lunedì 21 novembre 2016

IL PAPA E' VERAMENTE INFALLIBILE?

Da una conversazione di Benedetto XVI con Peter Seewald in Luce del mondo (pp. 22-26)


Per la Chiesa Cattolica il Papa è il Vicarius Christi, il rappresentante di Cristo in terra. Ma lei veramente può parlare a nome di Cristo?

Nell’annuncio della fede e nell’amministrazione dei sacramenti, ogni sacerdote parla e agisce su mandato di Gesù Cristo, per Gesù Cristo. Cristo ha affidato la sua Parola alla Chiesa. Questa Parola vive nella Chiesa. E se nel mio intimo accolgo e vivo la fede di questa Chiesa, se parlo e penso a partire da questa fede, allora quando annuncio Lui parlo per Lui, anche se nel dettaglio possono esserci delle insufficienze, delle debolezze. Quel che conta è che io non esponga le mie idee ma cerchi di pensare e vivere la fede della Chiesa, di agire su Suo mandato in modo obbediente.

Il Papa è veramente “infallibile”, nel senso in cui a volte lo presentano i mass media? E cioè un sovrano assoluto il cui pensiero e la cui volontà sono legge?

Questo è sbagliato. Il concetto dell’infallibilità è andato sviluppandosi nel corso dei secoli. Esso è nato di fronte alla questione se esistesse da qualche parte un ultimo organo, un ultimo grado che potesse decidere. Il Vaticano I – rifacendosi ad una lunga tradizione che risaliva alla cristianità primitiva –alla fine ha stabilito che quell’ultimo grado esiste. Non rimane tutto sospeso! In determinate circostanze e a determinate condizioni, il Papa può prendere decisioni in ultimo vincolanti grazie alle quali diviene chiaro che cosa è la fede della Chiesa. E cosa non è
Il che non significa che il Papa possa di continuo produrre “infallibilità”. Normalmente il Vescovo di Roma si comporta come qualsiasi altro vescovo che professa la propria fede, la annuncia ed è fedele alla Chiesa. Solo in determinate condizioni, quando la tradizione è chiara ed egli sa che in quel momento non agisce arbitrariamente, allora il papa può dire: “Questa determinata cosa è fede della Chiesa”. In questo senso il Concilio Vaticano II ha definito la facoltà della decisione ultima: affinché la fede potesse conservare il suo carattere vincolante.


Il ministero petrino – così Lei spiegava – garantisce la concordanza con la verità e la tradizione autentica. La comunione con il Papa è presupposto per una fede retta e per la libertà. Sant’Agostino aveva espresso questa idea così: dove c’è Pietro, c’è la Chiesa, e lì c’è anche Dio. Ma è un’espressione che viene da altri tempi, oggi non è più valida…

In realtà l’espressione non è formulata in questi termini e non è di Agostino, ma ora non è questo il punto. In ogni caso si tratta di un assioma anche della Chiesa Cattolica: dove c’è Pietro, c’è la Chiesa. Ovviamente il Papa può avere opinioni personali sbagliate. Ma come detto: quando parla come Pastore Supremo della Chiesa, nella consapevolezza della sua responsabilità, allora non esprime più la sua opinione, quello che gli passa per la mente in quel momento. In quel momento egli è consapevole della sua grande responsabilità e, al tempo stesso, della protezione del Signore; per cui egli non condurrà, con una siffatta decisione, la Chiesa nell’errore ma al contrario, garantirà la sua unione con il passato, il presente ed il futuro e soprattutto con il Signore. Questo è il nocciolo della faccenda e questo è quello che percepiscono anche altre comunità cristiane.

Nessun commento:

Posta un commento