Le inattese e inopinate parole di mons. Américo Aguiar, responsabile della GMG di Lisbona e appena nominato cardinale, che non vuole assolutamente «convertire i giovani a Cristo», hanno implicazioni molto serie: su tutte l'illusione della fede e l'inutilità della Chiesa
«Non vogliamo convertire i giovani a Cristo o alla
Chiesa cattolica. Niente di tutto questo, assolutamente».
Queste parole, pronunciate nel corso di un’intervista alla Radio Televisione Portoghese (RTP) lo scorso 6 luglio dal
vescovo ausiliare di Lisbona, Américo Aguiar, per spiegare il senso della
prossima Giornata Mondiale dei Giovani (GMG) che si svolgerà a Lisbona dall’1
al 6 agosto, hanno fatto molto scalpore e provocato reazioni . Si dà il caso infatti che monsignor Aguiar non solo è il
responsabile della GMG di Lisbona ma figura tra i 21 nuovi cardinali annunciati
il 9 luglio da papa Francesco e che riceveranno la berretta rossa nel
Concistoro del prossimo 30 settembre.
Come spesso accade in queste situazioni,
davanti alla reazione dell’opinione pubblica cattolica e visto che nel
frattempo è stato nominato cardinale, monsignor Aguiar ha cercato di riparare
con un’altra intervista – questa volta ad ACI Digital - per precisare meglio, lamentandosi
della strumentalizzazione delle sue parole, estrapolate dal contesto: «La GMG –
ha detto – è un invito a tutti i giovani del mondo per fare esperienza di Dio»,
sulla strada tracciata dall’enciclica Fratelli tutti.
Dunque, qual è il succo del suo
discorso? Che con Fratelli tutti è cambiata la
missione della Chiesa: non più annunciare Cristo, ma fare una bella esperienza
di tante persone diverse per apprezzare la ricchezza della diversità; e questo
sarebbe fare esperienza di Dio. «La GMG è un grido di questa Fraternità
universale – aveva detto a RTP -, vuole essere
una scuola pedagogica per vedere il gusto e la gioia di conoscere il diverso.
Il diverso deve essere inteso come una ricchezza. Cattolici, non cattolici,
religiosi, con la fede, senza la fede: la prima cosa è capire che la diversità è una ricchezza».
E ancora, dopo la ferma risoluzione di non voler convertire nessuno:
«Vogliamo che sia normale che un giovane musulmano, un ebreo o di un’altra
religione non abbia problema a decidere chi sei, e che tutti comprendiamo che
la diversità è una ricchezza. Così il mondo sarà oggettivamente migliore».
C’è ben poco da fraintendere: il neo-cardinale
portoghese semplicemente non crede che Gesù Cristo sia la risposta vera e
definitiva alle domande più profonde di ogni uomo che, in modo particolare,
sono vive tra i giovani. Altrimenti vivrebbe casomai la febbre della missione,
creerebbe le occasioni per comunicare al mondo di aver trovato la risposta a
quelle domande che tutti hanno. Esattamente
quello che ha spinto san Giovanni Paolo II a istituire la GMG, un evento che
fin dall’origine è stato assolutamente Cristocentrico. Ricordiamo, per
capire, le parole che Giovanni Paolo II pronunciò in una memorabile omelia durante
la veglia di preghiera alla GMG del Duemila a Roma, davanti a due milioni di
giovani:
«In realtà, è Gesù che
cercate quando sognate la felicità; è Lui che vi aspetta quando niente vi
soddisfa di quello che trovate; è Lui la bellezza che tanto vi attrae; è Lui
che vi provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi
al compromesso; è Lui che vi spinge a deporre le maschere che rendono falsa la
vita; è Lui che vi legge nel cuore le decisioni più vere che altri vorrebbero
soffocare. È Gesù che suscita in voi il desiderio di fare della vostra vita
qualcosa di grande, la volontà di seguire un ideale, il rifiuto di lasciarvi
inghiottire dalla mediocrità, il coraggio di impegnarvi con umiltà e
perseveranza per migliorare voi stessi e la società, rendendola più umana e
fraterna».
San Giovanni Paolo II aveva ben chiaro che
una società più umana e fraterna può nascere solo dall’incontro con Cristo.
Ciò che oggi viene negato dal neo cardinale Aguiar, il quale però trae spunto
dalla visione espressa in Fratelli tutti.
Una fraternità senza un padre comune riconosciuto, una GMG senza Cristo (o
comunque con un Cristo irrilevante, alla pari con Maometto, Budda, Confucio e
chi altro). È l’affermazione dell’inutilità della Chiesa,
ridotta a un agente sociale, una copia dell’ONU con qualche spruzzo di
spiritualità.
Le parole di Aguiar rendono ancora più
vero e concreto il giudizio di Benedetto XVI che attribuiva la crisi
della Chiesa alla crisi della fede, soprattutto dei sacerdoti. Semplicemente
non si crede più che Cristo sia il Salvatore, al massimo l’ispiratore di buoni
sentimenti per sistemare le cose del mondo.
In tutto questo un piccolo segno di speranza sta nel venire a sapere che in Portogallo buona parte del clero e tanti fedeli sono rimasti scandalizzati dalla nomina cardinalizia di monsignor Aguiar. Vuol dire comunque che nella Chiesa in Portogallo c’è ancora una base cattolica fedele. Si deve solo pregare che il Signore la mantenga tale malgrado l'inadeguatezza dei suoi pastori.
RICCARDO CASCIOLI
La nuova bussola
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