«Liberal e neo-marxisti woke sono rivoluzionari che sanno proporre solo utopie».
Parla il filosofo Yoram Hazony: «Il conservatorismo si sforza di costruire e ripristinare le tradizioni nazionali e religiose che consentono a una comunità di mantenersi nel tempo»
L’egemonia delle idee liberali, che doveva durare per sempre ed essere abbracciata da tutte le nazioni, è giunta alla fine dopo solo sessant’anni. Cosa succederà dopo? A chiederselo, nell’introduzione del suo saggio La scoperta del conservatorismo, da poco tradotto in italiano dalla casa editrice Giubilei Regnani, è Yoram Hazony. Intellettuale tra i più dirompenti e controversi del panorama conservatore internazionale, Hazony è una delle voci più significative nel dibattito fra conservatori in cerca d’identità. Teorico della fine di quel liberalismo che anche a destra ha affascinato molti, nel 2018 ha scritto un libro, Le virtù del nazionalismo, diventato lettura imprescindibile perché l’autore affronta un tema delicato con equilibrio e spirito costruttivo.
Ebreo ortodosso, cinquantanovenne con la faccia da ragazzino, padre di nove figli, Hazony è cresciuto negli Stati Uniti, ha studiato a Princeton, e oggi vive in Israele dove presiede l’Herzl Institute di Gerusalemme. In Italia per presentare il suo libro, il filosofo e biblista ha dialogato con Tempi sui temi del suo saggio, sul futuro del conservatorismo e sul tentativo di Giorgia Meloni di dare contenuti e forza politica ai conservatori italiani ed europei.
Partiamo dal titolo del libro. “Conservatorismo” è una bella parola, ma
cosa significa? Reagan era un conservatore, ma era anche un liberale classico,
mentre ora il tema del dibattito tra i conservatori è sbarazzarsi del
liberalismo, anche di destra. Liberalismo e conservatorismo possono essere
conciliati? Se sì, come?
Il conservatorismo e il liberalismo sono due modi diversi di pensare alla politica. Discuto questi due modi di pensare nel mio nuovo libro, La scoperta del conservatorismo. I liberali iniziano col presupporre che tutti gli uomini siano liberi e uguali e che l’obbligo politico nasca solo dal consenso. Credono che queste tre cose – libertà individuale, uguaglianza e consenso – siano ciò che devi sapere per pensare correttamente alla politica e alla morale.
I conservatori partono da un
punto completamente diverso: iniziano con l’esistenza di una particolare
comunità politica – una nazione, una tribù o una famiglia – e chiedono cosa sia
necessario fare per mantenere e rafforzare questa comunità nel tempo. Ciò porta i conservatori a occuparsi
di questioni che i liberali trascurano: questioni come l’interesse nazionale e
l’indipendenza nazionale, così come le tradizioni politiche e religiose della
nazione. Un esempio dell’attuale questione che divide i liberali dai
conservatori è l’immigrazione da altri
paesi.I liberali vedono tutti gli uomini come uguali, e quindi non vedono alcun
motivo per cui le persone di altri paesi non dovrebbero avere la libertà di
entrare in Italia e di stabilirsi qui se lo desiderano. I conservatori, invece, vedono l’Italia come una comunità nazionale tenuta
insieme da una particolare storia, lingua e religione. I conservatori tendono a
credere che gli stranieri possano essere adottati nella nazione solo se sono
fortemente motivati a entrare a far parte di questa nazione, a esserle leali e
a onorare le sue tradizioni e il suo stile di vita unici. Una diversa visione delle cose tra liberali e conservatori si può vedere
anche in questioni come il sostegno ai lavoratori italiani, alle famiglie
italiane e alle norme sociali cristiane tradizionali.YORAM HAZONY
Stiamo assistendo, prima negli Stati Uniti e ora sempre più in Europa, a
un’offensiva neomarxista, che – lo racconta bene nel suo libro – in nome del
progresso e della difesa dei diritti delle minoranze ha preso il controllo di
molti dei più importanti media americani, università e scuole, grandi imprese e
organizzazioni filantropiche, e persino la burocrazia governativa, l’esercito e
alcune chiese, sono passati nelle mani di attivisti marxisti. Come è successo e
quali sono i difetti del liberalismo? Il conservatorismo può essere un antidoto
a questa malattia? Non c’è il rischio di sostituire la cancel culture con
un’altra cancel culture, semplicemente di matrice conservatrice?
