di Peppino Zola
16-11-2016
Al direttore de “la nuova bussola”
ti scrivo, questa volta, per difendere, con convinzione, gli “ignoranti”, che, forse, coincidono con
quel tipo umano che il grande Chesterton (avremmo tanto bisogno, oggi, di uno
come lui) descriveva come “l’uomo
comune”, cioè l’uomo dei problemi e
della vita quotidiana, l’ uomo che preferisce la vita vera alle ideologie del
momento. Oggi potremmo dire che l’uomo comune è quello lontano dal
“pensiero unico”, che pretenderebbe di dominare incontrastato non solo sui
nostri corpi, ma anche sulle nostre anime. E perché voglio difendere gli
ignoranti? Perché sono sotto attacco e sotto vari profili.
Sono sotto attacco in Gran Bretagna, perché pare che siano stati loro a far vincere la Brexit. Gli “intelligenti” delle grandi città,
quelli molto vicini al potere, quelli laureati, quelli che sanno tutto di
banche e di finanza, quelli che scrivono sui giornaloni e che partecipano ai
talk show televisivi, quelli che disegnano le vignette, erano sicuri di vincere
ed, invece, gli ignoranti della campagna (che in democrazia contano come gli
istruiti) li hanno fatti perdere. Gli istruiti, che, a sentir loro, dovrebbero
sapere tutto, non si erano accorti che avrebbero perso. E, poverini, sono
rimasti male. Qualcuno di loro ha cominciato a ragionare (anche ad alta voce)
nel senso di dire che su certe materie dovrebbero decidere solo i laureati,
quelli che ne sanno di più e non quei poveretti di ignoranti, su cui ricadono
pesantemente le conseguenze negative delle decisioni degli intelligenti, i
quali non avevano saputo (o non avevano voluto) vedere la situazione del popolo
vero, non quello dei dibattiti. Gli ignoranti, molti dei quali, magari, credono
ancora in Dio, nella importanza della famiglia, nella sacralità della vita, nel
lavoro e nel sano divertimento, hanno deciso di dire basta a questa Europa
burocratica, lontana, ideologica e dannosa per la vita quotidiana, così come
avevano detto NO, in altri Paesi, ad una costituzione europea che disconosceva
le sue origini giudaico-cristiane. Evviva gli ignoranti.
Essi, ora, sono sotto attacco un po’ in tutto il mondo perché hanno fatto in modo, negli USA, che non vincesse quella snob di
Hillary, ma quel cafone di Donald. Anche in questo caso con grande
sorpresa, a conferma che gli
intelligenti non sanno più leggere la realtà, essendo totalmente
autoreferenziali e, quindi, autopresuntuosi. Ora, quelli che studiano si
stanno ribellando e non accettano il voto: ad uno di loro, intervistato in TV,
ho sentito dire apertamente che Trump è stato votato solo da chi non ha
studiato. E’ una tesi, questa, che sta mettendo in dubbio la legittimità del suffragio
universale. Taluni, soprattutto molto ricchi, cominciano a sussurrare che
sarebbe meglio il voto di pochi e non di tutto il popolo “ignorante”.
Caro direttore, Ti ringrazio di avere denunciato sul tuo bel giornale quanto detto
pubblicamente dalla corrispondente RAI dagli USA, la quale si chiedeva come sia
possibile che il popolo non segua quel che dicono loro i giornalisti, tutti pro
Hillary. Probabilmente, molti tuoi colleghi si stanno montando la testa e
vorrebbero che a votare fossero solo le redazioni dei loro giornali.
Mi sto chiedendo come sia stato possibile che si verificasse questo distacco enorme tra la classe dirigente ed
il popolo vero, quello che comprende anche tante persone povere e “ignoranti”.
Penso che sia accaduto ciò che il mio grande maestro, il servo di Dio don Luigi Giussani, aveva tante volte
paventato e cioè il venir meno
dell’appartenenza dei capi al popolo reale. Solo tale appartenenza ci rende
capaci di un giudizio realistico, nato da una esperienza. Sta venendo meno
l’esperienza della comunità popolare e ciò rende tutto più difficile, compresa
la vera comprensione delle esigenze e dei desideri dell’uomo comune, che viene
dileggiato e calunniato, definendolo semplicisticamente “populista”. Ma forse
la verità va cercata proprio in mezzo al popolo, ignoranti compresi.
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