martedì 11 luglio 2023

NUMERO 3000

 

QUESTO E’ IL POST 3000 DEL CROCEVIA

IL CROCEVIA NASCE DA UN'OPERA. L'OPERA NOSTRA QUAL'E'?

CHE LA FEDE DIVENTI CULTURA , CIOE' CHE ATTRAVERSO IL MAGISTERO DELLA CHIESA RIUSCIAMO A DARE UN GIUDIZIO SUL MONDO

RIPUBBLICHIAMO IL PIU’ IMPORTANTE DEI DOCUMENTI CHE CI HANNO SPINTO NEL NOVEMBRE 2010 AD INTRAPRENDERE QUESTO PERCORSO CULTURALE E POLITICO, NATO DALL’INCONTRO CON DON GIUSSANI E VISSUTO NEL MOVIMENTO DI COMUNIONE E LIBERAZIONE

 

LUIGI GIUSSANI

L’ESPERIENZA, ORIZZONTE E SORGENTE DELLA CULTURA

 


Un Centro culturale concepito come opposizione ad altre posizioni non ci interessa affatto. Qui sta l’origine di un certo disagio con persone pur amiche.

Perché possiamo dire che noi non abbiamo nessun problema culturale? Perché la cultura è inerente e coestesa all’esperienza che facciamo, ed è proprio l’esperienza che facciamo l’orizzonte e la sorgente culturale.

La nostra problematica culturale non si risolve aggiungendo all’esperienza ciò che sembra mancarle, ma imparando ciò che già è. Infatti l’origine, la genesi di questo qualcosa che mancherebbe e che bisognerebbe aggiungere a quello che già abbiamo imparato, sarebbe un’altra.

Perciò si instaurerebbe una divisione dentro l’io, come è per tutti e sarebbe eterogeneo il prodotto culturale. C’è una espressione sintetica che è metodologicamente capitale: «Ciò che non è unito all’origine, non può essere unito dopo». È un’identica forma originale, infatti, che permette l’unità della pianta; ci può essere un innesto, ma in questo caso non è naturale, è un miracolo.

La mia preoccupazione nasce dall’osservazione che una posizione culturale dipende totalmente dal soggetto esistenziale che in tale operazione si esprime.

1. Il soggetto esistenziale è definito dal contenuto dell’autocoscienza, dal contenuto dell’autocoscienza che il soggetto ha.

Il contenuto della coscienza di noi stessi, del nostro soggetto umano (e soggetto umano e soggetto culturale sono la stessa cosa, perché non ci può essere un soggetto umano che non si esplicita in soggetto culturale) è un fatto presente nella storia, cioè è Cristo. «Sono venuto tra voi non conoscendo altro che Cristo e Cristo crocifisso». Si vedano la I Corinti e 1° e 2° capitolo ai Romani e 3° e 8° capitolo.

Tutto oggi è contro questo. Fuori e dentro la Chiesa, come ha detto Giovanni Paolo II. Un tale soggetto è esule in terra ostile e noi siamo estranei anche ai nostri fratelli cristiani.

2. Questo soggetto deve essere consapevole di essere in lotta con una realtà che è ostile a ciò che lui è.

Quando ci si trova in un ambiente ostile, ci si difende. Se non si facesse in questo modo, vorrebbe dire che o si è ignoranti dell’ambiente o non si ha coscienza di sé.

Questa seconda cosa è il punto di verifica della prima cosa che ho detto: il soggetto esistenziale, cioè il nuovo soggetto della storia, prende totalmente consapevolezza di quello che è (cioè che da soggetto esistenziale diventa soggetto storico), solo se prende consapevolezza che la realtà che lo circonda è diversa e ostile. Se si è sdraiati su un letto di piume e tra le piume un avversario ha messo un coltello aguzzo, su centomila piume si sente il coltello. Si è, insomma, astratti e irrealisti, se non si ha il senso di se stessi.

Questo è ciò che manca a tanto ecumenismo odierno, in cui tutti sono d’accordo, ma solo sulla lotta all’ambiente e all’inquinamento.

Noi non siamo così. Il soggetto esistenziale diventa soggetto storico prendendo coscienza dell’estraneità dell’ambiente in cui è: per il popolo ebraico è successo esattamente così, infatti ha incominciato a fare storia quando ha incominciato a distinguersi dal faraone.

3. Il contenuto dell’autocoscienza che crea il soggetto nuovo come protagonista della storia, e perciò si oppone, rende più potente il giudizio sulla realtà e la valorizza.

Non c’è niente che non ci interessa, non c’è nulla che noi censuriamo o eliminiamo, neanche il male, perché il male non esiste, perché il male è non fare il bene.

Per sintetizzare la posizione di un soggetto di fronte a una realtà che è concepita e vissuta come ostile, ricorro a una frase di san Paolo: «Tutto coopera al bene». Per chi riconosce Cristo, tutto coopera al bene. Per questo non sentiamo nemico nessuno.

Questo non è contraddittorio con quanto detto al secondo punto, ma è paradossale. Il secondo punto ci mette in lotta contro la cultura dominante, il terzo, invece, ci mette simpateticamente in rapporto con tutto, con gli uomini, le cose e gli eventi (anche con la morte).

Quindi, riassumendo:

1. La cultura è fatta da un soggetto esistenzialmente vivente, da un’autocoscienza vivente; è un’identità inconfondibile;

2. il soggetto esistenziale diventa soggetto storico per l’urto contro un tipo di coscienza diversa;

3. si crea una missionarietà del soggetto.

Per questo motivo nasce un centro affettivo come punto organizzatore di un centro culturale.  (La dottrina sociale della Chiesa rappresenta l’amplesso di un sistema di cose e di dinamismi nelle più vaste realtà, decisive per l’uomo. Noi ci interessiamo alla dottrina sociale perché il soggetto che siamo potenzia il giudizio sulla realtà e la valorizza interamente.)

 


Concludendo, vorrei ringraziarvi del vostro impegno e aizzarvi a continuare perché l’esperienza di Cl non ha bisogno di apporti culturali, ma ha bisogno di esprimere quella profondità culturale che è inerente il suo dato originale. In altro caso gli apporti culturali nascono da altro. I criteri per giudicare l’esperienza sono, sempre e solo, immanenti all’esperienza stessa.

 

Appunti sintetici, raccolti da uno dei presenti, durante un incontro di don Giussani con un gruppo di responsabili di Centri culturali. Milano, 1989

L. Giussani, «L’esperienza, orizzonte e sorgente della cultura»,

Tracce-Litterae Communionis, n. 10, (2006), p. 90.



 

 

 

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