Nel 2020 abbiamo di fatto assistito a una rivoluzione culturale in Europa e in America, quando i neo-marxisti “svegliati”, woke, hanno preso il controllo di innumerevoli media, scuole e università, imprese, agenzie governative e altre istituzioni. Tutte queste nuove roccaforti neo-marxiste erano istituzioni liberali solo dieci anni fa. Nel mio libro mostro come il liberalismo di queste istituzioni abbia ceduto il passo all’attuale neo-marxismo. Il liberalismo non ha gli strumenti necessari per combattere il neo-marxismo perché i liberali lavorano costantemente per minare le tradizioni nazionali e religiose che sono necessarie affinché tutto rimanga stabile per generazioni. Il conservatorismo offre l’unica difesa ragionevole contro il neo-marxismo, perché si sforza di costruire e ripristinare le tradizioni nazionali e religiose che consentono a una comunità di mantenersi nel tempo.
Dalla caduta del muro di Berlino nel 1989, la maggior parte dei principali partiti in America e in Europa ha sostenuto quello che di solito viene chiamato “internazionalismo liberale” (o “l’ordine internazionale basato sulle regole”). Gli internazionalisti liberali hanno sognato un “nuovo ordine mondiale” in cui un unico sistema di legge liberale si applicherebbe a tutti i paesi. Questa è la fantasia che ha portato all’eliminazione dei confini nazionali in Europa con il trattato di Maastricht del 1992 e all’ingresso della Cina nell’Organizzazione mondiale del commercio nel 2001. L’internazionalismo liberale ha portato anche al tentativo di imporre regimi politici liberali in Iraq e Afghanistan a partire proprio da quello stesso anno. Moltissimi conservatori si sono opposti a tutte queste iniziative. I conservatori tendono a essere nazionalisti e a preoccuparsi di mantenere la libertà della propria nazione. Ma essere un nazionalista significa anche che normalmente non sei interessato a invadere altri paesi e imporre loro i tuoi valori.
I nazionalisti conservatori vogliono lasciare che altri paesi prendano le proprie decisioni da soli. Questo non significa che i conservatori siano pacifisti. Un pacifista si oppone a tutte le guerre per principio. Un conservatore non si oppone a tutte le guerre, ma si opporrà a guerre che non sono chiaramente fatte per autodifesa o per proteggere interessi nazionali vitali. La maggior parte dei conservatori americani, ad esempio, tende a provare rammarico per le guerre in Iraq e in Afghanistan, ma è preoccupata per le possibili minacce derivanti dalla crescita del potere cinese: quando guardano alla guerra in Ucraina, vedono che questo distoglie l’attenzione americana dalla vera minaccia, la Cina. Ma ovviamente i conservatori europei potrebbero avere un’opinione diversa. La Russia è una minaccia molto più grande per la Polonia che per gli Stati Uniti. E così un conservatore polacco può ragionevolmente essere a favore di un maggiore coinvolgimento in Ucraina, mentre un conservatore americano potrebbe desiderare un minore coinvolgimento americano in Ucraina.
A proposito di Europa, dopo anni di governi tecnici, l’Italia ha un governo
politico, e per la prima volta dopo la Seconda guerra mondiale gli elettori
hanno scelto un partito di destra. Giorgia Meloni dice di voler costruire un
partito conservatore italiano, ma porta con sé il peso della tradizione
post-fascista del suo partito, Fratelli d’Italia. Secondo lei è possibile
integrare la tradizione post-fascista con altre tradizioni conservatrici?
