comperare una delle squadre più prestigiose della storia del pallone in
Italia, sostituire Liedholm con Arrigo Sacchi che quasi nessuno allora
conosceva? Sarebbe nata un’epopea che poi Capello, Ancelotti e altri avrebbero
reso immortale.
Berlusconi arrivava a Milanello ottimista, sorridente, capace di motivare, dispensatore di consigli, talvolta invadendo campi di competenza altrui. Ma questi altri lo perdonavano in ragione di quella simpatia di cui l’uomo di Arcore si faceva portatore.
Anche io, come il cardinal Ruini,
celebrerò la Messa per lui, che mi ha certamente testimoniato, nei brevi anni
in cui l’ho accostato, un grande amore alla vita e una grande forza di fronte
alle difficoltà. Soprattutto Berlusconi mi ha insegnato a mantenere
nell’orizzonte dell’amicizia anche gli avversari. Egli ha portato in tanti
ambienti una capacità di rapporto umano fino ad allora inusuale e forse
sconosciuta.
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