QUESTO E’ IL
POST 3000 DEL CROCEVIA
IL CROCEVIA NASCE DA UN'OPERA. L'OPERA NOSTRA QUAL'E'?
CHE LA FEDE DIVENTI CULTURA , CIOE' CHE ATTRAVERSO IL MAGISTERO DELLA CHIESA RIUSCIAMO A DARE UN GIUDIZIO SUL MONDO
RIPUBBLICHIAMO IL PIU’ IMPORTANTE DEI DOCUMENTI CHE CI HANNO SPINTO NEL NOVEMBRE 2010 AD INTRAPRENDERE QUESTO PERCORSO CULTURALE E POLITICO, NATO DALL’INCONTRO CON DON GIUSSANI E VISSUTO NEL MOVIMENTO DI COMUNIONE E LIBERAZIONE
LUIGI GIUSSANI
L’ESPERIENZA, ORIZZONTE E SORGENTE
DELLA CULTURA
Un
Centro culturale concepito come opposizione ad altre posizioni non ci interessa
affatto. Qui sta l’origine di un certo disagio con persone pur amiche.
Perché possiamo dire che noi non abbiamo nessun problema culturale? Perché la cultura è inerente e coestesa all’esperienza che facciamo, ed è proprio l’esperienza che facciamo l’orizzonte e la sorgente culturale.
La
nostra problematica culturale non si risolve aggiungendo all’esperienza ciò che
sembra mancarle, ma imparando ciò che già è. Infatti l’origine, la genesi di
questo qualcosa che mancherebbe e che bisognerebbe aggiungere a quello che già
abbiamo imparato, sarebbe un’altra.
Perciò
si instaurerebbe una divisione dentro l’io, come è per tutti e sarebbe
eterogeneo il prodotto culturale. C’è una espressione sintetica che è
metodologicamente capitale: «Ciò che non è unito all’origine, non può essere
unito dopo». È un’identica forma originale, infatti, che permette l’unità della
pianta; ci può essere un innesto, ma in questo caso non è naturale, è un
miracolo.
La mia preoccupazione nasce dall’osservazione che una posizione culturale dipende totalmente dal soggetto esistenziale che in tale operazione si esprime.
1.
Il soggetto esistenziale è definito dal
contenuto dell’autocoscienza, dal contenuto dell’autocoscienza che il soggetto ha.
Il
contenuto della coscienza di noi stessi, del nostro soggetto umano (e soggetto
umano e soggetto culturale sono la stessa cosa, perché non ci può essere un soggetto
umano che non si esplicita in soggetto culturale) è un fatto presente nella
storia, cioè è Cristo. «Sono venuto tra voi non conoscendo altro che Cristo e
Cristo crocifisso». Si vedano la I Corinti e 1° e 2° capitolo ai Romani e 3° e
8° capitolo.
Tutto oggi è contro questo. Fuori e dentro la Chiesa, come ha detto Giovanni Paolo II. Un tale soggetto è esule in terra ostile e noi siamo estranei anche ai nostri fratelli cristiani.
2.
Questo soggetto deve essere consapevole di
essere in lotta con una realtà che è ostile a ciò che lui è.
Quando
ci si trova in un ambiente ostile, ci si difende. Se non si facesse in questo
modo, vorrebbe dire che o si è ignoranti dell’ambiente o non si ha coscienza di
sé.
Questa seconda cosa è il punto di verifica della prima cosa che ho detto: il soggetto esistenziale, cioè il nuovo soggetto della storia, prende totalmente consapevolezza di quello che è (cioè che da soggetto esistenziale diventa soggetto storico), solo se prende consapevolezza che la realtà che lo circonda è diversa e ostile. Se si è sdraiati su un letto di piume e tra le piume un avversario ha messo un coltello aguzzo, su centomila piume si sente il coltello. Si è, insomma, astratti e irrealisti, se non si ha il senso di se stessi.
Questo è ciò che manca a
tanto ecumenismo odierno, in cui tutti sono d’accordo, ma solo sulla lotta
all’ambiente e all’inquinamento.
Noi non siamo così. Il soggetto esistenziale diventa soggetto storico prendendo coscienza dell’estraneità dell’ambiente in cui è: per il popolo ebraico è successo esattamente così, infatti ha incominciato a fare storia quando ha incominciato a distinguersi dal faraone.
3.
Il contenuto
dell’autocoscienza che crea il soggetto nuovo come protagonista della storia, e
perciò si oppone, rende più potente il giudizio sulla realtà e la valorizza.
Non c’è niente che non ci interessa, non c’è nulla che noi censuriamo o eliminiamo, neanche il male, perché il male non esiste, perché il male è non fare il bene.
Per
sintetizzare la posizione di un soggetto di fronte a una realtà che è concepita
e vissuta come ostile, ricorro a una frase di san Paolo: «Tutto coopera al
bene». Per chi riconosce Cristo, tutto coopera al bene. Per questo non sentiamo
nemico nessuno.
Questo non è contraddittorio con quanto detto al secondo punto, ma è paradossale. Il secondo punto ci mette in lotta contro la cultura dominante, il terzo, invece, ci mette simpateticamente in rapporto con tutto, con gli uomini, le cose e gli eventi (anche con la morte).
Quindi, riassumendo:
1.
La cultura è fatta da un soggetto esistenzialmente vivente, da un’autocoscienza
vivente; è un’identità inconfondibile;
2.
il soggetto esistenziale diventa soggetto storico per l’urto contro un tipo di
coscienza diversa;
3. si crea una missionarietà del soggetto.
Per
questo motivo nasce un centro affettivo come punto organizzatore di un centro
culturale. (La dottrina sociale della
Chiesa rappresenta l’amplesso di un sistema di cose e di dinamismi nelle più
vaste realtà, decisive per l’uomo. Noi ci interessiamo alla dottrina sociale
perché il soggetto che siamo potenzia il giudizio sulla realtà e la valorizza
interamente.)
Concludendo,
vorrei ringraziarvi del vostro impegno e aizzarvi a continuare perché
l’esperienza di Cl non ha bisogno di apporti culturali, ma ha bisogno di
esprimere quella profondità culturale che è inerente il suo dato originale. In
altro caso gli apporti culturali nascono da altro. I criteri per giudicare
l’esperienza sono, sempre e solo, immanenti all’esperienza stessa.
Appunti sintetici, raccolti da uno dei presenti, durante un
incontro di don Giussani con un gruppo di responsabili di Centri culturali. Milano, 1989
L. Giussani, «L’esperienza, orizzonte e sorgente della cultura»,
Tracce-Litterae Communionis, n. 10,
(2006), p. 90.
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