Penso che la Meloni abbia ragione a voler costruire un movimento politico veramente conservatore in Italia. Una cosa del genere manca da molto tempo. È importante capire che la maggior parte dei fascisti sono rivoluzionari, proprio come i liberali e i marxisti. Il fascismo, il liberalismo e il marxismo diffidano tutti della tradizione ereditata e propongono una soluzione utopica ai problemi delle nazioni.
Nel caso del fascismo, l’affermazione utopica è che la volontà di un unico dittatore è la soluzione a tutti i problemi. Per avere un governo autenticamente conservatore in Italia, la Meloni deve evitare l’utopismo rivoluzionario dei fascisti, mentre dovrebbe cercare di rilanciare istituzioni che hanno funzionato nel passato in Italia e, forse, prendere in prestito spunti dalle tradizioni conservatrici di altre grandi nazioni.
Il progetto di Giorgia
Meloni in Europa è quello di un’alleanza tra conservatori e popolari, da sempre
alleati dei socialisti su molti fronti. Tuttavia, i leader conservatori in
Europa sono considerati dalla stampa e dall’opinione pubblica mainstream come
impresentabili, fascisti e antidemocratici. Come valuta il suo tentativo? È
possibile immaginare un’Europa guidata dai conservatori?
Naturalmente è possibile immaginare un’Europa guidata dai conservatori. Sarebbe un’Europa in cui nazioni indipendenti potrebbero collaborare su questioni di reciproco interesse come una politica di sicurezza unitaria e accordi commerciali reciprocamente vantaggiosi. Ma un’Europa di nazioni indipendenti consentirebbe a ciascuna nazione di eleggere i propri leader senza interferenze, di mantenere i propri assetti costituzionali e di prendere le proprie decisioni indipendenti su questioni come l’immigrazione e la politica monetaria. Un governo conservatore sarebbe anche un governo in cui i valori neo-marxisti sarebbero respinti e sostituiti con valori tratti dall’eredità cristiana e biblica. Certo, non si può imporre la religione in un Paese lontano dalle sue radici cristiane, ma credo che molte persone ora possano vedere dove ci sta portando la rivoluzione culturale neo-marxista. Io stesso sono ebreo, non cristiano, ma credo che molti non cristiani sarebbero a favore di un ritorno responsabile e attento ad alcuni principi cristiani: è ovvio che questo sarebbe molto meglio del dominio dei neo-marxisti.
Nella parte finale del suo libro racconta molto di sé e della sua famiglia.
L’obiettivo dichiarato è mostrare la relazione tra idee politiche conservatrici
e una vita conservatrice. In che modo l’essere conservatori ha influenzato la
sua vita privata e le sue scelte?
Come molti altri, io e mia moglie provenivamo da famiglie che erano state
distrutte dallo sradicamento liberale di tutte le tradizioni. Quando ci siamo
incontrati al college, abbiamo deciso che i libri e le idee conservatrici non
erano sufficienti per noi. Volevamo vivere una vita conservatrice. E questo è
quello che abbiamo fatto. Siamo tornati a un giudaismo ortodosso che abbiamo
imparato visitando le comunità ebraiche ortodosse. Ora abbiamo nove figli e tre
nipoti, con altri in arrivo. Viviamo in una comunità religiosa che è sotto
molti aspetti protetta dalla rivoluzione culturale che sta avvenendo intorno a
noi. Ho prestato servizio militare come molti dei miei figli. Queste sono le
basi di quella che io chiamo una “vita conservatrice”. Nel libro, lo propongo
come modello per gli altri, sia che la loro eredità sia cristiana sia che sia
ebraica. La formula per una vita migliore inizia con la creazione di una
famiglia conservatrice che sia parte integrante di una congregazione religiosa
conservatrice in cui i valori nazionali e religiosi vengono ancora tramandati
da una generazione all’altra. Questo non è facile da fare. Ma è la cosa
migliore che chiunque possa fare nella propria vita. Una vita conservatrice è
il primo passo per restaurare una nazione capace di conservare e ripristinare
cose importanti e trasmetterle di generazione in generazione
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