Padre Magnus di St. Lambrecht le ha costruito qui una “cella”.
Da più di 800 anni essa accoglie i pellegrini con le loro preghiere e i loro ringraziamenti, qui nel santuario di Mariazell.
I pellegrini giungevano e giungono ancora oggi da molto lontano - con lo scettro o il bastone - e continuano a raccontare se stessi e i loro congiunti alla “Magna Mater Austriae”, alla “Mater gentium Slavorum”, alla “Magna Hungarorum Domina”, affinché li protegga e interceda per loro."
Lo stesso abbiamo fatto noi, chiedendo il miracolo di rinascere, di dare spazio alla realtà dei nostri cuori cambiati, qui e ora, verso nuovi orizzonti.
VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI IN AUSTRIA
IN OCCASIONE DELL’850° ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL SANTUARIO DI MARIAZELL
Piazza
antistante la Basilica di Mariazell Sabato, 8 settembre 2007
Dall’Omelia di Benedetto
XVI
Cari fratelli e sorelle,
con il nostro grande
pellegrinaggio a Mariazell celebriamo la festa patronale di questo Santuario,
la festa della Natività di Maria. Da 850 anni vengono qui persone da vari
popoli e nazioni, persone che pregano portando con sé i desideri dei loro cuori
e dei loro Paesi, le preoccupazioni e le speranze del loro intimo. Così
Mariazell è diventata per l’Austria, e molto al di là delle sue frontiere, un
luogo di pace e di unità riconciliata. Qui sperimentiamo la bontà consolatrice
della Madre; qui incontriamo Gesù Cristo, nel quale Dio è con noi, come afferma
oggi il brano evangelico - Gesù, di cui nella lettura del profeta Michea
abbiamo sentito: Egli sarà la pace (cfr 5,4). Oggi ci inseriamo nel grande
pellegrinaggio di molti secoli. Facciamo una sosta dalla Madre del Signore e la
preghiamo: Mostraci Gesù. Mostra a noi pellegrini Colui che è insieme la via e
la meta: la verità e la vita. (…)
Andare
in pellegrinaggio significa essere orientati in una certa direzione, camminare
verso una meta. Ciò conferisce anche alla via ed alla sua fatica una propria
bellezza (…)Lo slancio verso la fede cristiana, l’inizio della Chiesa di Gesù
Cristo è stato possibile, perché esistevano in Israele persone con un cuore in
ricerca – persone che non si sono accomodate nella consuetudine, ma hanno
scrutato lontano alla ricerca di qualcosa di più grande: Zaccaria, Elisabetta,
Simeone, Anna, Maria e Giuseppe, i Dodici e molti altri. Poiché il loro cuore
era in attesa, essi potevano riconoscere in Gesù Colui che Dio aveva mandato e
diventare così l’inizio della sua famiglia universale (…)
Di questo cuore inquieto e
aperto abbiamo bisogno. È il nocciolo del pellegrinaggio. Anche oggi non è
sufficiente essere e pensare in qualche modo come tutti gli altri. Il progetto
della nostra vita va oltre. Noi abbiamo bisogno di Dio, di quel Dio che ci ha
mostrato il suo volto ed aperto il suo cuore: Gesù Cristo. (…) Solo Lui è Dio e perciò solo Lui
è il ponte, che veramente mette in contatto immediato Dio e l’uomo. Se
noi cristiani dunque lo chiamiamo l’unico Mediatore della salvezza
valido per tutti, che interessa tutti e del quale, in definitiva, tutti hanno
bisogno, questo non significa affatto disprezzo delle altre religioni né
assolutizzazione superba del nostro pensiero, ma solo l’essere conquistati da
Colui che ci ha interiormente toccati e colmati di doni, affinché noi potessimo
a nostra volta fare doni anche agli altri.
Di fatto, la nostra fede si
oppone decisamente alla rassegnazione che considera l’uomo incapace della
verità – come se questa fosse troppo grande per lui. Questa rassegnazione di
fronte alla verità è, secondo la mia convinzione, il nocciolo della crisi
dell’Occidente, dell’Europa. Se per l’uomo non esiste una verità, egli, in
fondo, non può neppure distinguere tra il bene e il male. E allora le grandi e meravigliose
conoscenze della scienza diventano ambigue: possono aprire prospettive
importanti per il bene, per la salvezza dell’uomo, ma anche – e lo
vediamo – diventare una terribile minaccia, la distruzione dell’uomo e del
mondo.
Noi abbiamo bisogno della
verità. Ma certo, a motivo della nostra storia abbiamo paura che la fede nella
verità comporti intolleranza. Se questa paura, che ha le sue buone ragioni
storiche, ci assale, è tempo di guardare a Gesù come lo vediamo qui nel
santuario di Mariazell. Lo vediamo in due immagini: come bambino in braccio
alla Madre e, sull’altare principale della basilica, come crocifisso. Queste
due immagini della basilica ci dicono: la verità non si afferma mediante un
potere esterno, ma è umile e si dona all’uomo solamente mediante il potere
interiore del suo essere vera. La verità dimostra se stessa nell’amore. Non è
mai nostra proprietà, un nostro prodotto, come anche l’amore non si può
produrre, ma solo ricevere e trasmettere come dono. Di questa interiore forza
della verità abbiamo bisogno. Di questa forza della verità noi come cristiani
ci fidiamo. Di essa siamo testimoni. Dobbiamo trasmetterla in dono nello stesso
modo in cui l’abbiamo ricevuta, così come essa si è donata.
“Guardare a Cristo”, è il
motto di questo giorno. Questo invito, per l’uomo in ricerca, si trasforma
sempre di nuovo in una spontanea richiesta, una richiesta rivolta in
particolare a Maria, che ci ha donato Cristo come il Figlio suo: “Mostraci
Gesù!”
Preghiamo oggi così con tutto
il cuore; preghiamo così anche al di là di questa ora, interiormente alla
ricerca del Volto del Redentore. “Mostraci Gesù!”. Maria risponde,
presentandoLo a noi innanzitutto come bambino. Dio si è fatto piccolo per noi.
Dio non viene con la forza esteriore, ma viene nell’impotenza del suo amore,
che costituisce la sua forza. Egli si dà nelle nostre mani. Chiede il nostro
amore. Ci invita a diventare anche noi piccoli, a scendere dai nostri alti
troni ed imparare ad essere bambini davanti a Dio.
Egli ci offre il Tu. Ci chiede di fidarci di
Lui e di imparare così a stare nella verità e nell’amore. Il bambino Gesù ci
ricorda naturalmente anche tutti i bambini del mondo, nei quali vuole venirci
incontro. I bambini che vivono nella povertà; che vengono sfruttati come
soldati; che non hanno mai potuto sperimentare l’amore dei genitori; i bambini
malati e sofferenti, ma anche quelli gioiosi e sani. L’Europa è diventata
povera di bambini: noi vogliamo tutto per noi stessi, e forse non ci fidiamo
troppo del futuro. Ma priva di futuro sarà la terra solo quando si spegneranno
le forze del cuore umano e della ragione illuminata dal cuore – quando il volto
di Dio non splenderà più sopra la terra. Dove c’è Dio, là c’è futuro. (…)
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