domenica 23 febbraio 2014

BOBBY JINDAL GOVERNATORE DELLA LOUISIANA :UN GRANDE DISCORSO SULLA LIBERTA' RELIGIOSA

ABBIAMO IL DIRITTO DI PRATICARE LA NOSTRA FEDE 
E DI PROTEGGERE LA NOSTRA COSCIENZA

Il beato Giovanni Paolo II e Ratzinger (e Giussanii) hanno sempre prestato grande attenzione a quanto accade degli Stati Uniti, e non solo nella chiesa cattolica.
Bobby Jindal è un leader cristiano e cattolico più promettente di Obama, che anche lui civettò con la fede, ma solo per inganno, la sua fede è quella del politicamente corretto e della macchina politica di Chicago e delle élites harvardiane.

Jindal  è indiano e indù di famiglia, cattolico convertito, grandi scuole anche lui, pelle olivastra, ha 42 anni, una carriera di politico conservatore che (anche lui) fa sognare un suo american dream. Questo discorso è un grande manifesto politico e culturale di laicità, ma anche di religiosità, ché in America la religiosità è di rigore, da quando il Creatore entrò nella dichiarazione di indipendenza e di striscio nella Costituzione a legittimare il basamento dei diritti umani, eguali e irrinunciabili per ragioni, appunto, divine o creaturali.
La denuncia di Jindal non è così diversa dalle preoccupazioni che spingono tanti ad agire in difesa della fede e dell’uomo. Il mondo secolare ha una sua spietatezza, che va sì combattuta con la misericordia e con la ragione intellettuale, due armi di chi crede e di chi ha rispetto per la fede degli altri e per il modo di vita della democrazia occidentale, ma sopra tutto con animo, con spirito, con effusione di sé.
Sanità, istruzione, cultura, linguaggio, diritto: vogliono sradicare il cristianesimo, attaccandone le basi, e a questo progetto non si può rispondere soltanto, che è la priorità per i cattolici e i fedeli, con la fede interiore. Ci vuole non già un profilo politico, ma una iniziativa pastorale e di dialogo razionale capace di sovvertire l’ordine dei fattori così come lo imposta la cultura fanatizzata del secolarismo. Non ci sarebbe stato Lepanto se avesse prevalso allora “la scelta religiosa”.
----------------------------------------------------
ecco alcuni passi del discorso (che può essere letto per intero ricopiando il link sottostante
(…) Alla fine, ogni persona vuole vivere seguendo i propri princìpi. E la promessa fondamentale in America è che lo possiamo fare. Quando non possiamo, quando ci dicono che la nostra fede e la nostra coscienza sono nocive alla buona governance e alla legge, allora non stiamo semplicemente affrontando una minaccia alla nostra fede e alle nostre coscienze. Siamo davanti a una minaccia all’idea stessa di America. E questa è, per definizione, una minaccia esistenziale.
Margaret Thatcher ha detto: “L’Europa è stata creata dalla storia. L’America è stata creata dalla filosofia”. Le élite secolarizzate lo capiscono quanto lo aveva capito lei. E sanno bene che per prendere possesso dell’America, devono dichiarare guerra a tale filosofia. La guerra silenziosa è la vera corrente sotterranea che crea dibattiti politici in tutta una serie di aree riguardanti le politiche da adottare. Ma perché questa guerra sta avendo luogo? Cosa significa per la nazione, e per le persone di fede? Perché rappresenta una sfida fondamentale alla nostra identità di americani e alla storia eccezionale che ha reso così grande la nostra nazione? (…)

E questo ci porta al secondo fronte della guerra silenziosa: l’assalto alla nostra libertà di associazione in quanto persone di fede, per creare organizzazioni dove lavoriamo assieme ad altri per poter condividere le nostre idee.(…)
Ma questi casi sono solo l’inizio. C’è una minaccia ancor più grande, che ci porta al terzo fronte della guerra silenziosa: l’assalto alla vostra libertà di espressione in qualsiasi ambito della vita. (…)

