"l'uomo non è solo quello che fa, ma è rapporto con l'infinito. In questa prospettiva possiamo mettere i nostri errori, che vanno oggettivamente riconosciuti; non dobbiamo negarli censurarli giustificarli, ma poterli guardare e ripartire"
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da "Strano Cristiano"
Qualche giorno fa ero dal medico, aspettando il mio
turno. Leggevo il Corriere della Sera, e nella pagina aperta c’era la foto di
Renzo Bossi. Entra una signora, molto arrabbiata. Ha fretta, le serve
urgentemente un certificato ma deve aspettare il suo turno: tutti abbiamo
fretta, tutti siamo in fila. Si siede vicino a me, vede la foto del “trota”, e
comincia ad inveire violentemente contro i politici, tutti “schifosi ladroni,
rubano tutti, che schifo pure questo della Lega”. E poi, con un trucchetto –
scusate, dice, devo fare solo una domanda al medico – appena si apre la porta
dell’ambulatorio, ci si infila dentro, e salta la fila.
Ecco: l’Italia è diventata questo. Tanta, troppa gente
rancorosa, livorosa, che si è trovata servita su un piatto d’argento un capro
espiatorio per le difficoltà della crisi – i politici, diventati oramai per la
vulgata comune una massa indistinguibile di corrotti, sede di tutti i mali – e
su quelli si sfoga, tutta questa gente rancorosa, accusandoli di ogni
nefandezza, salvo fare, appena possibile, le stesse cose su cui hanno
protestato fino a un secondo prima.
Certo, il mio esempio è minimale e non ha un gran
peso, ma è indicativo di un modo di agire. I corrotti sono gli altri, sempre, e
spesso non ci si rende conto che sono in tanti a cercare scorciatoie o
facilitazioni illecite, per non dire d’altro. E ognuno di noi sicuramente
potrebbe fare esempi più consistenti del mio.
Per buttare giù Berlusconi, al grido “muoia Sansone
con tutti i filistei”, è stato inaugurato un nuovo metodo: basta con i
processi, non serve neppure cercare reati, è sufficiente scoprire un lato debole
dal punto di vista personale – le donne, il lusso - comportamenti inopportuni o
imbarazzanti o sconvenienti per una carica pubblica, specie in un periodo di
crisi e difficoltà economiche, e poi bisogna mettere tutto in piazza, paginate
di giornali, indicare il puzzone, ed il gioco è fatto: la lapidazione è
assicurata.
Con Berlusconi ha funzionato, e poi hanno cominciato a
farlo con i suoi alleati, e funziona anche lì. La gente è indignata,
giustamente – quando c’è chi si suicida perché perde il lavoro e le imprese
chiudono, le vacanze lussuose e i festini diventano umanamente insopportabili –
e su questo si giocano le campagne mediatiche al massacro.
Non importa più capire se qualcuno ha commesso reati o
no, se i soldi del partito sono stati usati correttamente o no, se si tratta di
soldi privati o pubblici, se si è governato bene o no, se fare vacanze lussuose
sia peccato, reato, o solo incoerente o inopportuno: tutto va bene pur di
alzare un enorme polverone, siamo entrati in una lunga notte in cui tutte le
vacche sono nere, e niente più si distingue.
E quindi si urla contro la corruzione e i politici
ladri, e poi si salta la fila dal medico, perché se non possiedi niente, solo
quella puoi fare, di infrazione. Ma la logica, amici miei, rimane la stessa.
E allora? Allora cominciamo con l’aiutarci a guardare
in faccia la nostra realtà italiana, a partire dai fatti per quelli che sono,
cerchiamo di capire, e distinguere reati, peccati, incoerenze insopportabili,
comportamenti inopportuni, e innanzitutto chiamare le cose con il loro nome. (....)