Dopo aver sepolto
tutti i possibili candidati ministeriali di Trump sotto un cumulo di “ISMI”
e di fobie
(Razzismo, sessismo, omofobia, islamofobia ecc., quel “basket of deplorables” che secondo l’Arcivescovo Chaput ha condotto
la Clinton alla sconfitta), il corrispondente del Corriere da NY raggiunge il
massimo della stigmatizzazione politically correct infierendo sul neurochirurgo Ben Carson
candidato alla carica di ministro dell’istruzione.
Questo cronista interplanetario
scrive che Carson si è candidato (udite! Udite!) “con un programma dirompente: riscoprire e valorizzare le «radici cristiane» nella
storia americana; ridimensionare lo spazio dedicato all’Islam nei manuali
scolastici; rimettere in causa la teoria dell’evoluzione o il Big bang; ridurre
o abolire i fondi pubblici alle scuole che «coltivano pregiudizi anti americani”.
Questi progressisti sembrano aver dimenticato come argomentare in modo puntuale, e
sono invece diventati esperti di condanna, derisione e scherno, ma bisogna avere comprensione per le
sofferenze di questa elite sconfitta dal popolo, e
che non si capacita come sia possibile che tutto il sistema di idee e di vita
incarnato e predicato dalla bella gente dell’elite liberal americana possa
essere rigettato dalle masse bifolche del midwest nell’urna.
E’ la reazione al dissenso tipica delle chattering
classes, le classi pensanti e ciarliere, i cui “pensatori di punta” pensano che il suffragio universale comincia a
rappresentare un serio pericolo per la civiltà occidentale
Una volta Bertolt Brecht, in uno dei suoi rari
momenti di perlessità, disse ironicamente, a proposito dei dirigenti comunisti
della Germania Est
che reprimevano la sollevazione popolare nel 1953, che il Partito ha deciso di sfiduciare
il popolo e di nominarne uno nuovo.
Per nostra fortuna l’America non
assomiglia ancora alla Germania Est.
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