(…) La Suprema corte del New Mexico ha decretato in agosto che una piccola azienda, la Elane Photography, ha violato lo Human Rights Act dello stato rifiutandosi di fotografare un matrimonio fra presone dello stesso sesso. Nella sentenza, il giudice ha informato i fotografi cristiani che venivano multati che erano “obbligati dalla legge a scendere a compromessi con il credo ultimo religioso che ispira le loro vite” perché tale è “il prezzo della cittadinanza”. Tale assalto è destinato esclusivamente a diffondersi nell’immediato futuro. Assisteremo a una pressione continua su chiunque “si rifiuti” di essere penalizzato, di vedersi negato l’accesso a gruppi professionali o di vedersi rifiutare licenze, tutto per la propria visione del mondo. Molti stati hanno considerato tali problemi alla luce dell’attuale battaglia legale sulle leggi riguardanti il matrimonio. Ma tale pressione non si fermerà a fotografi e pasticceri,  verrà esercitata su chiese, moschee e anche sinagoghe.
(…) L’Illinois ci dà un’anticipazione di ciò che accadrà. Nella legge da loro proposta per modificare la definizione di matrimonio, avrebbero richiesto alle chiese e alle altre congregazioni di chiudere le loro porte agli estranei, di smettere di fornire servizi alla comunità, e di non dare le loro strutture ad altre organizzazioni non profit o ad altre chiese, per evitare di ricevere richieste di ospitare cerimonie di matrimonio fra persone dello stesso sesso. La legislazione dell’Illinois avrebbe comportato un livello di supervisione governativa senza precedenti, ad esempio spedire rappresentanti governativi a fare un’indagine fra gli studenti delle scuole cattoliche per vedere quanti fossero davvero cattolici. Non permetterebbero a istituzioni religiose di affittare le loro strutture a chi non è membro per i matrimoni. Porterebbero le chiese ad eliminare le attività, le scuole diurne, i servizi di counseling, le mense dei poveri e molto altro. In altre parole, questa legge e altre leggi come questa imporrebbero ai credenti di scegliere, essenzialmente, di rompere con il loro credo teologico più profondo, o di abbandonare le loro attività quotidiane di evangelizzazione, di ritirarsi dalla vita pubblica, di sacrificare i loro diritti di proprietà. Alle chiese che non ospitano matrimoni fra persone dello stesso sesso sarebbe in pratica proibito di partecipare appieno alla società civile.
Questo è il prossimo passo dell’assalto, ed è solo l’inizio.

(…) Al giorno d’oggi, la stragrande maggioranza di quelli che appartengono a una religione in America – e parliamo di più di metà della nazione – sono membri di organizzazioni che affermano la definizione tradizionale di matrimonio. Tutte queste denominazioni saranno oggetto di attacco in vari gradi nel corso dei prossimi anni. Le chiese in America riusciranno mai a rimanere parte della scena pubblica, in un momento nel quale le loro idee sul peccato sono in diretto conflitto con la cultura, e quando l’espressione di tali idee sarà vista come un tentativo di mascherare l’hate speech dietro alla protezione religiosa? Come in Canada, dove le leggi sull’hate speech costringono i tribunali a discernere se la citazione dei versetti della Bibbia sia una violazione “delle regole sui diritti umani”, rinunciare ai vostri diritti di espressione religiosa potrebbe, come ha detto il giudice del New Mexico, essere semplicemente “il prezzo della cittadinanza”.
(…) Questa guerra alla libertà religiosa – alla vostra libertà di esercitare la religione, alla vostra libertà di associarvi, alla vostra libertà di espressione – non farà altro che continuare. Continuerà a causa di un’idea, di un concetto spericolato al quale apparentemente il presidente Obama crede: che la libertà di religione coincida con la libertà di culto, e basta. In questo concetto distorto e non americano di libertà religiosa, i vostri diritti iniziano e finiscono sulle panche della chiesa. Per quelli che fra noi credono in un mandato più grande, questa idea è ovviamente sciocca. Il presidente suggerisce che il diritto di pregare e il diritto a evangelizzare e a praticare liberamente siano la stessa cosa. Non lo sono.
------------------------------------------------------------------------------------------------------------

lecco il link  il "manifesto" di Jindal 
http://ilfoglio.it/soloqui/22006

Nessun commento:

Posta un commento