La figura di Pier Giorgio Frassati al centro di un accurato docufilm trasmesso su Rai Storia. Un’occasione per conoscere un beato, presto santo, che continua ad attrarre.
Si intitola Verso l’alto, proprio come la scritta che il beato Pier Giorgio Frassati (6 aprile 1901 – 4 luglio 1925) pose sul retro di una fotografia che lo immortala mentre è impegnato in una scalata, quella della sua ultima gita in montagna, avvenuta domenica 7 giugno 1925, poco meno di un mese prima della sua morte. Parliamo del docufilm prodotto da Cristiana Video, in collaborazione con EWTN(Eternal World Television Network), la rete televisiva statunitense fondata da Madre Angelica (1923-2016).
Verso l’alto, scritto e diretto da Daniela Gurrieri, è visibile su Rai Play. Una figura che più si conosce e più attrae, per la
sua radicalità evangelica e la sua schiettezza fuori dal comune, capace di
compiere in un arco di vita relativamente breve – 24 anni – una scalata alla
santità tanto originale quanto per certi versi sorprendente, specie se si pensa
al contesto familiare in cui crebbe Pier Giorgio (la madre credente ma
piuttosto formalistica a livello religioso, il padre – a lungo proprietario e
direttore della Stampa – convertitosi solo dopo la morte del
figlio).
Il film (della durata di circa 50 minuti) restituisce
in modo puntuale alcuni dei tratti essenziali della personalità di
Pier Giorgio.
La parte dedicata alla fiction si apre nel suo ultimo anno di vita, il 1925,
con diversi flashback che si soffermano su episodi e aspetti particolari, come
il suo profondo raccoglimento (si potrebbe dire mistico) durante l’adorazione
eucaristica, la sua preparazione per servire Messa, i suoi soggiorni a Berlino,
le sue premure per i bisognosi di ogni sorta, il progetto di divenire ingegnere
minerario per migliorare le condizioni dei minatori, eccetera.
Fulcro della fiction è un’escursione in montagna fatta da Pier Giorgio (interpretato da Francesco Buttironi) con i suoi amici della Fuci. Lo spettatore comprende presto la generosità di Frassati e, ancora, che quella che è una delle sue più grandi passioni – la montagna, appunto – è subordinata all’amore per Dio che anima il beato stesso, il quale fa di tutto per “piazzare” una Messa all’alba, a precedere la gita. Viene fuori il Frassati innamorato dell’Eucaristia (di cui si ciba ogni giorno) e che con il suo carisma, pur rispettando la libertà di ognuno, esorta gli amici ad accostarsi il più possibile a Gesù nel SS. Sacramento, perché è questa la premessa per lanciarsi nell’apostolato.
Attraverso lo sguardo di un nuovo amico, un siciliano, si scopre in cosa consiste
la Compagnia dei Tipi Loschi, cioè quell’associazione fondata da Pier Giorgio e
dai suoi amici più stretti, contraddistinta dall’allegria dei suoi membri – i
lestofanti e le lestofantesse – e dall’impegno a vivere profondamente l’amicizia,
mettendo al suo centro la fede cattolica e pregando l’uno per l’altro.
La fiction scorre leggera, con i protagonisti che scalano la
montagna tra Rosari, canti, chiacchierate tra il serio e il faceto, volte a
rispecchiare la genuinità dei rapporti tra Frassati e i suoi amici e la
tensione del beato a vivere il Vangelo nella sua pienezza: unica via, questa,
per attrarre davvero i giovani e tenerli lontani dalle ideologie, dal fascismo
al comunismo. Vari gli episodi storici che vengono richiamati, in cui risalta
la tempra di Frassati, da quando – in occasione del 50° anniversario della
Gioventù Cattolica (1918) – difese la bandiera della Fuci dal tentativo di una
guardia regia di strappargliela (al tempo il governo era guidato dal massone
Vittorio Emanuele Orlando – il quale pure visse un suo riavvicinamento alla
fede – e c’era un diffuso clima anticattolico) fino alla sua resistenza al
fascismo.
Il film si mantiene aderente alla realtà, basandosi sulle numerose testimonianze sul beato e sul suo stesso epistolario, a volte citato in modo letterale. E anche le parti più romanzate mantengono il loro aggancio a virtù e gesti reali di Frassati.
Preziosa anche la parte delle interviste, dove si ricorda tra l’altro il suo
legame con Maria Santissima e in special modo la devozione per la “sua”
Madonna, quella di Oropa; il suo amore per i poveri, le sue visite al “borgo
del fumo”, a Torino, dove non portava solo beni materiali, ma si preoccupava di
confortare ogni famiglia. E, ancora, quello per gli ammalati, in particolare
quelli ospitati alla Piccola Casa della Divina Provvidenza (il Cottolengo), uno
dei luoghi che frequentava di più. Una carità eroica, la sua, fondata
chiaramente sul rapporto intimo con Cristo.
Ne esce in breve un bel ritratto di Pier
Giorgio,
che «era conosciuto per essere un gran burlone, ma quando si trattava delle
cose di Dio non c’era nessuno più serio di lui». Questa l’efficace sintesi di
Christine Wohar, presidente dell’associazione Frassati USA, una delle tante
realtà dedicate al beato piemontese. Un beato, vicino a essere proclamato santo
(lo sarà nel 2025, per il Giubileo), la cui conoscenza può fare un grande bene
alla Chiesa e al mondo intero.
Brani tratti da Ermes Dovico La nuova Bussola
https://lanuovabq.it/it/verso-lalto-il-docufilm-sul-beato-pier-giorgio-frassati
------------------------------------------------------------
Papa Francesco e Pier Giorgio Frassati (13
giugno 2018)
“Alcuni pensano che sia
meglio spegnere questo impulso - l’impulso di vivere - perché pericoloso.
Vorrei dire, specialmente ai giovani: il nostro peggior nemico non sono i
problemi concreti, per quanto seri e drammatici: il pericolo più grande della
vita è un cattivo spirito di adattamento che non è mitezza o umiltà, ma mediocrità, pusillanimità. Un giovane mediocre è un giovane con futuro o no? No!
Rimane lì, non cresce, non avrà successo. La mediocrità o la pusillanimità.
Quei giovani che hanno paura di tutto: “No, io sono così …”. Questi giovani non
andranno avanti. Mitezza,
forza e niente pusillanimità, niente mediocrità. Il Beato Pier Giorgio Frassati
– che era un giovane - diceva che bisogna vivere, non vivacchiare. I
mediocri vivacchiano. Vivere con la forza della vita. Bisogna chiedere al Padre
celeste per i giovani di oggi il dono della sana inquietudine. Ma, a casa, nelle vostre case, in ogni famiglia,
quando si vede un giovane che è seduto tutta la giornata, a volte mamma e papà
pensano: “Ma questo è malato, ha qualcosa”, e lo portano dal medico. La vita
del giovane è andare avanti, essere inquieto, la sana inquietudine, la capacità
di non accontentarsi di una vita senza bellezza, senza colore. Se i giovani non
saranno affamati di vita autentica, mi domando, dove andrà l’umanità? Dove
andrà l’umanità con giovani quieti e non inquieti?”
Qui puoi leggere tutta la Catechesi sui Comandamenti del 13 giugno 2018.
Pier giorgio Frassati è stato beatificato da san Giovanni Paolo II il 20 maggio 1990 e sarà beatificato nel prossimo anno giubilare.
Nessun commento:
Posta un commento